Con Ibm i server Intel passano di classe e diventano «mainframe»

Con l’Exa (Enterprise X Architecture), Big Blue prova a risolvere gli atavici problemi di indisponibilità dei sistemi Cisc. Il che significa fornire strutture sempre più vicine alle prestazioni degli host. Il modello xSeries 440 è il primo a eseguire questo salto tecnologico.

Per Louis Gerstner (l’ex-Ceo di Ibm) era motivo di rammarico che Big Blue fosse rimasta arroccata a difesa dei midrange, mentre vari competitor, Compaq in primis, si impadronivano del mercato pc server. Dopo uno sviluppo costato 30 milioni di dollari e durato quasi un triennio, la promessa del predecessore di Palmisano, che voleva trasferire alcune caratteristiche chiave dei server highend sulle macchine Intel, si è tradotta in realtà. "Il 2002 – sottolinea Ian Miller, vicepresidente per gli high performance server di Ibm – è finalmente l’anno dell’Enterprise X Architecture, tecnologia che coniuga caratteristiche e componenti assolutamente standard con funzionalità prese a prestito dai mainframe". Capaci di assicurare ai nuovi xSeries performance finora fuori portata, dalla scalabilità su richiesta ("pay as you grow") sino a 16 vie Smp in configurazioni partizionabili con un massimo di 64 macchine virtuali, il supporto ottimizzato per Windows e Linux, la migrazione dai 32 ai 64 bit. Migrazione resa possibile dal progetto condiviso tra i chipset destinati alle nuove piattaforme Intel (Xeon Mp e Itanium) che include la gestione di nodi modulari di sistema, partizionamento, clustering, ove l’interfaccia Infiniband mira a diventare lo standard di settore e il supporto dell’I/O remoto ad alta velocità Pci-X. Il quale da un lato raddoppia le prestazioni del bus Pci, dall’altro dona un’estensione apposita per interconnettere server e controller I/O (o adattatori Lan e storage, per un numero complessivo di 12 nel rack) distanti fino a 8 metri assicurando un transfer rate di 3,2 Gb."Entro il 2005 – riprende Miller – circa la metà dell’intero mercato server sarà appannaggio di macchine con processori Intel". Il tutto, con l’Ia-64 a recitare un ruolo da protagonista, senza peraltro relegare ai margini l’architettura a 32 bit. "Il mercato attuale – dice ancora Miller – ci vede espandere la nostra presenza nel segmento più basso dei blade server e nella fascia alta. Qui abbiamo profuso l’impegno maggiore, per soddisfare in primis le richieste di consolidamento dei server, i cui benefici vanno dal controllo dei costi alla maggiore affidabilità, e per supportare le applicazioni critiche, dall’Scm alla Bi, dall’Erp al Crm, in un contesto di scalabilità concepito per ottimizzare il Tco".

Cosa fa l’Exa


L’elenco delle peculiarità di derivazione mainframe fatte proprie dall’Enterprise X Architecture (Exa) è consistente: le risorse sono organizzate in modo che l’eventuale crash di una virtual machine non impatti sul funzionamento delle altre né sull’intero server, grazie alla valenza del software VmWare (che consente l’allocazione dinamica alle diverse applicazioni attive nelle partizioni), nonché all’architettura di base standard, ma capace di avvantaggiarsi di tecniche quali l’Active Memory, che aumentano l’affidabilità delle normali memorie Ecc puntando sulla ridondanza e provvedendo al mirroring dei chip in modo analogo a quanto avviene per i dischi in configurazione Raid-1.


Ugualmente ispirata a quanto disponibile sui server high end, c’è poi la possibilità di anticipare guasti tramite una gestione predittiva applicata alle componenti, un apposito capacity manager e allarmi automatici, la fault tolerance affidata in primis alla tecnologia ChipKill (memoria che si autocorregge). Svariati sono gli strumenti per ridurre tempi di fermo e di recovery, che possono contare su un’attività diagnostica, condotta in tempo reale mentre il sistema è in funzione, mai così sofisticata su macchine della medesima categoria. Le caratteristiche dell’Exa si combinano con eLiza, tecnologia che permette agli xSeries di reagire autonomamente in presenza di anomalie. eLiza è il frutto di un progetto di ricerca mirato a creare server auto configuranti, capaci di autogestirsi e di autoproteggersi da malfunzionamenti e guasti. Tool, quindi, che si configurano di valenza strategica per l’azienda, e su cui può fare leva il software di system management Ibm Director, costituito da tre componenti: un management server con relativa console, gli agenti, e una componente opzionale di server extension che include, oltre a capacity, cluster e Raid manager, l’interfaccia grafica per la gestione delle partizioni e specifici tool che contribuiscono ad aumentare l’affidabilità del sistema.

"Analisi di Gartner – spiega Doug Oathout, marketing manager per gli xSeries – confermano che l’indisponibilità dei server Intel è per oltre il 40% dovuto al degrado del software. La maggioranza dei fermi può essere prevenuta con una specifica funzione di Director, denominata "software rejuvenation", con cui gli applicativi più datati sono soggetti a periodici refresh che prevengono numerosi problemi scontati". Primo server a incorporare la piena espressione dell’Exa è l’xSeries 440. "L’annuncio di questo server – dice Oathout – corrisponde allo sviluppo più significativo nell’ambito del nostro gruppo". Un singolo xSeries 440, che può disporre di un massimo di 8 processori Xeon Mp e 32 Gb di Ram, può essere connesso a un sistema analogo per formare un unico Smp a 16 vie nello spazio di un rack 8U. Il clustering permette a più server di condividere i carichi di lavoro dando ridondanza e tolleranza ai guasti, senza peraltro ricorrere a unità separate, switch e adattatori.

Un server di matrice Numa-q


Sviluppato sulla base dell’architettura Numa-q, l’xSeries 440 è il primo server a tecnologia standard che implementa una cache di sistema di livello 4 (32 Mb per ogni nodo a 4 vie), capace di aumentare le performance, garantiscono in Ibm, del 20%. Gigabit Ethernet integrata, supporto Raid, 4 ventole di raffreddamento e 2 alimentatori hot-swap completano il quadro delle principali caratteristiche della nuova unità. Partendo da un macchina a 4 vie, poi, è possibile arrivare direttamente ai 16 processori.


"Le due aree principali a cui indirizziamo il nuovo xSeries 440 – riassume Miller – corrispondono alle applicazioni enterprise e al consolidamento dei server. Sarà proposto al mercato business attraverso dei solution Var, e preconfigurato con applicativi che ne sfruttano appieno le performance". Il tutto, si intuisce, con l’intento di fornire soluzioni al medesimo livello qualitativo che contraddistingue i mainframe o sistemi midrange come gli iSeries. E anche guardando al Tco come parametro chiave. "E quando sarà il momento di passare all’Ia 64 – chiosa Miller – il mercato ci troverà pronti con soluzioni realizzate nella medesima ottica".

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome