Consulenza al fianco dei giganti

Zeropiu, media impresa raccontata dall’ad Carlo Bizzozzero.

Zeropiu, media società milanese di system integration fondata nel 1994 da quattro soci, di cui sono rimasti solo Luigi Porro e Carlo Bizzozzero (attuale amministratore delegato) si è focalizzata, con spirito pionieristico, sin dal 1999 sull’identity management, epoca in cui la materia era individuata solo con il termine di Single sign on. La sua storia, la sua scelta di individuare un’area in cui specializzarsi sono lo specchio di quello che una Pmi del settore informatico può fare, oggi, per esserci, per competere.

«Ci occupiamo solo di aspetti progettuali – dice Bizzozzero – non abbiamo a portafoglio soluzioni, non siamo una software house. Affrontiamo progetti soprattutto nell’ambito sicurezza e identità management».

Come si deve e può muovere una Pmi nel campo dei giganti della system integration?
«In un altro momento storico, il 2000 per intenderci, si allungava la catena del valore. La ragion d’essere, invece, oggi è quella della specializzazione, necessarua per poter confrontarsi con società che hanno una massa critica differente. I grandi system integrator sono costretti a essere generalisti. Se, invece, lo fosse una Pmi, vorrebbe dire che potrebbe competere solo sui prezzi, non creando valore. L’avere un’esperienza e una referenziabilità, invece, paga, e comunque sia, alla fine si riesce a fare prezzi più bassi delle grandi strutture».

Bizzozzero fa poco marketing, poche pubblic relation e preferisce parlare quotidianamente con chi compra servizi di It.

«Nell’azienda italiana il buyer di It non sempre ha la responsabilità necessaria per scegliere il vero valore, magari per impuntarsi su una scelta che ritiene invece ideale. A volte, poi, manca pure la volontà a farlo. Comunque sia, in genere il privato è più motivato a scegliere meglio, l’ente pubblico invece è più legato».

Si può lavorare bene come terzisti di grandi società e affermare lo stesso il proprio valore?
«Capita di farlo. Ci sono vantaggi e svantaggi, per esempio non c’è il controllo sul cliente. Non si viene coinvolti nella quantificazione e qualificazione dell’offerta. Bisogna adattarsi, ma è un lavoro accettabile, dato che il grande system integrato procura il cliente. Peraltro la subfornitura consente anche di ottenere delle eccellenze. Per esempio, ormai realizziamo il 12% del nostro fatturato in Scandinavia proprio in virtù di un accordo di subentro».

E già che siamo entrati in Europa, bandi europei?
«Quelli di commessa li seguiamo. La ricerca finanziata invece no. Prevede la partecipazione a reti di collaborazione articolate, troppo dispendiose. Piuttosto, noi siamo un centro di ricerca riconosciuto dal Miur. Pochi oneri nel quotidiano: serve la certificazione Iso 9000, e ce l’abbiamo, bisogna avere persone che fanno ricerca, e ce le abbiamo. Sono 15 quelli che lavorano in R&d e che hanno una linea diretta con i progetti di sviluppo».

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