Eito: l’Italia in recupero, ma in coda fra i grandi

L’Osservatorio europeo evidenzia la difficoltà che le imprese nazionali hanno nell’investire in It.

Nell’inaugurare a Smau il convegno "Convergenza digitale: contenuti, distribuzione e nuovi modelli di business" il nuovo presidente della manifestazione, Alfredo Cazzola, ha tra l’altro sottolineato come oggi ci si trovi a operare in un sistema complesso e la rivoluzione sia globale.


Il nostro Paese, però, ha sempre dimostrato poca simpatia per i cambiamenti, per cui si fa fatica a fare Sistema, a rinnovare i processi e a formare le persone.


«La cultura di un Paese non può cambiare da un momento all’altro – ha sottolineato Cazzola – ma l’innovazione ci può dare una mano».


La situazione dell’Italia in fatto di innovazione, emersa dai dibattiti dei numerosi convegni tenutisi a Smau, si presenta drasticamente diversa a seconda che la si osservi attraverso le lenti degli occhiali dei vari ministri che (arrivati sempre in ritardo) hanno gratificato la manifestazione, o attraverso quelle di manager e imprenditori.


Da un lato, infatti, emergevano solo dati che ponevano il nostro Paese in recupero e tra i primi in Europa, dall’altro i dati degli interventi subito successivi ci facevano precipitare in fondo alla classifica, salvati solo dal fatto che sotto di noi ci sono pur sempre Grecia e Portogallo.


In base ai dati degli analisti, il nostro Paese è dato tra quelli più in crisi, ma in fase di recupero. Secondo Bruno Lamborghini, presidente di Eito (European Information Technology Observatory 2004) e di Olivetti Tecnost (Gruppo Telecom Italia) nel 2004 l’Europa esce dal tunnel, l’Italia un po’ meno.


Infatti, se il mercato mondiale dell’It nel 2004 dovrebbe chiudere in positivo (4,7% per salire al 5,6% nel 2005) grazie alle performance dei paesi dell’Estremo Oriente (9,6%) e Usa (4,8%), la media dell’Europa Occidentale è del 2,3% e del 4,2% nel 2005, mentre l’Italia è tra le ultime.


Meglio di tutti, in Europa vanno Scandinavia (+3,6% sia nel 2004 che nel 2005), Regno Unito (+3,1% nel 2004 e +5% nel 2005), Benelux (+2,8% e 5,2%), Germania (+1,9% e 4,1%), Francia (+1,7% e 3,3%), Spagna (+1,8% e 4,1%) e, infine, l’Italia (+0,6% e 3,3%).


«Per quanto riguarda l’It, in Europa c’è ancora molta incertezza – ha sottolineato Lamborghini – mentre le Tlc crescono a un +3,7%, sotto la spinta di banda larga, digitale e nuovi servizi Internet che arriveranno anche da nuovi media. Le parole chiave sono interoperabilità, interconnettività e interattività ovunque, con qualunque device. In previsione anche la casa diventerà digitale, come pure l’automobile».


Tra i driver che potranno trainare il mercato, oltre alla migrazione da Gsm a Gprs e Umts, il presidente di Eito ha ricordato per primi gli accessi a banda larga (Dsl), lo sviluppo del VoIp, il crescente accesso mobile a Internet, lo sviluppo di domanda imaging con effetti su mobile e stampanti a colori, il consolidamento dell’It con particolare focus su storage e server, l’utility computing e il Grid, lo sviluppo software, l’outsourcing, l’application management e via dicendo.


Anche la catena del valore sta cambiando: stanno nascendo nuovi operatori con caratteristiche miste, che indicheranno la strada all’evoluzione dell’offerta. Sul mercato si stanno delineando tre piattaforme di accesso, pc broadband, mobile access e digital Tv, tuttavia la convergenza tra reti Internet, Tv e mobile appare piuttosto limitata.


Il modello “any content, anytime, anyware e any platform” è complesso e ancora una chimera. Anche la distribuzione di contenuti con medesima origine avviene con modalità diverse. In questo contesto i produttori di contenuti rappresentano l’area più critica, perché frenano il processo d’interoperabiltà.


A sua volta, Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting (che redige il Rapporto Assinform), focalizzandosi sull’Italia ha sottolineato che sta ancora aumentando il divario tra l’andamento delle Tlc e quello dell’It.


Il fatto è che nell’It domina l’impresa (il consumer rappresenta solo un 5%), che però nella prima metà del 2004 si è più impegnata a investire in macchinari (+2,1%) piuttosto che in It (il cui valore per NetConsulting è ancora negativo a quota -0,5%).


Dal momento che il Pil nazionale è fermo a un +1%, Capitani ha sottolineato che questa tendenza a investire più in macchinari che in innovazione tecnologica non auta certo a rilanciare il Sistema Paese. L’innovazione ancora latita e l’Italia aumenta pericolosamente il gap con gli altri paesi più industrializzati, come conferma anche la bassa diffusione di pc per occupato (68%).


Secondo Capitani oggi manca un vero driver tecnologico che riesca a trainare le imprese, così come il mobile sta trainando il consumer, che si dimostra più dinamico delle Pmi.


In futuro il mercato potrà decollare quando saranno disponibili dei contenuti che siano un reale valore per gli utenti.


Per realizzare il passaggio dal valore basso a quello alto si deve partire non dalla tecnologia ma dal profilo della domanda, tenendo conto della granularità della domanda locale, per cui il focus si dovrà spostare sulla qualità dei contenuti piuttosto che sulle tecnologie.


Si verranno così a configurare più filiali d’offerta e si verrà a costruire un ecosistema ordinato e non più confuso come è oggi, con operatori in grado di organizzarsi tra loro in quanto a operatività. E questa sarà un’occasione per rilanciare le software house nazionali, che non dovrebbero lasciarsi scappare questa nuova opportunità di business.

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