Elio Catania, Ibm: produttività come Next Big Thing

E’ sul tema della competitività delle imprese (soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni) e degli enti della Pa che si può rimettere in moto il volano della ripresa secondo l’amministratore delegato di Ibm Italia

26 settembre 2003Non ci sono all’orizzonte tecnologie tanto
innovative da dar corso a una nuova fase del mercato Informatico. Non c’è
una Next Big Thing capace di riaccendere il mercato così come era accaduto con
Internet cinque anni fa. Il presente e il futuro saranno caratterizzati da una
crescita moderata, molto moderata se paragonata ai favolosi tassi di crescita
degli Anni 90
“. Secondo l’amministratore delegato di Ibm Elio
Catania
il mercato informatico dovrà allenarsi alla flessibilità, dovrà
esercitarsi a seguire i bisogni delle imprese utenti con la consapevolezza che
si avrà a che fare con un trend positivo ma caratterizzato da grandi
fluttuazioni, con una domanda in moderato progresso ma instabile. Con imprese
che per mantenere elevata la loro competitività sono impegnate a trasferire
sui fornitori i picchi di lavoro per cogliere le opportunità e a limitare al
massimo i costi in assenza di occasioni di business.
In questo panorama
secondo Catania la Next Big Thing che ridarà energia alla
presenza dell’It nelle imprese si chiama produttività, è su
questo tema che dovranno confrontarsi le imprese clienti, soprattutto quelle di
piccole e medie dimensioni. E’ il migloramente continuo delle performance
dell’impresa, a tutti i livelli, sia all’interno dell’impresa sia nelle
relazioni con le altre imprese, con i clienti e con i fornitori, che si
concretizza quel vantaggio competitivo che in altre epoche era rappresentato dal
possesso o dall’uso della Next Big Thing e che adesso è invece polverizzato
in una miriade di prodotti, soluzioni, competenze, servie e soprattutto nuova
cultura delle persone.
E’ solo investendo in
produttività che queste imprese, secondo Catania, potranno mantenere il
vantaggio competitivo legato alla qualità, all’originalità e alla
creatività dei loro prodotti”.

E’ solo producendo di più a costi più bassi, salvaguardando la qualità che la
piccola e media impresa italiana può mantenere gli standard competitivi che
l’hanno contraddistinta, senza cercare scorciatoie impossibili e inutili come
dazi o altre misure protezionistiche.
E cosa ci sta dietro la produttività?
Secondo Catania
innanzitutto l’It.
La dimostrazione arriva dagli Stati Uniti dove gli
investimenti in information technology stanno sostenendo la produttività
industriale anche in presenza di una difficile situazione di mercato e di una
serie di scandali finanziari. Un’onda quella della produttività generata dall’It
che sembra essere di lunga portata come sostiene l’economista americano Erik
Brynjolfsson secondo il quale l’investimento It si trasforma concretamente in
produttività in non meno di cinque-sette anni.
Un ritardo che Brynjolfsson
imputa alle fisiologiche resistenze che l’innovazione incontra all’interno dei
processi di una impresa. Da qui l’importanza di passare dalla cultura dei
prodotti a quella del fornitore end-to-end, completo, capace prima di
calarsi nei problemi del cliente, analizzando problemi e resistenze e capace poi
di creare soluzioni adeguate.

Un modello sul quale
Catania insiste sottolineando l’assoluta importanza dei servizi e della
consulenza sulla quale Ibm ha tanto investito, anche con l’acquisizione di
PriceWaterHouse, per dare consistenza a una presenza progettuale e di servizio
che prepara i progetti, e che spiana la strada all’ingresso dei sistemi e delle
soluzioni It. E se nel mondo delle grandi imprese questo modello non rappresenta
una novità in assoluto, la sua applicazione al mondo delle medie e delle piccole
aziende segna un salto di qualità in termini di nuova copertura del mercato.

L’altra faccia della produttività si chiama core
business.
Secondo Catania in un mercato sempre più imprevedibile,
in un sistema dell’offerta dove non esistono più barriere tecnologiche o
geografiche, vince chi è capace di differenziarsi dai concorrenti perchè produce
qualcosa di diverso e di unico o perchè lo produce meglio. Da qui la necessità,
estesa a tutti gli attori del mercato, di concentrarsi sul proprio core business
delegando ad altri le attività non-core.
“Ibm, – tiene a precisare
Catania – lo ha fatto, portando all’esterno attività produttivie che
riteneva non producessero un vantaggio competitivo”
.

E sempre Ibm mette a disposizione delle imprese una soluzione per
portare all’esterno, totalmente o quasi, l’It, permettendo all’impresa cliente
di concentrarsi sul proprio core business, sul suo specifico valore competitivo,
senza preoccuparsi di creare grandi Ced, di sviluppare applicazioni, di disporre
di una propria capacità elaborativa, che magari rischia pure di essere
dispersa o sottoutilizzata. Siamo, con questa prospettiva alla Nuova Frontiera
di Ibm, quella che da più di un anno viene promossa sotto lo slogan dell’It on
demand e che spinge verso una radicale trasformazione culturale: l’It come un
bocchettone di energia elaborativa che il fornitore Ibm mette a disposizione
dell’impresa cliente. Uno scenario che solo una radicatissima struttura di
consulenza e servizi può essere in grado di mettere in pista. Forse deriva anche
da questo la soddisfazione con cui Catania sottolinea come la Business
consulting services di Ibm sia presente sul 45% delle 500 principali aziende
censite da Fortune.
Ma il vero salto di qualità, soprattutto in Europa e
in Italia in particolare, arriverà dalla presenza su quelle aziende che per
dimensioni di fatturato stanno ben lontane dalle classifiche di Fortune ma che
per creatività, idee e flessibilità non hanno molto da invidiare ai primi della
classe. E’ sul modello di relazione con le piccole e medie imprese e con i
distretti che si giocherà buona parte di quella crescita moderata che ci si può
attendere dal futuro. Sulla capacità di parlare di produttività ad imprenditori
che ne hanno disperatamente bisogno ma che non possono permettersi il lusso di
portarsi in casa nuove tecnologie senza  che qualcuno le abbia già
integrate e plasmate sui loro bisogni, senza che qualcuno non abbia sentito la
pressione che la concorrenza sempre più spesso internazionale e orientale
esercita sulle loro imprese. Senza distrarre preziose risorse aziendali dal core
business.
Al di là della propostra tecnologica,
infrastruttura e applicativa dove il modello Ibm è da tempo posizionato sui due
pilastri della completezza dell’offerta e degli standard, la vera chiave di
volta Ibm per fare in modo che la produttività delle imprese clienti
rimetta in moto la crescita del mercato It sta tutto nella capacità di pensare
prima alla produttività dei propri clienti e dopo, ma solo dopo, alla vendita
dei propri prodotti. Un salto culturale che non potrà che far bene, sopattutto
alle Pmi e che potrebbe essere la prossima Next Big
Thing.

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