E-government. Da dove si comincia

Informatizzazione e concertazione sindacale per modernizzare concretamente l’organizzazione del lavoro nelle amministrazioni pubbliche

Qualche anno fa era stato annunciato l’avvento dell’e-government, un terremoto destinato a smuovere la Pubblica amministrazione dal suo torpore e a renderla scattante, semplice, veloce e vicina ai cittadini. Era un periodo che potremmo definire di “affabulazione da e-gov”, cominciato sin dai primi anni 90, con l’avvio dell’informatizzazione dei processi amministrativi, e culminato nel 2000 con il Piano Nazionale di e-Government. Ebbene, il Piano Nazionale è partito, la prima fase si è aperta e conclusa (2000 – 2003), così come la seconda (2003 – 2006). Due i governi coinvolti, centinaia di progetti avviati, milioni di euro investiti. Eppure le file e le lunghe attese nella Pa esistono ancora. E va decisamente peggio se si guarda al binomio efficienza-efficacia: nonostante l’impegno legislativo ed economico degli anni passati, il rapporto tra la Pa e i suoi interlocutori è sostanzialmente rimasto invariato. Ne ha espresso consapevolezza lo stesso ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pa, Luigi Nicolais, riflettendo su come il livello di efficienza percepibile da parte dei cittadini e delle imprese non abbia registrato una progressione corrispondente alle risorse investite. Solo in alcuni settori verticali, infatti, si è riusciti a informatizzare in toto le procedure e non solo singoli segmenti di processo. Il quadro complessivo nel territorio italiano è profondamente disomogeneo, presentando ritardi e gap di sviluppo tecnologico e organizzativo. Cosa, dunque, non ha funzionato nella strategia di e-gov, finora? Cosa, d’altro canto, non si vede eppur si è mosso all’interno della Pa (e nel suo rapporto con il cittadino) a seguito dell’ondata innovativa di questi anni? Questi gli interrogativi di fronte al ministro Nicolais, che dopo 8 mesi di analisi delle esperienze fin qui sviluppate ha stilato, presentandole nel gennaio 2007, le proprie Linee Strategiche, destinate a riaggiustare il tiro. Dunque, fatto tesoro dell’esperienza passata, in fede alla missione del proprio dicastero, Nicolais ha di fatto aperto la possibilità a un nuovo percorso per l’e-government. Dove sta andando, quale strategia segue e di quali strumenti a livello locale si dota?


Colmare le lacune


La visione dell’innovazione di Nicolais si rifà, usando una sua metafora, a quella di una condotta idrica che non eroga l’acqua fin quando non è completata al 100%. Allo stesso modo, l’innovazione della Pa è visibile e concreta solo quando il sistema è ultimato e il cittadino ha un riscontro concreto solo quando il servizio è pienamente realizzato e funziona. «Noi ci troviamo a valle del lavoro fatto dal ministro Lucio Stanca (ministro per l’Innovazione e le Tecnologie del governo Berlusconi, ndr) – sottolinea Nicolais -, che ha messo a punto degli elementi di eccellenza in alcune aree, ma non le ha inserite in una rete omogenea di sviluppo e cooperazione».


Dunque, l’obiettivo è mettere a sistema ciò che è già stato fatto, colmando le lacune. Un’operazione a mosaico che obbliga a lavorare su due versanti: da una parte l’informatizzazione e dall’altra la concertazione sindacale, per modernizzare concretamente l’organizzazione del lavoro, rendendolo più elastico e meritocratico.


“Don’t do it better, do it different”, potrebbe essere lo slogan di una strategia che chiede non di informatizzare le vecchie pratiche, ma di stabilire processi interni nuovi, perché la leva tecnologica possa semplificare le procedure e migliorare la vita dei cittadini. «È una politica meno visibile – insiste Nicolais -, ma certamente più efficace, che non corre il rischio di informatizzare l’inefficienza. Si prospetta una nuova fase delle politiche di e-government, caratterizzata da forte unitarietà e coerenza di obiettivi delle amministrazioni, attraverso una governance cooperativa che garantisca piena interoperabilità e cooperazione, sul principio dell’unitarietà della Pa verso l’utente».

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