Energia, l’83% delle imprese lombarde sceglie il mercato libero

Secondo un rapporto promosso dalla Camera di commercio di Milano e da Unioncamere, il mercato libero dell’Energia viene scelto da oltre quattro imprese su cinque per un risparmio medio di circa il 7%.

In Lombardia il
mercato libero dell’ Energia viene scelto da oltre quattro imprese su cinque
(83%) rispetto a quello tutelato soprattutto appartenenti ai settori più
energivori, come la chimica e la metallurgia (rispettivamente 86,4% e 91,6%
delle imprese di settore) mentre preferiscono le condizioni stabilite
dall’Autorità per l’energia le imprese di commercio, alloggio e ristorazione. Sono
questi alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Il costo della fornitura
di energia elettrica pagata dalle imprese lombarde
” promosso dalla Camera di
commercio di Milano e da Unioncamere Lombardia, col supporto scientifico del
centro ricerche REF di Milano.

Anche se costa di più, l’83% sceglie il mercato libero per
un risparmio medio di circa il 7% per i piccoli e micro consumatori, come
artigiani, piccoli commercianti e imprese. Il cliente tipo del
mercato libero lombardo compra per l’85% dei casi da grossisti o
società di vendita, in oltre un caso su due con contratto a prezzo fisso e
annuale (60% dei casi) e multiorario (55% delle imprese). E il 3% acquista
energia verde. Oltre due imprese lombarde su tre cambierebbero fornitore per
risparmiare sui prezzi (una su tre per uno sconto del 15%, una su cinque per
uno sconto del 10%).

Per quanto riguarda
i costi si va dai 28,4 centesimi di euro pagati dai microconsumatori ai
14,2 dei grandi consumatori, agli 11,6 dei grandissimi consumatori. Rispetto
alle tariffe stabilite dall’Autorità di settore il mercato libero è in media
più conveniente di 2 centesimi/kWh per un risparmio medio del 6,6% per le
piccole e micro imprese. E una impresa su quattro sarebbe disposta a pagare di
più per comprare energia verde, cioè prodotta da fonti rinnovabili certificate.

Se il 54% delle imprese è soddisfatta del servizio, tra le
principali difficoltà segnalate ci sono aumento dei costi (21%), scarsa
trasparenza circa le condizioni adottate dagli operatori (17%) e conguagli
elevati o doppia fatturazione (6%). E il 73% delle imprese ha difficoltà a
leggere le bollette.

Sono a Lodi (94%) e Cremona (92%) le piccole imprese che
scelgono di più il mercato libero (contro il 78% lombardo), a Milano quelle che
preferiscono il mercato tutelato (34%).

I consumatori definiti dall’indagine non energivori
consumano fino a 300 mila kWh l’anno, allacciate perlopiù in bassa tensione. Si
tratta di circa 70 imprese ogni cento lombarde (71%). Sono soprattutto micro e
piccole imprese, artigiani, piccoli commercianti, partite IVA, micro e piccola
impresa manifatturiera dei settori meccanica e tessile. Mentre i consumatori
energivori consumano da 300 a oltre 10.000 MWh/anno e spaziano dalle
piccole e medie imprese di settori ad elevato assorbimento energetico, come la
fabbricazione degli articoli in gomma, materie plastiche o lavorazione metalli,
al grande e grandissimo consumatore come la media impresa della chimica e
metallurgia, i grandi supermercati e gli ipermercati.

Il consumo energetico
aumenta al crescere degli addetti: oltre i 1000 MWh/annui sono soprattutto
imprese con un numero di dipendenti compreso tra 5 e 240. Il 62% del campione è allacciato in
bassa tensione ma consuma appena il 5% dell’energia mentre il 69% dei volumi
regionali transita in media tensione (36% delle imprese) e il 26% in alta e
altissima tensione (2% delle imprese). Quanto ai costi al kWh, si
va dai 28,4 centesimi di euro pagati dai microconsumatori ai 14,2 dei grandi
consumatori, agli 11,6% dei grandissimi consumatori.

In corrispondenza di
volumi di prelievo crescenti, l’ammontare della spesa sostenuta per singolo kWh
tende a ridursi per le condizioni di acquisto più favorevoli (gli utenti
energivori si servono di solito sul mercato libero e pertanto hanno la
possibilità di contrattare il prezzo della materia prima a prezzi minori
rispetto alle condizioni economiche aggiornate dall’AEEG, Autorità per
l’energia elettrica e il gas), la contrazione dell’incidenza del costo per il
servizio di distribuzione e per il regime di regressività fiscale che scatta al
superamento di determinate soglie di consumo.

I consorzi sono la via al mercato
libero preferita dai medi e grandi consumatori: se tra i micro consumatori solo
il 5% delle imprese dichiara di aderire a un consorzio, tra i grandi
consumatori si arriva oltre il 35%. La modalità di acquisto prevalente è quella
da grossista o società di vendita, canale che interessa l’85% delle imprese ma
solo il 66% dei volumi. La quota delle imprese che aderiscono ad un consorzio
d’acquisto tende infatti a crescere man mano che ci si sposta verso livelli
maggiori di consumo. La tipologia
contrattuale più diffusa: contratti multiorari, annuali e a prezzo
fisso.

Il 54% delle imprese lombarde si dichiara soddisfatta del
servizio. I non soddisfatti lamentano soprattutto aumento dei costi (21%) o
scarsa trasparenza sulle condizioni di fornitura (17%) e tra i disservizi,
conguagli elevati o doppia fatturazione (6%) o minore qualità dovuta a
interruzioni o interventi poco tempestivi (2%). E il 73% delle imprese dichiara
anche di avere difficoltà nella lettura delle bollette.

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