Cronica vera

Reale bisogno di conoscenza, ma anche delazione e pruderie: i siti che “rivelano l’inconfessabile” delle aziende mischiano tutto.

Il caso delle dichiarazioni dei redditi e stipendi messi online con l’assenso di vecchi e nuovi ministri e quello più recente di evasori.info, il sito che ci chiede di sbattere in prima pagina il mostro che evade le tasse, facendoci un po’ tutti poliziotti, non sono qui per caso.
Fanno parte di un’onda che si trasmette in tutto il mondo e che vede negli Stati Uniti l’ovvio epicentro.

Punto di partenza è il sito dove una comunità di persone che ha un bisogno di sapere mette a fattore comune le proprie conoscenze.

In breve tempo il meccanismo si cronicizza e fa diventare non più il bisogno di conoscenza di una comunità, ma l’esistenza di notizie di richiamo fruibili anche da altri, il vero presupposto di esistenza del sito.

Il patto a cui tutti mentalmente aderiscono è: quello che c’è scritto è perlomeno verosimile. Funzionano così molti sistemi che oggi indirizzano le preferenze in materia di turismo o di beni di consumo.

Ora negli Usa è il momento del mondo degli affari, passato per la lente di chi ci lavora. Ultimo nato in materia, è glassdoor.com. Più che altro verrebbe da chiamarlo glass prison, prendendo a prestito una canzone dei Dream Theater.

Illustri aziende sono difatti già imprigionate nelle trame delle confessioni di anonimi impiegati. Il sito si occupa prevalentemente dell’industria hi-tech e finanziaria. Ci si trova l’impegato che parla bene di Google e quello che invece mette in guardia dal non ritenere oro tutto quel che riluce; quello che dice che la sua azienda di networking lo prosciuga e quello che gli mancano giusto dei videogiochi e un servizio navetta per poter dire di lavorare in paradiso.

Punteggi per tutti, commenti sapidi, consigli all’orientamento, guadagni da comparare, invidie da fomentare, megafoni per il lamento.
C’è dentro tutto, come in tv adesso.
È questa la conoscenza di cui abbiamo veramente bisogno?

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