Con Dcml si prova a normalizzare i datacenter

Un pool di proponenti, fra cui Eds, e di sostenitori, fra cui Computer Associates, prova a mettere ordine nei centri dati.

15 ottobre 2003

Una nuova declinazione per Xml è in arrivo. E questa volta pare possa avere un’importante presa sul mercato, dato che punta dritto al cuore dei datacenter.


Una buona presa anche perché dietro il proponendo standard, il Dcml (cioè Data Center Markup Language) ci sono, in seconda fila, Akimba, Bea, Computer Associates, Marimba, Mercury Interactive e Tibco, che sono membri attivi dell’organizzazione omonima allo standard, la dcml.org.


Già così, l’aspirante standard odora di enterprise management, a tratti di on demand computing (specie se si pensa a Computer Associates).


Se poi si arriva alla prima fila dei proponenti, si trova Eds e Opsware, due società che, a vario titolo, fanno capire come il Dcml ponga una sfida attiva ad Hp, Ibm, Sun e anche Microsoft, cioè a quei vendor, che per quanto differenti fra loro, hanno messo nel core business la gestione dei datacenter.


Eds in qualità di system integrator e Opsware, in qualità di middleware vendor pongono l’accento sull’incompatibilità fra server e applicazioni presenti nei datacenter, tale da richiedere ingenti sforzi di integrazione e di personalizzazione.


Per uscire dal caos delle sale macchine, la loro proposta è: facciamo uno standard in grado di garantire che qualsiasi strumento entri in un datacenter, rispettando una particolare declinazione di Xml, possa parlare con qualsiasi altro e possa, soprattutto, essere gestito da una console Dcml, come quelle, guardacaso, prodotte da Opsware.


A Eds Dcml piace in quanto le consentirebbe di offrire servizi di outsourcing, sulla carta, a più basso costo. Banalmente, le permetterebbe di rivitalizzare lo stagnante mercato dei servizi gestiti.


E se diventasse standard, questo sostengono i proponenti, a trarne vantaggio sarebbero anche le stesse divisioni servizi di Hp, Ibm e Sun.


C’è fiducia, quindi, nel palco dei proponenti. Quello che ancora non è chiaro è il tavolo di lavoro su cui lo standard potrà essere esaminato ed emendato. Ma intanto è già importante che se ne parli.

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