Contenitori «multifunzione» per gestire l’informazione

L’information management di Ibm si occupa di tutto quanto fa “dato” in azienda, facendo perno su Db2 9, forte della gestione Xml, e su Information Server, che raccoglie l’eredità di Ascential

Il posizionamento che Ibm attribuisce al database è chiarito dalle parole
di Enrico Durango, direttore Information Management Software Group, Ibm Italia:
«Tra qualche anno non si acquisteranno più il database, il
software per il content management e via dicendo, ma uno strato middleware deputato
a svolgere determinati compiti
». Il database, dunque, cambia pelle,
almeno formalmente, per diventare uno degli elementi cardine dell’“era
del middleware”, come il manager ha etichettato lo scorcio temporale appena
avviato. Ed è coerentemente con questa visione che Ibm ha avviato un
cambiamento di brand teso a sostituire la denominazione Db2 con quella più
evocativa di “information management”. Dentro quest’area convergono
anche i prodotti di gestione dei contenuti non strutturati, inclusi quelli appena
ereditati da FileNet (per i quali sembra ancora tutto da decidere) e l’Ibm
Information Server (una piattaforma che funge da strato integratore per l’accesso,
la pulizia e la fruizione di dati eterogenei), frutto di un’altra acquisizione
di “peso”, quella di Ascential.

Il volto nuovo della gestione del dato strutturato di Ibm è incarnato
da Db2 9, presentato ufficialmente quest’estate e dunque all’inizio
del proprio cammino. A distanza di 40 anni dalla nascita del primo database
gerarchico, e passando per la lunga epoca di quello relazionale, la nuova piattaforma
rappresenta, secondo il produttore, la prima multi-struttura, capace di gestire
in modo nativo dati relazionali e Xml. «In realtà – ha
precisato Durango – i database attuali sono già in grado di memorizzare
dati Xml, ma si tratta di soluzioni inefficienti, che si pagano in costi di
hardware aggiuntivi per poter velocizzare operazioni che, altrimenti, durano
ore
». Forzare la struttura Xml, che è gerarchica, nel modello
relazionale, significa infatti doverla decomporre e quindi, perdere informazioni.
Ciò fa sì, per esempio, che operare sui documenti originali comporti
serie difficoltà. Per ovviare a questo problema, Db2 9 si basa su un
nuovo modello ibrido, “frutto di 750 persone per 7 anni di lavoro”,
come ci tiene a sottolineare il manager, che mantiene le peculiarità
di classificazione dei due mondi, offrendo un’unica piattaforma ad applicazioni
e sviluppatori. Db2 9 offre, poi, una tecnologia di compressione dei dati (relazionali
e Xml) in grado di far utilizzare circa la metà di spazio storage, mentre
serba un occhio di riguardo alla sicurezza (con autenticazione Ldap), con l’intenzione
di ridurre il rischio di accessi non autorizzati. Ibm si attende che la diffusione
di Db2 9 sia trainata non tanto dalla sostituzione (del resto, è impensabile
che si buttino via investimenti più che decennali su altre tecnologie
di gestione del dato) ma dall’affiancamento ad altri database, specie
se la realtà in questione non può più permettersi di rimandare
la gestione di dati Xml in crescita esplosiva.

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