Dvd et impera

Perchè pagare anche per gli scarti?

Il Guardian, quotidiano inglese sempre attento al costume per via delle
tracce che lascia quando sedimenta nella società, si è espresso sul modo in cui
i Dvd ci cambiano la vita.
E con Dvd ha inteso le raccolte di serie
televisive. Ossia quei bei cofanetti che da lontano sembrano anche dei libri.


Lo ha fatto all’inglese, circostanziando la riflessione con dati
demoscopici e cifre economiche.

La conclusione a cui è arrivato è che la
dividizzazione delle nostre trasmissioni preferite apparentemente ci consente di
avere il controllo delle stesse.
Ma in realtà, mcluhanianamente, sono loro
che hanno preso il nostro controllo.
E non ci voleva molto arrivarci.


I cofanetti con le serie tv riportano non solo gli episodi, ma anche
materiale in più che servirebbe a giustificare il prezzo di acquisto, come le
interviste agli attori e le scene tagliate.

Con fare retorico ci
chiediamo una cosa.

Abbiamo sempre pensato che se un venditore leva un
pezzo del suo prodotto significa che non lo ritiene indispensabile.
Anzi,
che lo sciupa.

Allora perché una cosa che prima è gratis (o quantomeno,
non la paghiamo direttamente ma lo facciamo con il canone o con l’abbonamento a
un servizio di tv digitale) poi la dovremmo ricomprare e pagarne pure gli
scarti?

Forse
ha ragione il Guardian: ormai hanno il controllo su di noi. Noi, che faremmo di
tutto per avere l’intera serie di George e Mildred (altro che Sex in the city)
ma senza scarti, giusto per capire se ricordiamo ancora tutte le battute
imparate quando il dvd forse esisteva solo nei romanzi di Dick.

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