Debutta (in prototipo) la tecnologia Osd

Seagate, Emulex e Ibm hanno mostrato le potenzialità di Object-based storage device. Di fatto, un’estensione di Scsi.

È arrivata la prima dimostrazione concreta per Osd (Object-based storage devices), una tecnologia storage potenzialmente candidata a rimpiazzare il protocollo Scsi. Ad arrivarci sono state Seagate, Emulex e Ibm che, insieme, hanno realizzato una soluzione basata su una coppia di server di Big Blue e su un file system condiviso, realizzato sempre in casa Ibm, dotato del supporto per Osd. E sembra che l’esperimento abbia avuto successo sia a livello di sottosistema che applicato ai dischi.


Object-based storage è, di fatto, un’estensione dell’attuale set di comandi Scsi che dirotta una parte dell’intelligenza” e delle attività dall’host ai dispositivi storage, gestendo e archiviando il file insieme al relativo metadato in un unico oggetto coerente e occupandosi di mantenere il collegamento fino al dispositivo Osd (un controller, un array di dischi o un disco singolo). Il protocollo viene trasferito mediante le comuni interfacce Scsi, iScsi, Fibre Channel e Sas (Serial attached Scsi).


In questo modo, oltre a una generale riduzione del traffico sulla connessione, si possono abilitare funzioni che un software di storage management, da solo, non è in grado di svolgere. Tra queste, incremento di prestazioni, scalabilità e affidabilità, oltre alla possibilità di configurazione dinamica e a un miglioramento del livello di sicurezza “nativo”.

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