Se in un ufficio o in un’attività commerciale un’interruzione di corrente può comportare problemi più o meno seri, nel caso di ospedali e strutture sanitarie può trasformarsi in una tragedia.

In primo luogo, perché può influire sui macchinari che mantengono in vita un paziente o che i chirurghi stanno usando in sala operatoria, ma anche perché ogni evento legato alla mancata disponibilità dei servizi forniti da un ospedale comporta dei costi enormi per una sanità già traballante.

Secondo MeriTalk, una partnership tra la comunità informatica sanitaria e gli enti statali, il 40% delle organizzazioni sanitarie di tutto il mondo ha sperimentato blackout imprevisti, con costo medio di ogni evento pari a 432.000 dollari.

«Quando si verifica un’interruzione di corrente e il generatore di riserva si guasta – sottolinea Schneider Electric, società in prima linea per la fornitura di soluzioni per la gestione dell’energia e nell’automazione, riportando altri dati forniti da MeriTalk – una struttura ospedaliera da 200 posti letto registra perdite per un milione di dollari. Le apparecchiature più colpite, in questo caso, sono i dispositivi di imaging diagnostico».

Non sorprende quindi che sia una priorità assoluta per le strutture sanitarie avere un livello di disponibilità che possa garantire nello stesso tempo sia la salute dei pazienti sia far quadrare i conti.

I tre volti della sicurezza in ospedale

Gli ospedali e le strutture sanitarie devono quindi dotarsi di sistemi efficienti e tecnologicamente avanzati per far fronte a tre aspetti fondamentali e imprescindibili: disponibilità, continuità operativa e disaster recovery.

La disponibilità dei servizi deve ovviamente essere la più elevata possibile in base ai fondi disponibili, mentre la continuità operativa è la capacità di un’organizzazione di pianificare e rispondere a incidenti e a distruzioni, dagli attacchi informatici ai terremoti, e di continuare a operare con livelli accettabili e prestabiliti.

Il disaster recovery è il principale sistema che si può adottare per garantire la continuità operativa ed è un insieme di risorse e procedure in grado di ripristinare i servizi dopo un evento negativo, minimizzando la perdita dei dati.

Anche se disaster recovery, continuità operativa e disponibilità sono termini che esprimono concetti diversi, sono strettamente correlati tra loro e implicano un ecosistema sempre attivo e operativo.

La maggior parte degli ospedali e delle cliniche implementano generatori e gruppi di continuità (Ups) per proteggersi dai disastri e dai blackout, ma parlando in generare non esiste un singolo prodotto o una singola procedura in grado di proteggere un’intera struttura.

Esistono vari livelli di protezione, sistemi ridondanti per le aree più critiche degli ospedali e svariate procedure, standard e regole da seguire. È indispensabile, inoltre, definire chiaramente adeguate procedure di ripristino del sistema nel caso in cui subisca danni causati da eventi disastrosi.

Tenendo conto che le strutture sanitarie sono caratterizzate da una tolleranza eccezionalmente bassa alle interruzioni dell’energia: lievi oscillazioni di tensione, ad esempio, possono impattare sui rigidi requisiti di tensione delle apparecchiature per risonanza magnetica e tomografia computerizzata.

Eventi più gravi possono ripercuotersi sulle apparecchiature che mantengono in vita i pazienti e sugli impianti ausiliari critici, ad esempio gli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (HVAC), ma anche sulle comunicazioni, sulla gestione delle cartelle cliniche e sulla sicurezza. Una strategia di disaster recovery efficiente deve essere olistica. Il piano deve tenere conto della modalità con cui gli impianti chiave interagiscono e sono tra loro collegati.

Strutture sanitarie da efficientare

Con l’evoluzione delle reti tecnologiche, la possibilità di garantire la disponibilità dei processi aziendali e della struttura portante delle risorse tecnologiche necessarie per tali processi acquisisce un’importanza sempre maggiore.

Le tendenze aziendali specifiche nel settore sanitario, dall’invecchiamento della popolazione all’esigenza di una maggiore efficienza operativa, impongono nuovi metodi per migliorare la gestione e aumentare la flessibilità di tali strutture.

Le nuove tecnologie hanno inciso notevolmente sui metodi di amministrazione e sulle modalità di accesso dei pazienti ai servizi sanitari.

Si consideri l’esempio di un medico di una piccola cittadina che non può risolvere un problema medico senza l’aiuto di uno specialista di una struttura ospedaliera di una grande città distante centinaia di chilometri. Le tecnologie di connessione consentono allo specialista di vedere il paziente su un video e visitarlo tramite un dispositivo di imaging diagnostico collegato a Internet, salvandogli la vita.

Per garantire il funzionamento di strumenti di comunicazione così sofisticati, è necessaria l’interazione di una catena di elementi da un’estremità all’altra, laddove tutto dipende dall’infrastruttura di alimentazione.

L’evoluzione della tecnologia ha trasformato le metodologie operative delle strutture sanitarie e al centro di tutto rimane ancora una volta la necessità di un’elevata disponibilità e la capacità di salvaguardare la continuità operativa con la predisposizione di piani di emergenza efficienti per la rapida ripresa delle attività in caso di eventi catastrofici.

Ad esempio, in caso di blackout i medici e le infermiere potrebbero perdere l’accesso alle cartelle cliniche elettronico dei pazienti per molte ore e devono tornare a scrivere le prescrizioni e le annotazioni a mano. Al cambio di turno, poi, i medici e gli infermieri che subentrano in servizio non hanno accesso ai dati storici dei pazienti, per cui il rischio di errori pericolosi aumenta notevolmente.

Per fare un altro esempio, negli ospedali stanno prendendo sempre più piede i chioschi self-service. Se l’alimentazione elettrica si interrompe quando si sta pagando un ticket, è facile che si verifichino numerosi problemi, ad esempio pagamenti non confermati o richieste non inviate. Dal punto di vista del backup e ripristino, in questo caso una strategia possibile consiste nell’integrazione di un UPS portatile come fonte di alimentazione di riserva.

Infrastruttura ospedaliera intelligente

Una recente tendenza del settore introduce il concetto di infrastruttura ospedaliera “intelligente” che riguarda la gestione del cuore del problema della continuità operativa. I

l meccanismo per attuarla consiste in una piattaforma di controllo integrata che gestisce un archivio completo di tutti gli eventi del sistema, consolidato in un’unica struttura di report in cui è possibile effettuare ricerche e richiamare dati con facilità.

Un’infrastruttura ospedaliera intelligente garantisce la massima continuità operativa degli impianti tramite un progetto resiliente che include sofisticate tecniche di distribuzione, gestione e monitoraggio dell’alimentazione. Il risultato è un livello di disponibilità del sistema superiore a quanto possibile con i tradizionali impianti tra loro separati.

Il progetto dell’infrastruttura semplifica l’intelligence distribuita e gli impianti interagiscono in vari modi e in più reparti della struttura.

Una tale architettura implica innumerevoli vantaggi operativi, ad esempio la riduzione dei consumi tramite il monitoraggio attivo delle risorse energetiche, il miglioramento della sicurezza dei pazienti e del personale tramite sistemi di controllo accessi intelligenti, e il miglioramento del controllo ambientale (illuminazione, temperatura, umidità) negli ambienti destinati ai pazienti.

Pazienti sicuri con gli impianti EPSS

Per quanto riguarda più strettamente i pazienti presenti nelle aree di trattamento medico e in particolare di quelli sottoposti a procedure critiche, non è tollerabile che si interrompa l’alimentazione delle apparecchiature impiegate dal personale.

In una rete di distribuzione elettrica ospedaliera, i circuiti possono essere divisi in circuiti normali (non essenziali) e circuiti critici (essenziali). I circuiti non essenziali non richiedono obbligatoriamente una fonte di alimentazione alternativa, ma in quelli essenziali devono essere previsti gruppi di continuità installati a norma.

Sempre più ospedali adottano soluzioni di verifica automatizzate degli impianti EPSS (Emergency Power Supply System), progettati in maniera tale che una o più fonti di energia alternative possano alimentare la struttura sanitaria in caso di blackout della rete elettrica pubblica, generalmente costituite da generatori a gas o a gasolio di taglia tale da poter alimentare quanto meno i carichi di emergenza, critici e vitali.

L’energia viene trasferita dalla rete elettrica pubblica alle fonti di energia alternative tramite commutatori di trasferimento automatico (ATS) in caso di blackout. Una struttura può implementare uno o più impianti EPSS indipendenti. In caso di emergenza, durante il passaggio dell’alimentazione dalla rete elettrica ai generatori, la continuità dell’alimentazione deve essere garantita da gruppi di continuità e volani che fungono da “ponte” fino a quando il generatore si avvia e si riscalda.

Gli Ups sono collegati a una serie di batterie che rappresentano la fonte di energia immagazzinata e riservata per questo tipo di trasferimento e per i blackout di breve durata. I sistemi di accumulo energetico a volano presentano alcune caratteristiche preferenziali per alcune applicazioni negli ambienti ospedalieri: occupano meno spazio, gestiscono in maniera efficiente i blackout di breve durata e richiedono meno manutenzione.

In alcuni casi la scelta ricade su Ups statici con batterie convenzionali e unità di accumulo energetico a volano operanti in parallelo: l’unità di accumulo energetico a volano fornisce protezione in caso di eventi di breve durata, prolungando la durata delle batterie dell’Ups tradizionale. In questo modo, si garantisce una misura di protezione supplementare per blackout di maggiore durata e il passaggio all’alimentazione fornita dal generatore.

La scelta della strategia dipende dai requisiti particolari del tipo di struttura da proteggere.

Per il mercato sanitario è disponibile una vasta gamma di Ups, da quelli in standby alle postazioni infermieristiche, ai PC degli uffici, alle soluzioni monofase o trifase per l’alimentazione di riserva delle apparecchiature mediche, delle sale operatorie, dei reparti di terapia intensiva e dei reparti neonatali.

Scarica la guida alle strutture sanitarie sicure

La guida alle strutture sanitarie sicure

Per approfondire con dettagli tecnici e operativi la tematica e le conseguenti scelte da fare per dare continuità operativa alle strutture sanitarie potete scaricare gratuitamente il manuale realizzato da Schneider Electric che vi mettiamo a disposizione compilando il formulario sottostante.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome