Cosa è Linux oggi. Una parallelizzazione del classico mondo It

L’open source è, al tempo stesso, esercizio culturale (Novell), grid computing (Oracle), fenomeno planetario (Ca), libera scelta, ma anche un modo come un altro per fare le solite “battaglie” tecnologiche (Ibm). È quanto emerso al LinuxWorld. L’Os libero vince perché, infine, fa mutare poco.

 


 


Il contesto dove le "menti aperte" si incontrano. Questo è stato il claim con cui gli organizzatori del LinuxWorld di New York hanno battezzato la tre giorni di esposizione e incontri. Il Gotha dell’It era presente, Microsoft compresa (vedi box sotto), ognuno, ovviamente, a curare i propri interessi, sotto il "cappello-pretesto" dell’open source. Da Ca a Oracle, da Ibm a Novell, passando per Sun, tutta l’industria It classica ha fatto capire che quella verso Linux non è più una svolta, ma è una strada già imboccata e sulla quale non si fa inversione a U.


Novell, alla quale i più hanno assegnato la palma della debuttante al LinuxWorld, ha inteso concentrare l’attenzione sulla necessaria transizione del modello di business che si deve intraprendere quando ci si avvicina a Linux, compiendo anche un salto culturale, per passare da un modello proprietario a uno che abbraccia, per non lasciarlo più, l’open source. Proprio come ha fatto la società dello Utah in prima persona, acquistando Ximian e poi SuSe, reimpostando tutta l’offerta enterprise e utilizzando il contesto newyorkese per sancirlo ufficialmente.


Codice aperto ora e sempre, dunque, e buono per tutte le sfide estreme, compresa quella ardita del grid computing, come ha sottolineato il responsabile del programma Linux di Oracle, Dave Dargo, o in grado di costruire il sistema di gestione dell’evento (probabilmente) più seguito della storia dell’umanità: le olimpiadi di Pechino del 2008 (lo ha detto Sam Greenblatt, chief architect di Computer Associates). E senza andare troppo in là con il volo pindarico, Linux va bene anche per le complessità presenti, come ha sostenuto il direttore delle infrastrutture di Amazon, Tom Killalea, che tiene in piedi i propri 500mila rivenditori con l’open source.

La "longa manus" di Big Blue


Flessibilità e potere di scelta sono gli atout di Linux secondo Ross Mauri, general manager e-business on demand di Ibm. A conferma di ciò, Big Blue ha tirato fuori al LinuxWorld l’ennesimo proposito di migrazione da Windows (Nt) a Linux (qualche anno fa era in favore di Unix). Si parte da education e training gratuiti per i propri 90mila business partner mondiali, che dovranno poi trasferire quanto imparato sui propri clienti.


E poi c’è stata Sun, che ha dichiarato di voler legare a Linux anche la propria offerta Java Enterprise System, ideata per diffondere, finalmente, a livello planetario, la propria tecnologia di punta. E abbinandola con quella, lanciata il dicembre scorso, del Java Desktop System, si ha un quadro compiuto delle idee di Sun. Cento dollari a utente aziendale all’anno, per un kit di applicazioni desktop open source, sembrerebbe essere il modello commerciale vincente per una simile offerta divulgativa, ma anche coerentemente pratica.


Insomma, sembra proprio trattarsi di una riedizione del classico "tutto cambi, perché nulla cambi". O avete per caso letto qua sopra qualche nome sconosciuto?

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