Epifania della data protection

Oggi la Commissione europea presenta la proposta per adeguare la protezione dati. Per lottare in un campo dove tutto è denaro.

Dopo tanto parlare, rimbalzare, ritwittare e anticipare, è venuto il giorno della nuova data protection europea.
Meglio: della proposta di nuova protezione dati.
Ad alimentare l’attesa ci ha pensato, da consumata comunicatrice qual è, la Commissaria Viviane Reding, che ha sfruttato ogni occasione pubblica per scaldare il terreno. Ultimo caso quello della conferenza sulla digital life di Monaco di sabato scorso, quando ha ribadito i tratti fondanti di un regolamento che nasce per parificare 27 (fra poco 28, se calcoliamo l’ingresso della Croazia nell’Ue) normative nazionali.

Aldilà di tutte le elucubrazioni che sono state fatte su un corpus che ancora non è stato pubblicato e che quando lo sarà andrà letto a fondo (come quella sulle 24 ore per comunicare da parte di un’azienda l’effrazione del database: è ancora un’opinione di Reding, non la norma), l’impianto della riforma è noto e già condivisibile.

Intanto, una norma l’Europa ce l’ha, ma è vecchia, ante-Internet: del 1995.
Perciò ne serve una nuova. Anzi due, tanti saranno i testi: un regolamento e una direttiva.

Il primo, da applicare, sarà di stampo economico e servirà a normare l’attività delle aziende contemperando le esigenze di protezione dati dei cittadini.
La seconda, da discutere in sede istituzionale europea (con Parlamento e Consiglio) e poi da recepire da parte degli Stati (tempi lunghi), servirà ad agevolare lo scambio dei dati fra paesi, salvaguardando anche qui i diritti fondamentali dei cittadini.

Dentro questi due atti, tanti principi ispiratori che provano a diventare realtà.
Il nuovo plesso normativo dovrà livellare le disparità esistenti fra le varie legislazioni nazionali e con tale azione portare a un risparmio operativo, stimato da Reding in 2,3 miliardi di euro.
Ci dovrà essere una singola authority per la protezione dati a cui rivolgersi e sarà quella del paese in cui un’azienda ha sede principale.

La riforma dovrà essere talmente virtuosa da espandere il proprio effetto anche oltre i confini naturali: Reding pone la questione dei diritti tutelati in Europa e disattesi altrove.

Le persone dovranno essere trasparentemente informate dell’utilizzo che si fa dei loro dati e dovranno poter controllarli senza ostacoli.
Quello all’oblio è un diritto relativo: non tutto si può dimenticare, non tutta la storia, di un’azienda o di una persona, si può cancellare.

E poi c’è il principio, ribadito più volte da Reding: i dati personali sono “la moneta del mercato digitale” e come tale necessitano di “stabilità e fiducia”.
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