Dal linguaggio all’architettura. Dal telefono al datacenter

Dopo sei anni di percorso, la scalata di Java è quasi arrivata alle vette che si proponeva. Sulla spinta del modello “write once run many”, e grazie a Internet, ora la creazione di Sun ha veramente la possibilità di essere l’anima dei più disparati strumenti It. Tutti connessi fra loro

Dal 1995 la tecnologia Java permette di scrivere software che funzionano su qualsiasi piattaforma hardware, in base a un modello logico che trasferisce le applicazioni e la memoria dei dati contenuti dal client al server. C’è, poi, che questo modello, è, praticamente, lo stesso adottato da Internet, sia nella sua fase di lancio, sia in quella attuale di evoluzione dei modelli di fruizione, che presuppone il sempre pi diffuso utilizzo di device portatili per líaccesso alle applicazioni Web. E il fatto che Java, per natura, si adatti perfettamente a essere motore logico dei più disparati dispositivi consumer (dai telefoni cellulari agli elettrodomestici, nella versione Jini) si ha l’idea di come l’escalation “dall’any-device al data center” sia stata tracciata con lungimiranza da Sun già sei anni fa.

Il basso contenuto di memoria che le applicazioni Java richiedono per funzionare è una caratteristica di certo apprezzata dai dispositivi portatili e non rappresenta di certo un ostacolo per un server centrale. A ciò va aggiunto il tratto genetico della riutilizzabilità del codice, per avere il senso del costante appeal che il linguaggio di Sun ha perennemente esercitato sulle comunità degli sviluppatori, che da sempre svolgono un ruolo centrale nellíaffermazione di una tecnologia.

Un’evoluzione da orientare


Ma Java, nel tempo, è cambiato. Utilizzarlo, non si tratta più (o non solo), come tre anni fa, di avventurarsi nella trasposizione in chiave multipiattaforma della tecnologia a oggetti, scoprendo così che uníapplicazione business può essere condivisa da tutti gli utenti intra ed extra aziendali. Questo, ormai, è un fatto assodato. Ora scrivere in Java a livello business diventa un’attività da orientare secondo convenienza. Perché, comunque, permangono le differenze fra scrivere codice per un telefono cellulare, per un desktop e per un server: anche se parlano la stessa lingua, le metodiche applicative sono differenti. Ecco dunque spiegato il senso della declinazione di una piattaforma di sviluppo come la Java 2 nelle versioni J2Ee Micro, Standard ed Enterprise. Se la prima è, di fatto, una tecnologia end-to-end per le applicazioni del mercato consumer con un runtime Java ottimizzato allo scopo, la seconda si indirizza a coloro che necessitano dei fondamentali per la costruzione di applicazioni network-centriche (basate sul J2 Sdk e líambiente runtime J2). La versione enterprise, poi, è la vera leva per aprire le applicazioni aziendali al Web. Qui la complessità organizzativa dell’impresa e il costo dei software da gestire in rete trovano complemento in uníarchitettura comprensiva anche delle linee guida di Sun e dei test di compatibilità J2Ee preventivi eseguiti da Sun. ” questo lo spazio díazione di chi intende utilizzare Java per unificare la sua tecnologia con quella dei sistemi informativi d’azienda, quindi agli Erp, alle transazioni con il mondo legacy e con i database.

Il linguaggio divulgato da Sun a partire da sei anni fa non dovrà più essere l’arma letale da dare al Windows-fobico che vuol sentirsi gratificato nel mondo dell’It. Vanno lasciati per strada i cascami dettati dall’integralismo, anche in ottemperanza al principio costituente di Java (multipiattaforma, infatti, deve poter significare anche Windows, a prescindere dal fatto che Microsoft stia, con .Net e C#, costruendo qualcosa di simile). Sun e Java, quindi, vadano pure avanti sulla propria strada, sazi del fatto che Internet gli ha già dato loro ragione.

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