Dalla Francia all’Italia i problemi del Wimax

Aria si lamenta della burocrazia, mentre l’Authority transalpina parla di punto morto per la tecnologia senza fili

Il Wimax fa fatica. In Italia e in Francia. E se in Francia la tecnologia senza fili, come dice Le Monde, è a un punto morto in Italia i problemi sono soprattutto burocratici.


A rivelarlo è Mario Citelli, amministratore delegato di Aria, unico provider italiano ad essersi aggiudicato la licenza per il Wimax sull’intero territorio nazionale, che in un’intervista pubblicata sul Corriere delle Comunicazioni racconta che entro dicembre saranno realizzate mille base station, ma il business plan di Aria ha subito una riorganizzazione al ribasso e i tempi si allungano.



”Anche per quanto riguarda gli accordi con i Comuni – spiega Citelli – ci sono problemi di tipo economico e molto variegati. Ed ogni comune e’ un caso a sé. Alcuni non possono gestire i permessi, alcuni non hanno copertura economica e in altri sono i cittadini a non volere il Wimax per la questione delle onde elettromagnetiche”. Un esempio della difficoltà negli accordi con il territorio è la Toscana, ”territorio molto sensibile al tema dell’inquinamento elettromagnetico”.



Il servizio di Aria nel frattempo ha superato i primi test. Antonio Capaldo, ex consulente Arthur D. Little e Fondatore de ilMac.net, Raoul Chiesa, esperto di security e e fondatore di “@ Mediaservice.net”, società vendor-neutral che fornisce soluzioni di sicurezza e professional consulting ad alto livello, e Stefano Quintarelli, esperto di Tlc e fra i fondatori di Inet hanno messo sotto pressione la rete di Aria con esito positivo.



“Il servizio funziona bene, basta che non ci siano situazioni complesse con pareti troppo spesse. Ciò è dovuto alle alte frequenze usate; l’interesse sarebbe certamente maggiore se fossero disponibili ed assegnate le frequenze sui 2,6GHz al cui riguardo Agcom ha già fatto una consultazione”, ha scritto Quintarelli sul suo blog. Più entusiasta Antonio Capaldo che parla di vera alternativa all’Adsl e Raul Chiesa che, nonostante abbia “spinto” abbastanza durante i test, ha rilevato una reazione positiva dell’infrastruttura.



“Per ora offriremo connettività a Internet, ma pensiamo di fornire anche il servizio voce entro il terzo trimestre 2009”, ha dichiarato Abramo Volpi, direttore Marketing di Aria. “Entro giugno saranno 250 le base station installate. In prospettiva puntiamo entro cinque anni a fornire il servizio Wimax al 50% del territorio italiano, privilegiando quelle aree dove il servizio Adsl non c’é o è scadente. Entro il 2013 vorremmo arrivare a 3.200 comuni, grazie a 4.200 base station e al 75% della popolazione italiana”.



Questo per l’Italia mentre la Francia ha rallentato la sua corsa. La nuova tecnologia non ha decollato ha riconosciuto l’Arcep, l’Authority per le tlc.


Il gruppo Bolloré che si era accaparrato una buona parte delle licenze sborsando 78 milioni di euro è in ritardo e Maxtel, altro grande vincitore, pare scomparso. Dopo qualche mese ha ceduto buona parte delle licenze ad Altitude ma la costruzione della rete non ha fatto grandi passi in avanti.


Il primo controllo dell’Arcep sullo sviluppo delle reti era fissato per il 30 giugno dello scorso anno e ha dato esito negativo. Tutti erano in ritardo. Così, invece di riprendersi le frequenze come avrebbe potuto fare, l’Authority ha concesso un allungamento dei tempi fino a giugno 2010 mettendo sotto controllo le varie società. L’ultima verifica ha dato però questo esito: in totale sono stati installati 675 siti contro i 3562 previsti. Bolloré è arrivata al 13% e Altitude al 15%.


Secondo gli operatori il ritardo è dovuto ai produttori di hardware, in ritardo con lo sviluppo del Wimax. Questi ultimi, stretti fra la guerra dei prezzi e il rallentamento del mercato, non sarebbero così entusiasti di continuare a investire sulla tecnologia senza fili. D’altronde Nokia ha già abbandonato il Wimax e anche Nortel ha gettato la spugna.


Vincent Bolloré si è comunque dichiarato “ottimista” tanto che nel 2008 ha acquistato altre otto licenze. L’obiettivo però, conclude l’articolo di Le Monde, è di sfruttare le frequenze nel quadro della quarta generazione (4G).

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome