Diciotto mesi per passare a Ipv6

Easynet ha fatto un’analisi sull’impatto che il passaggio al nuovo protocollo avrà sulle organizzazioni aziendali. La lista delle cose da fare per i Cio.

Ci vogliono diciotto mesi per passare a Ipv6.
Ne è convinta Easynet, che sottolinea come il passaggio dell’intera infrastruttura aziendale da Ipv4 al protocollo di nuova generazione non possa essere considerato operazione né immediata né tantomeno semplice. Soprattutto non paragonabile all’azionamento di un interruttore.

La migrazione finisce per interessare quasi tutti i processi aziendali, includendo dunque nel novero i servizi di posta elettronica, le applicazioni per le buste paga, fino alla gestione dell’intera supply chain.
Il passaggio richiederà complesse operazioni di riconfigurazione, come le policy di accesso di ciascun utente alla rete o le configurazioni dei firewall, che saranno in carico ai Cio.

Tutto questo richiederà un’attenta pianificazione, che sembra non essere ancora entrata nel novero delle priorità delle imprese.

Sono quattro le aree di intervento sulle quali, sempre nella visione di Easynet, sarà importante che i Cio si focalizzino.

La sicurezza è al primo posto e al primo posto nell’ambito di tutte le tematiche di sicurezza c’è, come accennato, la configurazione del firewall che, se lasciato aperto, esporrebbe l’azienda al rischio di violazioni.
Molta attenzione deve essere posta sulle tipologie di dati ai quali è possibile concedere accesso via iPhone, tablet, laptop o pc; parimenti è importante verificare che le infrastrutture di rete, i software e le patch siano compatibili e aggiornati.

La seconda area di intervento è rappresentata dalla messaggistica. In questo caso al Cio viene richiesto di verificare in primis se la piattaforma esistente supporta già il nuovo protocollo. Nel caso in cui l’azienda abbia optato per un servizio in hosting, è importante altresì verificare che l’Isp stia già passando a Ipv6 e valutare eventualmente un cambio di provider se questo non sia nei programmi già in corso.

Il terzo pilastro è rappresentato dai siti Web. Anche in questo caso il Cio deve verificare con il provider che questi offra funzionalità Ipv6, oppure valutare un’ipotesi di dare in outsourcing del proprio sito. Naturalmente, chi abbia il sito in house e lo voglia mantenere allo status, dovrà preoccuparsi che sia in grado di supportare anche il traffico Ipv6.

Infine, il quarto focus per i Cio è assicurarsi che il passaggio avvenga senza interruzioni dell’operatività aziendale. La business continuity è un prerequisito: per questo motivo è importante informare tutti i livelli di responsabilità aziendale dei processi in corso, così da poter valutare interventi alternativi in caso di problemi.

Per ulteriori approfondimenti sul tema Ipv6, vi invitiamo alla lettura della iGuide dedicata a questo tema.

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