Diffondere la conoscenza

Nella nuova economia, il patrimonio informativo umano è una risorsa determinante per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Un recente incontro del Club Ti ha analizzato come devono cambiare i processi di apprendimento nell’impresa.

Il tormentone del momento, come ben sanno gli addetti al settore dell’Ict, è la parola "cambiamento"."Sono poche le persone che accettano il cambiamento con entusiasmo – ha commentato Walter G. Scott, direttore Centrimark dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, durante un recente incontro organizzato dal Club Ti di Milano -. Il fatto è che il quadro oggi è diventato complesso e mutante. Non ci sono elementi per capire ciò che sarà il futuro. L’unica cosa da fare è cercare di modificare una mentalità di tipo industriale che condiziona ancora pesantemente le modalità d’azione di imprese e organizzazioni".


Fino a qualche anno fa i fattori di successo dell’impresa erano tradizionalmente legati alla capacità di produrre volumi crescenti di prodotti e servizi. Nella nuova economia il valore è connesso piuttosto alla capacità di produrre innovazione apprezzata: i consumatori hanno dei bisogni e cercano nel mercato delle soluzioni. Si capisce, allora, come il fattore conoscenza possa costituirsi come risorsa determinante per il raggiungimento dei nuovi obiettivi aziendali e come le risorse tecnologiche possano incrementare il valore di questo patrimonio informativo umano.


"L’effetto Internet altri non è che una grossa possibilità di valorizzare le conoscenze – ha proseguito Scott -. Knowledge, infatti, non è solo l’insieme delle competenze, delle risorse scientifiche, tecniche e applicative ma, più in generale, tutto ciò che ha a che fare con l’attività dell’impresa come, per esempio, conoscenze sul mercato, su quali possono essere le minacce competitive, sulle modalità di impatto dei diversi fattori che influenzano l’attività aziendale".


Internet è un grande strumento di circolazione della conoscenza che, però, va usato in modo intelligente, valorizzando le risorse degli individui.


"Al marketing della formazione – ha spiegato Antonio Ecca, responsabile e-learning service di Telecom Italia – si chiede di assecondare le esigenze e le potenzialità dei singoli ricorrendo alla tecnologia che, grazie alle sue doti di flessibilità e versatilità, permette di esaltarle e svilupparle al meglio. Eroghiamo conoscenze controllate e sotto controllo. I formatori hanno paura di attivare rapporti creativi tra i singoli. Erogare formazione significa, invece, dare valore aggiunto trasmettendo formazione, ma anche dando significato alle persone che apprendono".


Internet, dal momento che permette alla conoscenza implicita di emergere, è dunque lo strumento ideale per costruire una rete di relazioni in cui le potenzialità dei singoli possono essere veicolate su progetti più ampi e diversificati, capaci di aumentare il know how d’impresa. Così, mentre la nuova mission aziendale oggi è acquisire capacità e sviluppare skill per fare della conoscenza un fattore di business (che si aggiunge ai fattori tradizionali), per i formatori si aprono nuovi orizzonti d’intervento.


"Il formatore è un ruolo in evoluzione, molto simile al project manager – ha sottolineato Ecca -. Regista di un progetto di servizio, il formatore deve usare i media con metodologie plurime al fine di sviluppare conoscenza come vantaggio competitivo per le organizzazioni e per gli individui".


L’impresa che riuscirà a superare questo periodo di transizione sarà quella che avrà per prima imparato a ragionare con una cultura diversa. È finita l’epoca delle filiere, dei settori, delle specificità funzionali e, soprattutto, dei superesperti: il nuovo approccio al mercato si compie attraverso competenze diversificate e di livello sempre più elevato. Ancora una volta si parla di integrazione. La conoscenza non è più patrimonio esclusivo di singoli ma deve circolare tra i workgroup aziendali, coordinati da manager preparati in una logica di apprendimento collaborativo. L’organizzazione apprende dagli individui, gli individui apprendono lavorando, l’interattività si allarga e anche le conoscenze implicite vengono valorizzate in un circolo virtuoso capace di scatenare nuove opportunità per tutti. Se la net economy pone al centro del valore dell’impresa la conoscenza, allora il capitale umano rappresenta l’asset vincente della competitività di un’impresa di successo. Ai formatori, in qualità di knowledge manager, spetta il compito di riprogettare i sistemi di trasmissione delle conoscenze.


"Anche la formazione è costruzione – ha concluso Ecca -. Un processo di apprendimento è un prodotto che va pensato in un’ottica di servizio. Il processo di insegnamento/apprendimento è un sistema di input/processo/output che va progettato secondo nuovi modelli: apprendimento basato sul raggiungimento di obiettivi oggettivi, competence based; lezioni logicamente e sequenzialmente integrate; insegnamento monitorato per permettere valutazioni e aggiornamenti continui

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