Due voci del mondo hi-tech lanciano appelli al ministro Lucio Stanca

Stefano Venturi di Cisco sostiene che l’Italia deve concentrarsi sulla banda larga, mentre Andrea Farina di It Way punta l’attenzione sugli incentivi per l’adozione di nuove tecnologie oltre che sul costo e la capienza di banda.

L’Italia non deve perdere la partita della banda larga. È qui che si gioca il suo futuro di Nazione. Così parlò Stefano Venturi, amministratore delegato di Cisco Italia, nonché vice presidente per l’Europa di questa azienda che sulla banda larga non scherza affatto. Anche perché l’investimento nel settore specifico, solo considerando i benefici e l’aumento di produttività portato alle imprese, dovrebbe dar luogo a una maggior crescita del Pil nell’ordine del 30% per i Paesi che effettueranno questi investimenti. Perciò: non si può far finta di niente o sottovalutare la faccenda.

Venturi ne è senz’altro cosciente e rispetto al momento di crisi che tocca anche il mercato italiano sente che c’è bisogno di essere ancora più attiva e difatti afferma: «non mi preoccupa la situazione di mercato perché fa parte di una ciclicità legata agli investimenti che le Telco, clienti di un certo peso nel budget di Cisco, prima effettuano e poi vanno a monetizzare». Piuttosto Venturi sente di dovere in qualche modo scendere in campo per fare cultura proprio in questo ambiente tecnologico che non può prescindere dalla banda larga. «Se partiamo per primi – osserva riferendosi al sistema Italia – potremmo contare su prospettive molto importanti per il nostro Paese con un forte indotto sullo sviluppo economico. Ma bisognerà che il Governo omogeneizzi l’infrastruttura alla base della banda larga. Perché è molto forte il rischio di creare aree di sotto sviluppo proprio là dove la larga banda stenterà a decollare o arriverà in ritardo».
L’appello che Venturi rivolge ai politici è schietto: «Non impaludiamoci e autolimitiamoci con norme nazionali». Questa è di sicuro una gara tecnologica, ma anche politica e il capo di Cisco Italia che ha vissuto sulla propria pelle un merge costoso, ma di grande effetto come quello avvenuto con i laboratori che si occupano di fotonica della Pirelli sa di dover giocare anche la carta “relazioni con Roma”. Ma al momento non è dato sapere se Venturi o i suoi uomini siano stati interpellati dal ministro o dal suo enturage (la cosa ci pare comunque doverosa e auspichiamo futuri contatti).

Va da sé che il discorso non riguarda solo decisioni politiche. Anche le aziende piccole o grandi che siano devono comprendere quali sono in questo momento i passi decisivi da intraprendere.
E qui si ricollega l’analisi sulla ciclicità del business che esaminato attentamente può dare forti spunti agli operatori del trade. «Ogni 18/24 mesi – spiega ancora Venturi – assistiamo a una prima forte fase di investimenti da parte delle Telco che implementano nuove infrastrutture. Poi queste si fermano e vanno a vendere i servizi agli utenti finali. Qui, entrano in gioco gli investimenti delle aziende-clienti rispetto ai servizi offerti dagli operatori di Tlc che ora più che mai devono avvenire sul versante della tecnologia a banda larga per rimanere al passo con lo sviluppo delle infrastrutture». Il ciclo non finisce qui e infatti Venturi riprende: «Quando, poi, i servizi offerti dai carrier saranno saturi rispetto alla domanda, gli operatori telefonici torneranno a implementare nuova tecnologia per soddisfare la domanda crescente dell’utenza». È così si chiude il cerchio che spinge in avanti il business.
A livello macro-economico, risultano significativi i dati messi a disposizione da Cisco e ottenuti dallo studio “The Net Impact Study. Tale studio misura l’impatto economico, in termini di riduzione dei costi ed incremento della produttività, introdotto in 634 aziende con sede in Inghilterra, Francia e Germania. Le aziende analizzate appartengono ai segmenti di Pa della Gdo, dell’Industria e dei servizi finanziari, oltre agli operatori di Tlc. Sostanzialmente il 47% delle aziende intervistate hanno già adottato business solution che richiedono reti a larga banda (e-commerce, e-supply chain management, e-Customer Relationship Management, workforce optimization) e ciò ha portato risparmi cumulativi pari a 9 miliardi di euro. Si stima, inoltre, per le aziende che hanno implementato queste soluzioni un incremento di fatturato pari a 86,4 miliardi di euro con riduzioni di costi per 88 miliardi di euro. Questi dati cumulati contribuiranno, secondo gli analisti che hanno stilato la ricerca, per 0.11 punti percentuali alla crescita del Pil dei tre Paesi considerati. Ed è questa la cifra che porta al calcolo iniziale che abbiamo già espresso.
«Lo studio Net Impact – tiene a precisare Claudio Bassoli business development manager di Cisco Italia – fa riferimento esclusivamente all’ adozione di Internet business Solution da parte delle imprese. Possiamo quindi immaginare quale potrebbe essere l’impatto sulla crescita della produttività del Paese indotto dall’adozione di reti e servizi a larga banda estesa a segmenti più ampi di utenza, quali gli studi professionali, i telelavoratori e la Pal».

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Lettera aperta al ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca

Vorrei rivolgermi al ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca proponendo alcune considerazioni che derivano dalla mia esperienza alla guida del Gruppo
ItWay, società quotata al Nuovo Mercato specializzata nella progettazione e distribuzione di soluzioni tecnologiche per l’electronic business.
Tre sono, secondo me, i problemi fondamentali che continuano a interessare il settore dell’Information & Communication Technology nel nostro Paese e sui quali vorrei richiamare l’attenzione del Ministro.
Il primo riguarda la mancanza di incentivi reali in grado di favorire e promuovere l’adozione delle nuove tecnologie all’interno delle aziende. L’Information Technology per le aziende è diventata da business critical a mission critical. La competizione, in un’economia sempre più trasnazionale, da locale è diventata globale. Solo con una capillare introduzione delle più avanzate tecnologie da parte delle imprese è possibile realizzare tutta una serie di vantaggi sia per le aziende stesse, che aumenterebbero la propria competitività, sia per l’intero Paese, che diverrebbe anch’esso più competitivo. Le soluzioni proposte fino a oggi dai Governi Italiani non sono sufficienti e abbastanza coraggiose.
Il secondo problema, da tanti denunciato, è il costo e la capienza di banda di comunicazione del nostro sistema Paese. Passi in avanti sono stati fatti, ma ancora tanto resta da fare e lascia perplessi ascoltare le affermazioni che mi fece tempo addietro Craig Barrett – Ceo di Intel – che disse: >. Non ho mai controllato quanto fosse vera questa affermazione, in quanto è vero che rispetto ai Paesi più industrialmente avanzati di cui facciamo parte noi siamo il fanalino di coda. Questo è un altro fattore limitante lo sviluppo.
Il terzo problema, più strutturale al settore It, riguarda la necessità che la Ricerca pubblica e privata in Italia investa in misura maggiore nell’Information Technology, così come accade in altri Paesi che hanno creduto e credono nell’innovazione, ritenendo l’It strategico alle rispettive economie e sostenendo la ricerca con investimenti pubblici e privati. Ne sono un esempio gli Stati Uniti, Israele o l’Irlanda, dove i distretti industriali It hanno conosciuto un enorme successo e dove si è saputo capitalizzare sulle risorse umane, grazie ad ausili alle imprese quali detassazione degli utili reinvestiti, fornitura di servizi e infrastrutture a condizioni particolarmente vantaggiose, ecc. Con riferimento al settore It, In Italia non si è, fino ad ora, guardato lontano. Le nostre “beautiful mind” emigrano e vanno a sviluppare nei Paesi più “illuminati” tecnologie e soluzioni che saranno vendute in seguito anche nel nostro Paese, mantenendoci nello status di paese di servizio. E’ necessario, inoltre, favorire la riqualificazione professionale degli operatori del settore, che a seguito del rapido e continuo cambiamento tecnologico si trovano ad affrontare problemi e tecnologie sempre nuove. Questo è un ulteriore fattore limitante lo sviluppo.
L’arrivo alla guida del ministero per l’Innovazione e le Tecnologie di un uomo come Lucio Stanca, con una lunga esperienza nel mercato Ict, fa naturalmente ben sperare sull’accoglimento di queste istanze. Perché occorre credere con convinzione nell’alto potere strategico dell’Ict per il nostro sistema Paese, favorendo la ricerca con investimenti pubblici e privati e creando capitolati specifici per questo comparto industriale. Noi operatori di settore siamo in attesa di segnali, ma anche disponibili a contribuire in modo fattivo e attivo.
Il treno dell’opportunità sta ripassando nella stazione italiana dell’Information & Communication Technology, un settore con un giro d’affari annuo di circa 70 miliardi di euro e oltre un milione e mezzo di occupati e con tassi di sviluppo previsti, in volume di affari e occupati, ben superiore a qualsiasi altro settore. Cerchiamo di salirci. Solo così, l’Ict sarà in grado di decollare e di contribuire a far decollare l’economia italiana.

G. Andrea Farina

Presidente e Amministratore Delegato

Gruppo It Way SpA

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