Da Bsa nuovi allarmi per la pirateria

Il fenomeno non accenna a rallentare, soprattutto nei mercati più giovani. E’ allarme anche per il peer-to-peer su banda larga.

8 luglio 2004 Nonostante il cambiamento di metodo di rilevazione,
che tiene in considerazione fenomeni prima forse trascurati – e dunque
classificati automaticamente come pirateria – quali l’open source o il freeware,
la situazione per quanto riguarda la diffusione del software
illegale
è tutt’altro che rosea.
Bsa ha resi noti i
dati relativi alla pirateria informatica nel mondo per lo scorso anno, dai quali
si evince che ancora l’illegalità rappresenta un terzo dell’intero
comparto
, causando alle aziende che vi operano perdite per 29
miliardi di dollari
.
La nuova metodologia di rilevazione oggi
include sistemi operativi, software locali e prodotti consumer, giochi
compresi.
Un mercato che dunque dovrebbe valere 80 miliardi di
dollari, dei quali solo 51 sono finiti nelle casse delle società
produttrici
, con danni comprensibili sia dal punto di vista
dell’occupazione sia dal punto di vista dell’innovazione.
Al di là dei dati,
comunque preoccupanti, ci sono però anche altri elementi che spingono Bsa a
lanciare un ulteriore allarme.
In primis la diffusione della banda
larga
, che non può che favorire anche la pirateria software grazie al
peer-to-peer.
La soluzione? Campagne di educazione, of
course, anche se la fiducia rispetto a un immediato rallentamento del fenomeno
resta piuttosto bassa.
L’analis per geografie punta il dito sui Paesi
dell’Europa orientale,
che mostrano un tasso di pirateria del 71%,
mentre la sola Ucraina arriva al 91%.
L’America Latina si fa
segnalare con il suo 63%, mentre l’Asia Pacifico arriva al
53%.

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