Euro, ancora poca delizia e molta croce per gli italiani

A 100 giorni dall’inesorabile passaggio alla moneta unica europea, la seconda indagine condotta da Ipsos-Explorer per monitorare l’evoluzione del fenomeno tra le mura di casa nostra, evidenzia come l’informazione continui ad aumentare, ma senza incidere in maniera significativa sui comportamenti

Problema, disagio, opportunità o promessa?
A
100 giorni dal suo avvento nelle tasche degli italiani, l’euro porta con sé un
po’ dell’una e un po’ dell’altra di queste sensazioni. Lo sostiene una
recentissima indagine condotta da Ipsos-Explorer dopo quella presentata lo
scorso giugno, quando al count down mancavano ormai 200 gironi.

Ora, a
meno di tre mesi dalla fatidica data che porterà l’euro nella vita di tutti noi,
cresce l’informazione e con essa le preoccupazioni. Nel corso delle 800
interviste, condotte su un campione rappresentativo di popolazione di età
superiore ai 15 anni, è emerso che tutti sono al corrente dell’evento e del
fatto che la nuova moneta si chiamerà euro.

Ma all’aumentare della
complessità delle informazioni, aumenta anche l’incertezza. Solo il 75% del
campione indica il 1° gennaio 2002 come data corretta per il passaggio all’euro,
mentre la parità puntuale – le famose 1936,27 lire – sono riportate
correttamente solo dal 43% del campione. A giugno le percentuali erano
rispettivamente del 58 e del 28%. L’86% del campione è comunque al corrente del
periodo di doppia circolazione in cui sarà possibile continuare a pagare in lire
italiane.

In compenso, gli italiani preoccupati delle difficoltà nel fare
la spesa, che a giugno erano il 68%, ora sono cresciuti fino a toccare quota
73%. Come sottolinea Giorgio Caporosso – amministratore delegato di
Ipsos-Explorer -: «Gli italiani si sentono inadeguati, impreparati e poco
motivati. Man mano che ci si avvicina la scadenza, la percezione è che gli
aspetti pratici del cambiamento siano tollerati a forza, mentre non accenna a
scemare l’ansia generata dalla sensazione di perdere il controllo e la
familiarità con gli schemi di riferimento consueti».

Insomma, si è certi
della propria incapacità e si teme la manipolazione da parte degli altri. Il 65%
degli interpellati si aspetta infatti che i commercianti approfitteranno
dell’avvento dell’euro per alzare i prezzi delle proprie merci. Il 92% degli
anziani che compaiono nel campione temono di fare confusione con i resti in
moneta, mentre non è da sottovalutare la preoccupazione per l’appesantimento
delle tasche.

Ma se il problema più sentito in casa nostra è quello del
dover “ragionare” in centesimi, gli aspetti più positivi restano la percezione
di una maggior facilità nel viaggiare, e un incremento degli scambi
commerciali. 

«Se da una parte l’atteggiamento è di difesa e
scetticismo – evidenzia Franca Ferrari, Account Executive di Ipsos-Explorer -,
dall’altra non mancano manifestazioni di apertura e attesa. Alla fin fine,
l’avvento della moneta unica è un fenomeno da vivere come un problema di
identità e differenziazione. Quello che è mancata, sia da parte dello
Stato, sia degli istituti bancari e dei media, è stata una corretta
comunicazione non tanto dell’avvento dell’euro, quanto dei valori a esso
connessi. E soprattutto sui benefici che da esso ne deriveranno per l’intera
comunità».

Un compito questo che Ipsos-Explorer consiglia di demandare –
in quanto maggiormente forieri di successo – alle aziende e agli organi della
grande distribuzione organizzata in grado di offrire sostegno pratico al problem
solving.

«Presumibilmente, nei primi mesi del prossimo anno, sarà facile
prevedere un comportamento d’acquisto più prudente da parte dei consumatori
italiani – conclude Caporosso – . Se affrontato correttamente potrà essere
superato. Ma se sottovalutato potrebbe condurre a un serio rischio di
recessione».
 

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