L’analista rilascia un rapporto un cui dice che il modello di sviluppo originato dall’Uml può risolvere le complessità architetturali di J2Ee e .Net.
10 novembre 2003
Per migliorare lo sviluppo di applicazioni enterprise conviene adottare un approccio cosiddetto Mda, Model Driven Architecture.
A dirlo, in un recentissimo rapporto, è il Butler Group, che ha analizzato il quadro sotto il profilo delle piattaforme J2Ee e .Net.
L’approccio Mda utilizza una metodologia di sviluppo creata con l’Uml (Unified Modeling Language) per generare eseguibili che sappiano essere indipendenti dalla piattaforma che li utilizza.
Visto in altri termini, è una strada per ovviare alle incompatibilità genetiche fra J2Ee e .Net.
E, ancora, con un’ulteriore lente, si tratta di una metodologia che consente di guardare al patrimonio applicativo di riferimento come a un unicum.
In tal senso, Butler Group individua un Compuware (con il tool OptimaJ), Ibm (con Rational Rapid Developer) e Interactive Objects (con ArcStyler) le società che offrono gli strumenti migliori per farlo.
Nel personalissimo ranking dell’analista, il terzetto di solutori con soluzioni è seguito da Microsoft (di cui, per soprammercato, va ricordato che ha arruolato una pattuglia di sviluppatori ex-Rational Software) con Visual Studio .Net e dai prodotti di Borland, Oracle e Computer Associates.