Cosa dice l’osservatorio sul Rfid

Le analisi del Politecnico di Milano e i pareri di chi fa Rfid in Italia.

Secondo Luigi Battezzati, dell’Osservatorio sulle applicazioni Rfid in Italia del Politecnico di Milano, intervenuto a un convegno sull’Rfid al recente Sap Forum di Milano, serve avere il know how completo dei processi gestionali e tecnologici per stabilire il successo di un progetto.


Traducendo, per gli utenti è quantomai importante stabilire un progetto pilota e fare riferimento a casi di eccellenza. Inoltre, secondo Battezzati, "il pilota deve essere un’esperienza pratica non conservativa, ma spinta all’eccesso, borderline, stressante al limite la struttura, per provare la sua validità". Parimenti, proprio per questa caratteristica, non può essere portata su un processo "core", ma esercitata su un’area angolare dell’attività aziendale.


Tutto ciò partendo da una condizione di base assodata, legata cioè ai benefici intrinseci del Rfid, ovvero quelli del transponder, che dà certezza di identificazione dell’oggetto, migliora la qualità delle informazioni e lo fa con rapidità, in modo che, alla fine, le prestazioni del sistema dipendono dai materiali costruttivi e dal posizionamento delle antenne. Tutto dipende, quindi, da aspetti puramente implementativi, facilmente risolvibili.


Anche quello della privacy dell’utente di un bene tracciato con l’Rfid è risolvibile, secondo Battezzati: "È vero che riguardo il tema della privacy, l’Rfid può essere visto un po’ come il grande fratello. E difatti il garante della privacy ci sta lavorando. Ma se diamo il modo ai consumatori di disattivare i transponder, il problema è risolto".


Anche per l’Rfid, sostiene il docente del Politecnico, come per le altre applicazioni sottoposte a tutela della privacy (una per tutte: i telefonini) bisogna capire dove sono conservate le tracce informative e, soprattutto, chi le può utilizzare.


"Ma, comunque, – tranquillizza Battezzati – non perdiamo di vista che stiamo trattando di uno strumento che, in termini di privacy, si aggiunge alle varie carte di credito, telecamere di controllo, transazioni elettroniche tracciate", quindi un aspetto in più di un tema già noto.


Riguardo al valore che l’Rfid apporta all’impresa, cioè il vero tema nodale, Battezzati sostiene che non può essere una costante. Non è un dato oggettivo, ma soggettivo e chi afferma di poter calcolare il Roi, asetticamente, di un’applicazione Rfid non la dice tutta. Bisogna, invece, capire quanto aiuta a essere competitivi, ed è limitativo fermarsi all’aspetto finanziario.


A tale opinione fa eco quella di Domenico Piantelli, senior partner di Reply, il quale sostiene, invece, che fare calcoli di Roi "è un passo obbligatorio nella proposta di una soluzione, che deve essere affrontato, con livelli di definizione diversi, in tutte le fasi del progetto. Anche se un progetto pilota non deve necessariamente portare un ritorno immediato, è indispensabile avere un’idea dell’entità, almeno approssimativa, dei benefici finali prima di decidere l’investimento iniziale".

Chi è già avanti


Giuseppe Pantano di Poste Italiane cita a esempio il caso dell’utilizzo dell’Rfid sui pallet e sulle cassette per controllare il processo di smistamento postale in atto. Un progetto utile, specie in aree specifiche, come quella della Lombardia, che muove il 25% dell’intero volume postale in un flusso che va da nord a sud. "Riguardo questo progetto, il nostro Roi è stato stimato in 4 anni".


Per Massimo Bolchini di Indicod, la realtà che fa gli standard per la filiera e che ha introdotto in Italia vent’anni fa il codice a barre e rappresenta 30.000 aziende di largo consumo, "non serve fideismo, piuttosto capire bene a cosa serve l’Rfid. L’approccio pilota va bene, ma teniamo presente che per arrivare ad assorbire la visione d’insieme che offre, per esempio, lo standard Epc, e cioè non basata sulla tracciabilità di un singolo oggetto, invece contestualizzato in un sistema globale su un network, bisogna compiere mille passi". Epc, lo ricordiamo, è lo standard (codice di prodotto elettronico), che Indicod chiama confidenzialmente radio barcode, proprio per farlo capire mettendo in pratica un atteggiamento non fideistico, ma legato alla chiarezza di forme e contenuti. Insomma, per Indicod vince la coralità del processo, in tutte le forme, anche in quella divulgativa. Per "riesumare" Michael Porter (padre della strategia aziendale), ricorda ancora Battezzati, con i suoi 4 assi del valore per l’azienda, insomma, si deve parlare di costo, innovazione, qualità e servizio e metterli in coabitazione: così si stabilisce il vantaggio competitivo offerto da una soluzione Rfid. Poi, va considerato che non tutte le filiere hanno lo stesso grado di maturità. E se si considera che l’Rfid si sta espandendo a macchia di leopardo, il quadro che viene fuori è sì incerto, ma di un’incertezza creativa, di un mercato che promette bene.


Un mercato che, ancora secondo Piantelli, "ha un fortissimo potenziale, ma è ancora in fase di consolidamento della tecnologia e degli attori. Rispetto a una conoscenza iniziale superficiale di queste tematiche, molte aziende oggi iniziano a focalizzare l’attenzione su progetti specifici e concreti, realizzabili in tempi rapidi con un altrettanto rapido ritorno dell’investimento. Sotto questo aspetto sta crescendo l’interesse per l’integrazione della tecnologia in processi a ciclo chiuso, ad esempio la gestione e il tracking di asset di valore". Attualmente, insomma, il mercato è in una fase in cui sta imparando a capire le reali possibilità della tecnologia Rfid e a richiedere soluzioni per processi specifici.

Mille campi d’applicazione


Riguardo ai campi applicativi per i transponder Rfid passivi, cioè che si limitano a farsi rilevare da un lettore, senza interagire, seguendo le indicazioni dell’Osservatorio del Politecnico, si possono citare quelli afferenti il campo della sicurezza (come, per esempio, ha fatto Bticino per le soluzioni di accesso alle aree aziendali e per i sistemi anti intrusione), per il riconoscimento dell’autorizzazione ad attivare funzioni (come la gestione dei parcheggi in Francia, i rifornimenti di carburante presso le stazioni Exxon in Usa, i trasporti ferroviari e il prestito libri in Giappone, o anche il Telepass in Italia).


Ma ora ci si sta già spostando verso i processi produttivi, come accade nel campo automotive e in qualche altro ambito manufacturing contiguo (Fiat, Gm, Ford, Bmw, Vw, Honda), nella logistica (guerra in Irak), nel lavaggio indutriale con tracciamento dei capi (Merloni, Whirlpool, Electrolux), nei trasporti (i vagoni ferroviari negli Usa, sono tracciati ormai da parecchi anni), o addirittura del negozio Prada a New York, che con i transponder sta provando a modificare l’esperienza d’acquisto, controllando l’uso dei capi in prova e analizzando le scelte del cliente (cioè un caso di Crm sul campo).


Per rimanere in Italia, Maria Paola Lovesio di Sap ricorda il caso del progetto in atto con Trenitalia, per il tracciamento delle motrici. Un sistema implemetato da Sap in cui il middleware riceve i dati del tag e li integra con i sistemi di back office, con Sap Event Manager a tracciare gli eventi in tutta la catena. Un caso di progetto pilota altisonante che fa capire come anche chi è grande segue la strada del progetto pilota, ispirandosi, oltre che alle proposte solutive provenienti dall’It, anche alle esperienze condotte da altri.


Ancora per Piantelli di Reply, in Italia "l’attenzione maggiore per la tecnologia Rfid viene da chi ha forti necessità di tracking spinto e efficienza operativa: tra i settori più sensibili ci sono la grande distribuzione, i beni di consumo, l’abbigliamento e gli operatori logistici. Assistiamo però a una richiesta di soluzioni che integrano la tecnologia Rfid anche da parte di imprese che appartengono a settori più di nicchia, come le società legate ai beni di valore, alla gestione degli asset e alla sanità". In tal senso le dimensioni dell’azienda sono un fattore determinante, ma anche le Pmi possono trarre vantaggio dalla tecnologia, senza dover ricorrere a investimenti al di là della loro portata, sempre che si affidino a partner con una conoscenza specifica della metodologia e dei processi e non solo della tecnologia. Nella fattispecie, Reply in Italia ha in corso progetti che riguardano il settore fashion e il tracking dei contenitori in ambito automotive. È, invece, già in uso il modulo Rfid Layer di Click Reply, la suite per la Supply Chain Execution, da un gruppo internazionale che opera nell’ambito bio-medicale (che non vuole rendere noto il nome). Il progetto con Click Reply riguarda la gestione del noleggio delle apparecchiature destinate agli ospedali e alle case di cura. Per garantire la qualità del servizio, con sicurezza, efficienza e velocità, l’azienda deve seguire l’intero ciclo di vita e di impiego di ogni apparecchiatura, certificando le ispezioni e i cicli di sanificazione a cui è sottoposta. La società di Piantelli ha sviluppato un sistema logistico a valore aggiunto, dotando ogni prodotto di un tag differente a seconda del trattamento a cui deve essere sottoposto. L’avanzamento del processo è monitorato continuamente, riducendo così il rischio di errori. L’integrazione con il sistema di Crm, inoltre, permette un aggiornamento real time dello stato di disponibilità del magazzino.

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