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Container e DevOps saranno più accessibili

Red Hat ha annunciato la disponibilità di Red Hat OpenShift Container Platform 3.5, nuova versione della sua piattaforma applicativa container, Kubernetes-native.

La utilizzano già Ferrovie Svizzere e Pioneer per usare applicazioni cloud native in ambiti mission-critical.

Come contributor principale dei progetti open source Docker e Kubernetes, Red Hat offre una piattaforma container di livello enterprise che si basa su Kubernetes 1.5, Red Hat Enterprise Linux e sul runtime docker container integrato, tramite la più recente versione della piattaforma applicativa container di Red Hat. Questo aiuta le aziende a implementare più velocemente nuovi servizi, con il supporto di una piattaforma enterprise stabile, affidabile e più sicura, basata su Linux.

Red Hat OpenShift Container Platform 3.5 è già disponibile tramite il Red Hat Customer Portal.

In merito all’annuncio abbiamo rivolto qualche domanda ad Ashesh Badani, general manager OpenStack di Red Hat.

Ashesh Badani, general manager Open Stack di Red Hat
Ashesh Badani, general manager Open Stack di Red Hat

Con quali strumenti si fa DevOps oggi e in quali tempi?

L’evoluzione di DevOps è una combinazione tra tecnologia e cambio di cultura all’interno di un’azienda. Dal punto di vista della tecnologia, è fondamentale concentrarsi su tre aree fondamentali: automazione delle risorse; visibilità dei processi e dei dati tra team di sviluppo e operations; una piattaforma applicativa che garantisce che le applicazioni siano sicure, altamente disponibili e scalabili. Ansible fornisce un set eccellente di strumenti per automatizzare le risorse a livello di infrastruttura, mentre OpenShift offre la piattaforma per integrare i tool di implementazione per costruire ed operare le applicazioni. Insieme, rappresentano la base tecnologica dell’evoluzione di DevOps.

Quali settori di applicazione, ossia le industry, possono beneficiare meglio degli sviluppi dell’architettura a microservizi?

A livello di architettura applicativa, il passaggio ai microservizi consente agli sviluppatori di disegnare applicazioni che siano più modulari e scalabili, quando si prevede una domanda variabile da parte degli utenti finali e per eliminare colli di bottiglia a livello di performance. Ogni settore che cerchi di creare una migliore esperienza digitale per i suoi clienti, o ogni azienda che intenda adattare il proprio business rispetto a mercati in rapida evoluzione può ottenere vantaggi da un’architettura a microservizi. L’esperienza Red Hat è che questa evoluzione sia già in corso presso la nostra intera base clienti, in ambiti quali Financial Services, Automotive, Healthcare, Government, Trasporti, Gaming, Service Provider a tanti altri ancora.

Il cloud ibrido sarà fatto essenzialmente di container?

Storicamente l’infrastruttura cloud è stata costruita su un’infrastruttura virtuale. Ma le macchine virtuali sono troppo grandi per essere di facile portabilità tra installazioni on-premise e public cloud, o per essere semplicemente migrate da un cloud all’altro. I container offrono praticamente gli stessi vantaggi delle macchine virtuali ed hanno proprietà simili, ma sono anche molto più piccoli, cosa che li rende ideali per un’implementazione coerente e costante, dal laptop di uno sviluppatore al data center, fino al cloud pubblico. Il mercato si sta muovendo verso l’adozione di container come primo elemento di packaging che consente la portabilità tra i cloud, ma la base di un’architettura cloud ibrida sarà una piattaforma (come OpenShift) in grado di astrarre le risorse IaaS sottostanti e di accelerare l’implementazione delle applicazioni. L’altro elemento critico sarà la capacità della piattaforma di interagire in modo semplice e sicuro con servizi public cloud nativi, erogati via API.

Red Hat OpenShift Container Platform 3.5 in dettaglio

Il nuovo Red Hat OpenShift Container Platform 3.5 estende il già ampio supporto applicativo con funzionalità, che comprendono:

  • StatefulSets – Se Kubernetes già supporta servizi stateful con funzionalità come l’orchestrazione storage integrata, molti servizi stateful tradizionali, quali database SQL, code di messaggistica e altri servizi, richiedono più funzionalità per gestire la configurazione di ogni istanza di servizio in un cluster. I Kubernetes StatefulSets, ora disponibili in Tech Preview, portano le stesse caratteristiche di automazione di Kubernetes per un health management scaling e declarative ai servizi stateful tradizionali, in modo che questi possano operare all’interno di container, invece che direttamente su macchine virtuali o server fisici.
  • Java cloud-native – Red Hat OpenShift Container Platform è una piattaforma per le tradizionali applicazioni Java EE, che comprendono i servizi middleware enterprise completamente integrati della linea Red Hat JBoss Enterprise Middleware. La versione 3.5 offre una nuova immagine container Java per workload cloud-native, che consente agli sviluppatori enterprise di concentrarsi esclusivamente sul codice delle loro nuove applicazioni Java cloud-native, mentre la piattaforma, tramite la funzione source-to-image (S2I) di OpenShift, gestisce compilazione, costruzione e assemblaggio dell’artefatto finale, operabile.
  • Developer toolbox esteso – La più recente versione di Red Hat OpenShift Container Platform supporta anche Red Hat Software Collections, una raccolta di versioni stabili dei più recenti linguaggi e strumenti di sviluppo, che comprende aggiornamenti per Redis, MySQL, PHP ed altro ancora.

Come contributor principale di community container upstream come Kubernetes e docker, Red Hat promuove l’adozione dei container in azienda puntando sulla sicurezza IT attraverso tutti gli aspetti della piattaforma. Se Linux sta alla base di ogni piattaforma container, Red Hat Enterprise Linux, principale piattaforma Linux enterprise al mondo, rappresenta la spina dorsale di Red Hat OpenShift Container Platform 3.5.

La più recente versione della piattaforma applicativa container di Red Hat eroga ancora una piattaforma Kubernetes enterprise-ready, resa più sicura da nuove caratteristiche quali:

  • Certificate management avanzato – I certificati in Red Hat OpenShift Container Platform aiutano a garantire che solo utenti e componenti di piattaforma autorizzati siano in grado di eseguire azioni nel cluster Kubernetes. Red Hat OpenShift Container Platform 3.5 include miglioramenti nella gestione dei certificati, come la possibilità di rilasciare avvisi in vista della scadenza dei certificati e per un aggiornamento continuo dei certificati di sicurezza.
  • Secrets management migliorato – I “segreti” sono utilizzati per gestire informazioni sensibili come le password, in fase di implementazione delle applicazioni in Red Hat OpenShift Container Platform 3.5, con un nuovo supporto aggiunto per ottenere maggiore granularità nella determinazione di chi possiede un determinato segreto.

Per presentare le novità Red Hat propone due Openshift Container Platform Roadshow:
il 9 maggio a Milano, l’11 maggio a Roma.

 

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