Così Cisalfa ha sconfitto lo spamming

La pioggia di mail indesiderate è stata fermata grazie a un software con un filtro opportunamente regolato

Con 170 punti vendita, che occupano la maggior parte dei circa 2.700
dipendenti, il Gruppo Cisalfa è presente sul mercato della distribuzione di
articoli sportivi da vent’anni. La capogruppo, Cisalfa, ha la sede principale a
Osio Sopra (Bg) e altri sei uffici presidiano il territorio commerciale, che si
estende in tutta Italia. Il sistema informativo centrale è basato su due
piattaforme operative
, che fanno riferimento a Ibm
iSeries
(ex As/400), con installato Os/400, e ai server Dell in
ambiente Windows
. Sotto quest’ultimo sistema operativo sono installati
servizi standard, come la posta elettronica (che poggia su Lotus Domino), il Web
server e un data warehouse su Sql, sviluppato internamente, per consolidare i
dati dell’As/400.


Oltre a gestire tutta la contabilità, il warehouse costituisce il motore su
cui convergono le transazioni effettuate dai negozi. Sempre sotto Windows girano
il sistema per il personale e le presenze e il cruscotto per la
programmazione commerciale
, con cui Cisalfa gestisce le attività di
compravendita. I client da monitorare sono circa 500, di cui 120 nella sede,
mentre la quota rimanente è distribuita nei punti vendita. Questi ultimi sono
collegati per la maggior parte in rete Isdn, anche se è già partito un progetto
di migrazione all’Adsl con tecnologia Mpls che, oltre a
garantire immediati vantaggi di trasmissione dati, pone le basi per lo sviluppo
di nuovi servizi, quali l’utilizzo dell’Ip telephony e, soprattutto,
finanziamenti per il credito al consumo.


Proprio l’intenzione di aumentare l’interazione con i negozi, arricchendo
l’offerta di servizi al cliente, ha spinto Cisalfa verso la ricerca di
una maggiore sicurezza
. “Fino a tre anni fa avevamo solo
l’antivirus
– spiega Riccardo Boccalero, direttore sistemi informativi -.
Poi abbiamo introdotto la posta elettronica nei punti vendita e questo ha
aumentato il rischio e, di conseguenza, le necessità di protezione”
.
Successivamente è stato inserito anche un firewall. A tutto
questo si aggiungeva un problema fortemente sentito anche sul fronte interno
dell’azienda, quello dello spamming. “Eravamo sommersi da
mail indesiderate
– evidenzia il manager -. Cercavamo una soluzione che
potesse aumentare il livello di protezione, eliminando contestualmente il
problema della posta-spazzatura”
.


La scelta è caduta su eTrust secure content manager di Ca. Il manager ha
apprezzato la facilità di personalizzazione della casistica del prodotto:
Si possono definire regole di filtering molto
dettagliatamente, rispecchiando le peculiarità dell’utilizzatore. Questo, pur
con il contraltare di una configurazione un po’ onerosa, è molto utile
soprattutto in Italia, dove il mercato frammentato degli Isp rende inapplicabile
un metodo basato su black list”
. L’architettura implementata Inizialmente,
eTrust Scm è stato configurato come proxy Smtp, in modo da filtrare la posta
elettronica in arrivo prima di scaricarla sul server ottenendo, così, un
immediato risparmio dello spazio disco.


Nella prima configurazione – conclude il manager – abbiamo
proceduto a migliorare il filtro
, che risultava troppo selettivo e, regolando
meglio i pesi delle diverse black list, abbiamo già ottenuto un discreto
compromesso. I primi dati sono stati impressionanti, poiché l’80% delle sessioni
Smtp veniva bloccato prima del server, circa 30.000 su 45.000 nei primi due mesi
di utilizzo. Oggi possiamo dire di aver risolto il problema dello
spamming
e di aver ottenuto il livello di protezione che ci
serviva
».

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