Dalla Germania un chip di plastica per l’Rfid

PolyIc, joint venture tra Siemens e Kurz, sta sperimentando l’utilizzo di plastica e polimeri per produrre tag a basso costo.

Potrebbe arrivare dalla Germania la chiave destinata ad aprire le porte della diffusione di massa alla tecnologia Rfid.


I ricercatori di PolyIc, una joint venture tra Siemens e Kurz, stanno infatti lavorando su una tecnologia di produzione dei chip che sfrutta la plastica e polimeri, quindi materiale organico. Una volta affinata, la tecnica consentirà di produrre chip per tag Rfid a una frazione dei costi attuali.


Ma ci vorrà ancora del tempo. Allo stato attuale, infatti, il progetto è ancora nella sua fase iniziale, benché già il prossimo anno la società conti di iniziare a produrre un chip di plastica con capacità pari a 4 bit, che potrebbe essere utilizzato su etichette di produzione per finalità di anti-contraffazione dei prodotti.


Il passo successivo sarà il rilascio di un chip da 32 bit destinato al settore logistico. Per avere un termine di paragone, si pensi che le attuali etichette con codici a barre consentono di registrare 44 bit di dati.


Entro il 2008, PolyIc conta di portare la capacità storage a 128 bit e la velocità di processing a 13,56 MHz, adeguandosi in questo modo alle specifiche Rfid.


L’obiettivo, dal punto di vista economico, è quello di produrre chip Rfid dal costo di un centesimo di euro, da confrontare con i 30-50 centesimi attuali.

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