Contratto: sarebbe meglio farlo firmare al cliente

I consigli di Assintel per meglio formalizzare i rapporti con i clienti

Brutta abitudine quella che c’è in giro: a fronte dell’acquisto di un
prodotto (sia hardware che software), di un servizio o di una soluzione (erogata
direttamente o nelle varie modalità Asp o outsourcing), i rivenditori i italiani
ed evidentemente i loro clienti si “accontentano” di firmare l’offerta (o il
preventivo) che diventa così l’unico documento che attesta l’intesa tra il
cliente e il fornitore di Ict. Vale a dire che, in “pochi preparano un contratto” commenta l’avvocato Allegra Stracuzzi, dell’omonimo Studio legale che ha tenuto per gli associati Assintel un seminario in materia di “Contratti nell’It”.

Eppure sono molti e molto
alti i rischi
legati a questa “brutta abitudine”

. In primis, lunghi decorsi giudiziari in caso di contestazione. Perché il contratto ha una formidabile attività preventiva e molto probabilmente tempi e danari spesi nell’elaborazione di questo documento portano grandi risultati.

Certo, i tempi di
realizzazione di un contratto

sono lunghi. Questo potrebbe contrastare il buon fine della trattativa. “Perciò – è il consiglio dell’addetta ai lavori – converrebbe comunque costruire un’offerta (attenzione però di non promettere mari e monti in questa offerta) o comunque una lettera d’intenti che serva per poter iniziare a lavorare anche in termini di elaborazione di studi e fattibilità della proposta”. Un metodo questo che permetterebbe anche di riuscire a farsi pagare le prime fasi di studio di fattibilità o di customizzazione.

Attenzione poi: ogni “attività”

, migrazione dati, piuttosto che formazione o, ancora, di redazione di manuali d’uso o consulenza e gestione dell’intero progetto vengono ricondotte a qualità giuridiche diverse: ma ormai è valsa l’abitudine (“lo dice una sentenza della corte di appello che risale al 1985” ) di considerare i progetti (hardware, software e servizi) nella loro interezza.

“E’ fondamentale
delineare e dichiarare
bene l’oggetto del contratto –
ricorda
l’avvocato che aggiunge – in tutti i casi i contratti di appalto (d’opera o
di servizio sono quelli più usati nel nostro settore – ndr) si basano su un
sistema giuridico a favore del committente che ha potere d’opera, di risultato e
di recessione d’impresa. Non è così, invece, per l’appaltante: suo è il rischio
di impresa”
. E se poi ci si trova di fronte a una fornitura di archiviazione ottica in outsourcing (che sta prendendo piede anche se molti cavilli sono ancora da studiare) il consiglio della Strabuzzi è di “tenere ben separate le responsabilità contrattuali da quelle fiscali”. Perché le due cose non vanno (né devono) andare di pari
passo.

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