Dove finisce l’Os e dove comincia il middleware?

A partire dai tool di sviluppo fino alla business intelligence, middleware è coralità dell’infrastruttura. La visione è di Ibm, ma anche altri (Microsoft) ne condividono lo spirito olistico, al punto da pensare di inserire funzioni Xml nel sistema operativo. Sun: pessima idea.

“Middleware is everywhere. Can you see it?” (il middleware è ovunque. Riesci a vederlo?). Questo è l’incisivo claim con il quale, in questo periodo, Ibm sta pubblicizzando, via banner Web, la propria offerta di infrastrutture software.


Lo fa per il chiaro motivo di sostenere coralmente tutta la propria articolata offerta, da WebSphere a Tivoli, da Rational a Lotus (per cui, recentemente ha ribadito, tramite il LotuSphere, la funzione di spazio collaborativo). E nel farlo, fissa i paletti. Un buon middleware, dice Big Blue, fornisce i più alti livelli di produttività al business e di efficienza all’infrastruttura, abilita all’integrazione e all’automazione (anche tramite Linux), consente di anticipare le esigenze dei clienti, permette di ridurre i costi, aumentare la flessibilità e di raggiungere buoni tassi di Roi dell’Information technology.


Tutte cose che deve pensare anche Microsoft (tranne che per Linux), se è vero che nella prossima versione del suo sistema operativo server saranno inserite funzionalità che ora sono ascrivibili alla categoria middleware.


La prossima versione di Windows Server, infatti, pare che comprenderà funzioni cosiddette di “business process orchestration”, cioè deputate a consentire il collegamento a Web service senza che sia richiesto l’intervento “normalizzatore” di un middleware aggiunto. La tecnologia che entrerà in Windows Server sarà quella già esistente (ma, comunque, sempre in via di perfezionamento) di BizTalk Server, ovvero lo strumento che Microsoft destina all’integrazione delle applicazioni di business fra partner, e che, per primo, fece entrare Xml nel verbo quotidiano di Redmond. Stiamo parlando di un prodotto che uscirà, forse, nel 2006, ma anche di un’idea tecnologica, cioè quella di incorporare funzioni di middleware in un sistema operativo, che, da un lato continua la tradizione di “embed-this” di Microsoft e che, dall’altro, porta Redmond nelle aule istituzionali a giustificare il proprio “diritto a innovare”.

Più l’Os è completo meglio è?


L’idea di fondo di Microsoft, infatti, è sempre quella: “Con più metti nel sistema operativo, meglio è”. Ma qui di tratta di inserire funzioni tipiche di vendor quali Bea, webMethods, Tibco e SeeBeyond. Va ricordato che Microsoft, insieme a Ibm e Bea, lo scorso anno propose uno standard per la coreografia dei servizi Web che comprendeva il supporto dell’orchestrazione, chiamato Business Process Execution Language for Web Services. E il prossimo BizTalk Server 2004, atteso nel corso dell’anno, supporterà proprio questo standard.


Le basilari funzioni di orchestrazione ereditate da BizTalk saranno parte dell’Os server, sempre che non sopraggiungano rimostranze da parte della comunità.


Che arrivano già. Da Jon Bosak, per esempio, engineer di Sun, persona che ha dedicato una vita all’Xml, fin quando questo era ancora un embrione di Sgml. Da noi interpellato sull’operazione tecnica ha asserito che “la capacità di un sistema di interpretare correttamente uno stack Xml è un’ottima cosa. Mettere le funzioni di orchestration dentro il sistema operativo perché ciò avvenga non va bene”. Sun, infatti, preferisce puntare su kit “monolitici” e aperti, come ebXml, che abilitano i Web service rispettando l’eterogeneità delle piattaforme.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome