Concessionari: rilancio o meno vanno avanti

L’Olivetti ce l’hanno nel cuore e continuano a parlarne come della “migliore azienda italiana nel mondo” Il restyling? Un’azzeccata mossa commerciale


Nostalgici, ma concreti. Sono i concessionari Olivetti che, va detto,
abbiamo fatto una gran fatica a rintracciare perché quando li chiami
sono sempre da un cliente, ma quando poi ti rispondono lo fanno con grande
cortesia. E che del "rilancio" della storica società
d’Ivrea dicono di pensare "un gran bene" perché
– capelli bianchi in testa e cuore da venditore nel petto – il primo amore
non lo scordano mai.
È il caso di Roberto Pelligra, dell’omonima Srl
di Milano che, assunto in Olivetti nel ’64 (dal ’77 in qualità
di concessionario), ricorda come «lavorare per la "Grande
Signora" era un piacere per pochi fortunati. L’azienda ti formava
con corsi che duravano almeno quattro settimane, preoccupandosi di farti
crescere sia sotto il profilo professionale che culturale e imponendo
alla dirigenza prima il benessere dei dipendenti, in seconda battuta,
il profitto dell’azienda»
.
E anche se dai tempi di Adriano Olivetti di acqua sotto i ponti ne è
passata – e anche tanta – il pensiero per molti è sempre lo stesso:
«L’Olivetti – sono ancora parole di Pelligra – non
è stata soltanto un’azienda italiana, ma la miglior azienda italiana
nel mondo. Pertanto, quando sento parlare di rilancio non riesco a capire
di cosa si sta parlando»
.
E la sensazione, anche interpellando figure come Giuseppe Lazzati,
presidente dell’Associazione concessionari Olivetti (Aco), è che
il tempo si sia fermato. Che le varie gestioni, da Carlo De Benedetti
in poi, abbiano mutato sì le chiavi di business dell’azienda, ma
non la sua percezione come "della mamma di tutte le aziende".
O quasi, visto il commento di Italo Cozzi, della Cozzi
& Banfi di Corsico, in provincia di Milano, l’unico ad auspicarsi
apertamente «che il rilancio in atto non sia solo un botto iniziale,
ma che si riesca a recuperare giorno per giorno quell’immagine positiva
che Olivetti ha riscosso nel mondo per tanti anni»
.
Di più i concessionari interpellati hanno da dire sulla commercializzazione
delle ultime soluzioni proposte, ma solo per ricordare che «ognuno
ha il suo mercato di riferimento»
.
Come Carmine De Felice, amministratore delegato di Dieffe
Sistemi di Milano, nonché consigliere Retail
dell’Aco che, occupandosi esclusivamente di registratori di cassa, guarda
con fiducia al nuovo management di Olivetti «che presto potrebbe
pensare a delle novità anche per il settore del Retail, dove i
margini sono ancora importanti»
.
E la tranquillità espressa da De Felice sembra appartenere anche
agli altri.
«Il concessionario Olivetti – ci conferma Lazzati (targa
d’oro per i 50 anni di "fedeltà" all’azienda ricevuta
l’anno scorso) – è un animale abituato a lavorare con i prodotti
d’ufficio, a risolvere problemi di rete, di software che non gira, di
stampanti troppo lente che non fanno fronte e retro insieme… Certo che
l’avvento della Grande distribuzione comporterà un nuovo approccio
alla vendita e le nostre strutture dovranno adeguarsi»
.
Ma è anche una questione di zona geografica. Lo fa notare ancora
Cozzi che, quando parla della nuova offerta presentata, constata come
«le stampanti a getto d’inchiostro e per il mercato della fotografia
digitale non le vendevamo prima, non le venderemo ora. I nostri clienti
non sono le famiglie, ma le aziende alle quali continueremo a proporre
fotocopiatori, personal computer e stampanti laser forti di un brand conosciuto
in tutto il mondo»
.
E poi aggiunge, non senza un pizzico di polemica: «Non sarebbe
forse più opportuno investire pesantemente anche in altri settori
più vicini al concessionario?»
.
Già, perché «parlare di telefonini – conclude
Lazzati – o di prodotti utilizzati abitualmente da utenti consumer
mi riesce difficile, forse è troppo moderno, più adatto
a mio figlio. Personalmente continuo a installare i miei software, verificare
se la rete dei pc funziona, se le copiatrici non si bloccano e se i fax…
trasmettono»
.

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