Costruire una gestione centralizzata delle informazioni aziendali

Intervista a Franco Vittone, Ad Di Teradata Italia

«Il dato è al centro dell’approccio alla Business intelligence che differenzia Teradata dagli altri player che concentrano la loro offerta soprattutto sul prodotto – esordisce Franco Vittone, amministratore delegato della filiale italiana -. I nostri principali competitor sono Oracle e Ibm, per quanto riguarda l’offerta di database, ma mentre loro hanno una connotazione più mista e includono anche il mondo del transazionale, Teradata si è sempre concentrata sul mondo decisionale. Scelta premiante, perché oggi il mondo decisionale è sempre più vicino al cosiddetto right-time, cioè decisioni prese non in tempo reale, ma con la giusta tempestività che ne garantisca l’efficacia. Naturalmente ciò presuppone un’analisi approfondita dei dati. Inoltre, si parla soprattutto di decisioni prese da un operativo: questo è un passaggio molto importante nell’ambito del supporto decisionale offerto dalla tecnologia».

Ma questo approccio proposto da Teradata di supporto decisionale alle attività operative dell’impresa avvalorato da una capacità analitica, quanto viene recepito nel nostro paese? C’è una cultura e una predisposizione ai cambiamenti necessari all’interno dell’organizzazione per adottare questo orientamento? «Oggi <– risponde il manager – si riscontrano maggiore sensibilità e consapevolezza rispetto a 4-5 anni fa. Tuttavia, permane una barriera tecnologico-organizzativa. Vi è la necessità di costruire la base dati storica, come punto di partenza per l’analisi e la successiva decisione: ciò comporta una gestione centralizzata di tutte le informazioni dell’azienda, che difficilmente si riscontra nelle imprese. In generale, le aziende, in particolar modo quelle di grandi dimensioni, hanno creato architetture centrate sulle applicazioni, con il relativo data base annesso. Oggi emerge il ruolo dell’information manager, una figura mista con competenze di It e di business nello stesso tempo, che riporta al Cio o addirittura al Ceo, e che ha proprio il compito di gestire il patrimonio informativo aziendale. E la creazione di questa figura, prima di tutto, comporta una scelta di natura organizzativa. Questo rappresenta un salto culturale eccezionale perché dal mondo applicativo-transazionale si passa a un mondo informativo, ma con una giusta dignità organizzativa. L’information manager era già presente in alcune aziende, ma con una bassa dignità organizzativa: ora, grazie a questo maggiore riconoscimento e disponendo di un autonomo budget, rappresenta la base informativa a cui tutte le entità aziendali accedono. Senza dimenticare l’aspetto di garanzia di disponibilità di dati certificati».

L’Information manager rappresenta, dunque, l’interlocutore ideale per Teradata per offrire la tecnologia che abilita una gestione centralizzata dell’infrastruttura dati dell’azienda.

«In Italia abbiamo casi di successo dell’approccio da noi proposto, per esempio il Gruppo Pam e il Credito Emiliano, due realtà di medie dimensioni – afferma Vittone -. Quello che per noi è molto importante, al di là della diversità di prodotti della nostra offerta, è dialogare con un cliente che sposa il nostro orientamento, con figure organizzative appropriate e una considerazione del data warehouse come scelta strategica per il raggiungimento di benefici tangibili e non solo come mera applicazione tattica».

Per Teradata, dunque, l’espansione del proprio portafoglio clienti verso imprese di medie dimensioni si basa sulla presenza di condizioni organizzative tali da consentire il realizzo di progetti di successo. Ed è seguendo questa logica che potrebbe pensare in futuro di aprire un canale di offerta indiretto.

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