Consip non funziona? Le Regioni autonome prendono le misure

La Sicilia sfrutta la propria indipendenza e corre ai ripari. Le altre autonomie regionali ci stanno pensando. Cronache di sopravvivenza tra piccoli operatori

Settembre 2003,
Con Consip, non va. Non può andare. Le aziende che in Italia vivono di
informatica e di Pubblica amministrazione locale non ci stanno.
E così molti vanno all’attacco. «Sono stupito – commenta
Antonio Martello, direttore commerciale di Intercomp azienda
che produce pc in Veneto – che il Governo sostenga il progetto Consip. Vedo
dappertutto pubblicità che invitano a far girare l’economia, ma qui si
toglie il lavoro proprio a quelle piccole aziende che con la vendita di prodotti
e con la fornitura di servizio alle Amministrazioni locali ci campavano e con
il cui lavoro ci pagavano anche le tasse»
. Di fatto è come
se fosse "scomparso" uno dei clienti storici del canale che, magari
pagava a "babbo morto", ma pagava. Alcune regioni si sentono direttamente
coinvolte, più di altre. Come la Sicilia che ha studiato, proposto e
ottenuto un emendamento sulla Finanziaria che permette ai propri rivenditori
di informatica di vendere direttamente agli Enti pubblici locali sotto la soglia
dei 100mila euro, senza dover passare da Consip. «Per noi la Pubblica
amministrazione locale è la più grossa industria sulla quale operare

– fa osservare Luigi Genuardi, imprenditore siciliano, nonché
vicepresidente di Comufficio -. Le regole Consip possono funzionare a livello
di Pubblica amministrazione centrale, ma sul territorio creano grossi problemi
di sopravvivenza»
.
L’emendamento è già attivo, anche se Genuardi fa notare come ci
siano ancora problemi di interpretazione. «Sta di fatto che in questo
momento
– commenta il manager – è tutto molto fermo: gli Enti
pubblici non acquistano per paura di incorrere nelle responsabilità penali
sancite dalla direttiva Consip, mentre i rivenditori spesso non riescono ancora
bene a interpretare i vari articoli della Finanziaria»
.

Chi giura che si risparmia?
E le altre regioni a statuto speciale che cosa hanno deciso di fare? Secondo
Genuardi anche il Friuli sta prendendo posizione, così come la Sardegna,
mentre non pare che la Valle D’Aosta sia interessata all’argomento. «D’altra
parte
– conferma – ogni regione ha una propria penetrazione nel business
della Pa. Qui in Sicilia è fondamentale»
. Attiva sull’argomento
anche la Puglia. In "stato di allarme" sono anche i rivenditori di
Roma, che da sempre lavorano con i vari Ministeri. Ora praticamente fermi.
Geograficamente parlando «che senso ha – commenta Martello –
predicare il decentramento politico per poi centralizzare tutti gli acquisti?
Vorrei che qualcuno riuscisse a calcolare i costi della Consip, mi piacerebbe
vedere la distribuzione della ricchezza e soprattutto quanto riesce a risparmiare
lo Stato. Io non credo che sia un grande affare»
. Il problema non
è solo economico, ma anche sociale. «Non sarà evidente
come l’effetto Fiat
– riflette Genuardi -, ma qui ogni azienda sta
diminuendo sensibilmente l’organico proprio perché ha perso il business
della Pal»
. Facciamo due conti? Se il nostro Paese dà da vivere
a circa 20mila aziende di Ict, si fa in fretta a parlare di migliaia di disoccupati.
Non era proprio questo quello che si intendeva con l’idea di istituire una Consip
per abbattere il debito pubblico.
Ed è anche un problema politico. È come se la macchina messa in
azione dal precedente Governo sia sfuggita dalle mani degli ideatori. Così,
l’ex ministro Vincenzo Visco è tornato su Consip con un’interpellanza.
E che il problema sia politico lo evidenzia ancora Genuardi: «Proprio
per questo fattore "politico" sono fiducioso che ci possa essere un
possibile accordo»
.
Sul problema politico Martello di Intercomp riprende: «Dove inizia
e dove finisce l’iniziativa del libero mercato? Quella di Consip non è
libera concorrenza, anche perché non c’è più persona che
si prenda la responsabilità di acquistare fuori da Consip, visto e considerato
che su di lui pendono responsabilità penali»
. L’importante
è svelare quali lobby si siano attivate per sistemare la situazione.
E a questo proposito Genuardi è sceso in Parlamento ed è veramente
molto attivo su questo fronte e commenta: «In alcune riunioni sinceramente
non ho capito chi era mio alleato e chi remava contro»
.

Meglio un ruolo di controllo
Ma cosa viene "assolto" di Consip? «Personalmente giustifico
solamente il fatto che Consip sia riuscita a snellire l’iter burocratico cui
erano costretti molti enti»
. Conclude così Martello affiancato
da Vincenzo Verità di Asem che commenta: «Per
quanto riguarda l’hardware tutto sommato visti i livelli di scarso controllo
su certificazioni normative e di qualità normalmente attuati nei capitolati
di fornitura da parte delle singole amministrazioni, ben venga il ruolo di un
ente centrale come Consip, posto però che faccia un lavoro un po’ più
attento sul controllo delle configurazioni, della qualità dei componenti
utilizzati, della reputazione dei fornitori sul mercato e che applichi direttamente
le penali a fronte delle eventuali inadempienze»
. «Ciò
non toglie che – continua Verità – per quanto riguarda il settore pc,
l’eliminazione dal "giro" del rivenditore locale, la figura professionale
più indicata a erogare un buon livello di servizio, è stato dannoso
sia per le amministrazioni, sia per il tessuto dei rivenditori»
.
«Solo l’abolizione dell’obbligatorietà degli acquisti in Consip
può risolvere questo stato di cose
– conclude Paolo Magnani
di Comex -. Da una parte è corretto che lo Stato operi per limitare
la spesa pubblica, dall’altra non per tutti i prodotti e servizi farlo in modo
centralizzato offre i maggiori risparmi. Sta all’Ente locale decidere cosa è
meglio per se stesso»
.

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