E venne il giorno di Itanium

Con due anni di ritardo rispetto alle previsioni, il 29 maggio è stato ufficialmente annunciato il nuovo processore a 64 bit di Intel, con il quale la casa di Santa Clara cerca un proprio spazio sul mercato professionale.

E l’Itanium day è arrivato. Il 29 maggio Intel ha annunciato ufficialmente la
messa in vendita sul mercato del suo nuovo processore, da lei stessa
definito “lo sviluppo più significativo in materia di architettura dopo il
lancio del 386 nel 1985” e per il quale sono stati necessari sette anni di
sviluppo. È il primo processore di Intel a 64 bit e con tecnologia Epic
(Explicity Parallel Instruction Computing), destinato al mercato dei server e
delle workstation.
Per Intel questo è un annuncio che va al di là del solo
lancio di prodotto, se pure di per sé assai significativo. Si tratta in effetti
del varo di una nuova strategia ventennale alla conquista di una leadership
anche sul mercato professionale: la stessa leadership già raggiunta nel mondo
del personal computing. Itanium – fino a qualche mese fa ancora noto come Merced
– ha richiesto, come già accennato, ben 7 anni di sviluppo ed esce con due anni
di ritardo rispetto al lancio commerciale previsto dalla società. Rispetto ai
processori Risc, terreno sul quale si gioca la concorrenza con competitor del
calibro di Ibm e Sun, Itanium dovrebbe risultare meno caro, cosa che dovrebbe in
qualche modo convincere i produttori ad adottarlo come componente standard per i
propri sistemi. Tuttavia, gli analisti non si aspettano fin da subito un decollo
di Itanium, prevedendo migliori fortune per il suo successore, il processore
McKinsley, in uscita già nel 2002. In effetti i due anni di ritardo Itanium li
domostra tutti sia in termini di frequenza che di competitività con gli stessi
nuovi Pentium III e IV. Per questo la vera spinta all’ingresso di Intel sul
mercato dei server high-end dovrebbe arrivare dalla nuova generazione del chip
Itanium, ossia appunto da McKinsley.
Rimane però un problema ben più
importante da affrontare: riuscire a convincere le aziende ad affidare i propri
datacenter a un’architettura basata su un processore Intel. Ma in questa avventura chi sarà della
partita a fianco della casa di Santa Clara? Per ora sono certi i nomi di Hewlett
Packard – che per altro ha collaborato attivamente allo sviluppo di Itanium – e
di Dell. A breve dovrebbero aggiungersi Compaq, Gateway e Ibm, anche se
quest’ultima ha da poco presentato anche il proprio Power 4, il cui
posizionamento non differisce da quello del  nuovo processore
Intel.
Fonte vicine all’azienda di Craig Barrett dicono però che la società
stia facendo di tutto per agevolare i propri partner. Sembrerebbe addirittura
che sia la stessa Intel a costruire le macchine di base, ossia i modelli
quadriprocessore, fornendo un semilavorato quasi completo ai vari vendor
che devono solo personalizzare con il proprio brand e qualche accessorio di secondo
piano.

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