D-Link: da subito ha puntato sul brand

L’azienda, che fattura 1,3 miliardi di dollari, per il futuro non esclude di fare nuove acquisizioni e guarda al Nord Europa

All’importanza del brand, D-Link ha sempre creduto, tanto da aver scelto di operare sui mercati internazionali con il proprio nome fin dall’inizio.

«Anzi, a dire il vero, abbiamo fatto un percorso opposto rispetto ad altre realtà taiwanesi: solo in un secondo tempo, quando il nostro brand era ormai ben conosciuto in tutto il mondo, abbiamo dato vita ad alcune partnership in Oem con aziende come Ibm», racconta Jc Liao, presidente della società. D-Link rappresenta quasi un caso a se stante, considerato che «stiamo parlando di un settore, quello del networking per il mercato home e per lo small business, fortemente dominato dagli Oem. Basti pensare che il segmento delle Wlan è coperto per l’86% da società taiwanesi, ma di queste solo il 23% opera con il proprio brand».

Liao trova estremamente positiva l’azione del Governo che ha messo a disposizione 20 miliardi di dollari taiwanesi per le aziende locali, non solo presenti nell’It, attive con un proprio brand.

«Si sta cercando di incoraggiare il venture capital, verso aziende disposte a investire anche sul marchio e sulla sua promozione». In oltre 20 anni di attività, la società conta oggi 128 uffici in 65 paesi e dispone di una rete distributiva che le consente di coprirne 170.

Con un fatturato di 1,3 miliardi di dollari e oltre 300 prodotti a listino per tre segmenti di business (digital home, home networking e business networking), D-Link ritiene di aver raggiunto un buon equilibrio anche nella ripartizione geografica del proprio giro d’affari: in Europa realizza il 28% del fatturato, in America il 22%, nell’area asiatica, Russia inclusa, il 30%. In un mercato nel quale la partita si gioca essenzialmente a tre (con Linksys e Netgear), Liao ritiene che la crescita possa venire dallo sviluppo del broadband e del wireless, dello switching e delle unified communication.

Non esclude, comunque, eventuali acquisizioni: «Ne abbiamo fatte in passato e siamo pronti a farne altre, ma con criteri precisi. Non compriamo brand né società con customer base, bensì realtà da back end, che dispongono di tecnologie interessanti per noi».

Qualche idea? «Stiamo guardando a qualche realtà nel Nord Europa».

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