e-Content: loghi e suonerie la fanno da padrone

Da rapporto Federcomin un mercato che in Italia vale 520 milioni di euro e che è domaninato da una manciata di operatori.

È dominata da un pugno di operatori di telecomunicazioni la variegata
filiera di attori dell’Ict e non (fornitori di news, editori di gaming e
programmi Tv, case discografiche, pubblicitari on-line), attiva nel mercato
italiano dell’e-content.
A farla da padrone è il segmento tutto consumer del
mobile entertainement” (in primis loghi e suonerie), che nel 2004 ha
generato ricavi per 520 milioni di euro, poco meno del 60% della torta
complessiva del digitale italiano, pari a 1.140 milioni di euro, destinata a
crescere del 30% nel 2005 e di un ulteriore 26% nel 2006.
Questa in sintesi
la fotografia del “1° Rapporto sul mercato dei contenuti
digitali
”, realizzata dal Dipartimento per l’Innovazione e la
Tecnologia e da Federcomin
, in collaborazione con
NetConsulting.
Obiettivo del rapporto è quantificare e
definire il perimetro di indagine di mercato dell’e-content” di casa
nostra, suddiviso da NetConsulting in tre parti: in primo luogo, i contenuti a
pagamento (come l’acquisto di musica e film via internet, quantificato in 900
milioni di euro); poi, il public content (informazioni su musei, biblioteche,
turismo, calcoalto in base agli investimenti degli enti pubblici); infine, la
pubblicità (banner e advergame via Internet, che vale appena 123 milioni di
euro).
La distribuzione del valore nel mercato italiano dei contenuti
digitali è condizionata dallo strumento di diffusione, a tutto vantaggio degli
operatori mobili
” sostiene Giancarlo Capitani, amministratore delegato di
NetConsulting, che mette subito le carte in tavola: il grosso dei ricavi
dell’e-content italiano arriva dal cellulare, non da internet. Anche se in
prospettiva c’è un’inversione di tendenza a favore di internet, grazie alla
crescita della musica e dei video e film on demand da scaricare via web.

La musica dovrebbe crescere con la regolamentazione dei diritti
d’autore
”, sottolinea Capitani, mentre sul fronte del digitale terrestre un
driver è costituito da servizi premium come la vendita delle schede per
l’acquisto del calcio.
La filiera dell’e-content è molto lunga, per
questo non si può parlare di un settore vero e proprio
” afferma Alberto
Tripi, presidente di Federcomin..
Le fonti maggiori di reddito sono il
mobile entertainemet (520 milioni di euro) e l’infotainement (264 milioni di
euro), segmenti che non sono destinati a crescere nel prossimo biennio perché
maturi. In futuro, saranno altri segmenti a crescere, come il download di film e
brani musicali on-line, che l’anno scorso hanno prodotto ricavi per soli 83
milioni di euro (un modello apprezzato è quello di iPod e iTunes, che ha
generato cento milioni di downoad musicali a pagamento in un anno).
Resta il
fatto che gli italiani, nonostante la progressiva diffusione della banda larga
con l’Adsl, preferiscono il cellulare. Anche perché l’uso di internet è
radicalmente collegato al concetto di gratuità.
La gente è disposta a
spendere per acquistare servizi e contenuti per il telefonino
-aggiunge
Tripi -. Per questo è necessario superare fattori che frenano la fiducia dei
consumatori, semplificando le modalità di fatturazione dei servizi, in
particolare sul fronte dei micro pagamenti
”.
Un invito alla
diversificazione lo rivolge Bruno Lamborghini, presidente dell’Eito. “È
necessaria la nascita di un set di contenuti nuovi, che vada incontro alle
esigenze non solo dei consumatori, ma anche del settore business. Oggi l’80% del
mercato è costituito dalle suonerie, nel 2008 il 40% dei contenuti sarà
distribuito via cellulare
”.
Un altro problema da affrontare è quello
del rispetto dei diritti d’autore e del florido mercato nero del download di
contenuti piratati. C’è da dire, che il rapporto sull’e-content non considera i
lauti proventi, non quantificabili, del download illegale di video e musica
on-line né quello dei contenuti hard, ad oggi le fonti primarie di introiti
della rete.
Altri ambiti esclusi dalla quantificazione del mercato del
digitale sono la vendita di apparati e i costi di connettività, che vanno nelle
tasche di produttori e internet provider. Sul fronte delle tecnologie abilitanti
(cellulari, internet, Tv digitale terrestre), poi, “il rapporto ha escluso
la tivù satellitare, perché non è interattiva
”, sottolinea Capitani,
aggiungendo che il trend dell’erogazione di content è sempre più avviato sulla
via del “pay” anche perché la pubblicità on-line rappresenta un magro bottino
per gli internet provider.

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