Comunicare senza fili, passione italiana

Il rapporto Eurispes conferma l’amore per i cellulari. Ma crescono anche gli acquisti di pc

stamani a Roma è stato presentato il Rapporto Eurispes 2006. Di seguito pubblichiamo la parte che riguarda il settore Ict


La crescente passione degli italiani per i prodotti ad alta tecnologia è
nota, come dimostra, ad esempio, il continuo cambiamento di telefonini. Per la
prima volta nel 2004 la spesa per i servizi di comunicazione mobile ha
superato quella per i collegamenti attraverso la rete fissa

e, nello stesso anno, si è stabilito un nuovo primato relativo al numero di
linee telefoniche mobili che ha oltrepassato il numero di abitanti.
Inoltre, gli italiani acquistano con sempre maggiore frequenza il computer: nel 2004 ne sono stati
comprati oltre 3 milioni e mezzo, il 40% in più rispetto al 2002.
Circa la metà dei computer venduti è un portatile e
quasi tutti sono ormai dotati della tecnologia wi-fi, che
consente l’accesso alla rete Internet senza un collegamento fisico. L’incremento
delle vendite dei portatili, che nell’arco di soli due anni sono passate da un
quarto dei computer venduti a quasi la metà, segnala ulteriormente l’interesse
degli italiani per le comunicazioni senza fili, sebbene gli hot spot, ossia i
punti di accesso via radio ad Internet, siano, a fine 2004, meno di 1.500. Il
mercato della banda larga (costituita principalmente dall’Adsl) con oltre 4,5
milioni di accessi, è ormai una realtà, mentre è in procinto di diventare tale
il wi-fi, per il quale si stanno mettendo a punto nuovi standard che ne
potenzieranno notevolmente l’efficacia.


Il mercato dell’Ict. Nel 2004 il mercato italiano dell’Ict è cresciuto complessivamente dell’1,4%,
raggiungendo il valore complessivo di 61.180 milioni di euro. Secondo i dati Assinform relativi al primo
semestre 2005, il 41,7% del fatturato proviene da consumatori privati, ossia dal mondo delle famiglie, mentre
il rimanente 58,3% da un’utenza business (aziende e Pubblica amministrazione).
La percentuale di spesa delle famiglie in questo ambito sta però crescendo, considerando che nel primo
semestre 2003 era pari solo al 39% (e quella business al 61%). Il trend di crescita di questo mercato nel suo
complesso non rispecchia però l’andamento di una delle sue componenti, ossia il mercato It che, invece, fra il 2002 e il 2004 ha registrato tassi negativi, pari, rispettivamente, a -3,2%
(2003 su 2002) e -0,4% (2004 su 2003). In definitiva è il settore Tlc che si sviluppa,
con tassi dell’1,8% nel 2003 e del 2,3% nel 2004. Tenendo presente che tale settore fattura circa il doppio di
quello dell’informatica, la crescita delle Tlc consente di trascinare l’intero comparto Ict.
Il mercato italiano dell’Ict si distingue
da quello degli altri paesi europei per tre aspetti. In primo luogo si rileva la
cospicua incidenza percentuale del settore delle telecomunicazioni rispetto
all’intero mercato Ict, che in Italia è pari al 68,4% (2004), mentre in Germania
ammonta al 55,2%, nel Regno Unito al 53,1%, in Francia al 51,4%. Ad eccezione
della Spagna, nella quale tale incidenza percentuale del settore delle
telecomunicazioni è maggiore di quella italiana (69,6%), si può affermare che
gli italiani siano più interessati alle comunicazioni, piuttosto che
all’hardware

, e questa circostanza si riflette evidentemente sulla spesa.
In secondo luogo si osserva che le dimensioni assolute del mercato italiano pari, nel 2004, a 61,2
miliardi di euro, sono piuttosto ridotte rispetto a quelle di altre nazioni europee, simili per popolazione e
sviluppo economico. In altre parole gli italiani non spendono quanto i francesi, gli inglesi ed i tedeschi per i
prodotti e i servizi dell’informatica e delle telecomunicazioni.
Infatti, in Francia il mercato Ict ha una dimensione superiore al 50% di quello italiano, raggiungendo
quota 98,8 miliardi di euro, mentre in Gran Bretagna il mercato è addirittura il doppio rispetto a quello della
Penisola, essendo pari a 117,6 miliardi di euro. Anche la Germania, pur avendo una popolazione più
numerosa (circa 80 milioni, contro i 58 dell’Italia), ha un mercato che è quasi due volte e mezza quello
italiano, pari a 142 miliardi di euro. In terzo luogo il mercato italiano dell’Ict si sviluppa meno di quello di
altri paesi europei. Se il mercato tedesco dell’Ict cresce solo poco di più di quello italiano (1,5% nel 2004)
ossia dell’1,7%, in Spagna, Francia e Regno Unito, i tassi di crescita sono in media più che doppi rispetto a
quello italiano essendo pari, rispettivamente al 2,9%, al 3,4% e al 3,6%. In definitiva i dati mostrano che non
tutta la popolazione è pronta ad utilizzare le nuove tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni, per cui
il cosiddetto digital divide rappresenta un serio problema del Paese. D’altronde, è sufficiente pensare agli
anziani per rendersi conto che lo stesso uso del telefonino non è molto diffuso, per non parlare di computer e
Internet.

Il mercato dell’informatica. Nel 2004 sono stati venduti in Italia 3.620.000 computer, di cui 2.018.000
desktop, 1.465.000 portatili e 137.000 server. La crescita dei computer è notevole, con tassi di sviluppo
vicini alle due cifre (+9,8% nel 2003 e +16,7% nel 2004). I portatili costituiscono il settore più dinamico, con
incrementi superiori al 30% (33,1% nel 2003 e 34,5% nel 2004), passando a rappresentare nell’arco di soli 2
anni da poco più di un quarto (29%) a poco meno della metà (40,5%) del mercato dei computer (2002-2004).

Il mercato delle telecomunicazioni. Il mercato italiano delle telecomunicazioni ha raggiunto nel 2004 il
valore di 41.860 milioni di euro, con una crescita complessiva del 2,4%. Dall’analisi dei dati si deduce che
gli italiani preferiscono spendere maggiormente nei servizi di telecomunicazione piuttosto che negli
apparecchi.

L’articolazione del mercato delle telecomunicazioni in rete fissa e mobile. Analizzando il mercato
delle telecomunicazioni nelle sue due fondamentali componenti, ossia rete fissa e rete mobile, si scopre
innanzitutto che il mercato della rete mobile è quello più grande. Inoltre le Tlc mobili crescono
complessivamente con tassi soddisfacenti (+2,4% nel 2003 e +2,9% nel 2004), mentre le Tlc fisse alternano
tassi di crescita negativi con tassi positivi (-1,6% nel 2003 e +0,9% nel 2004). Se poi si esaminano con
maggior attenzione le varie componenti dei due comparti delle telecomunicazioni, si rilevano innanzitutto
alcuni fatti di notevole importanza:
– nel 2004, per la prima volta, i servizi di rete mobile hanno fatturato di più (16,65 miliardi di euro) di
quelli di rete fissa (16,2 miliardi di euro);
– il mercato dei terminali di rete mobile, ossia i cellulari, vale circa 10 volte quello dei terminali di
rete fissa, ovvero i telefoni fissi;
– questi ultimi (i telefoni fissi) rappresentano però il settore con il maggior tasso di crescita: +15,2%
nel 2003 e +9,2% nel 2004; ciò si spiega con l’introduzione dei videotelefoni fissi, che però non
hanno incontrato l’interesse sperato del mercato;
– il rapporto tra spesa per i servizi e spesa per gli apparecchi nel settore delle Tlc mobili è pari a 5,
mentre in quello delle Tlc fisse è pari a 50;
– gli investimenti nella rete mobile sono strutturalmente doppi rispetto a quelli relativi alla rete fissa;
– è diventato significativo il mercato degli apparati multiservizi (poco meno di 1 miliardo di euro
l’anno), che comprende schede interfaccia di rete, apparati di accesso, hub, switch, router, modem, Wlan, Wi-fi, Protocolli 802.11x.
In definitiva, l’analisi del mercato consente di effettuare, seppure in linea di massima, le seguenti
osservazioni:
– gli italiani continuano a privilegiare le telecomunicazioni mobili, tanto che ormai la bolletta del
telefono fisso è più bassa di quella del telefono mobile;
– proprio in virtù di tale preferenza, gli italiani non risparmiano sulla spesa per l’acquisto dei telefoni
cellulari e di altri apparecchi che si basano sulle Tlc mobili, come i dispositivi per il wi-fi (3,5
miliardi di euro nel 2005);
– la spesa è in larga misura dovuta alla necessità di
adeguarsi alle nuove tecnologie, in particolare per sostituire gli obsoleti Gsm
con i più moderni Gprs e Umts.


Il mercato dei servizi di Tlc fissa e mobile. Approfondendo l’esame dei
dati relativi al mercato dei servizi di telecomunicazioni, ci si rende conto che
il settore della rete fissa si caratterizza per una maggiore quota di servizi
diversi da quelli di fonia (servizi a valore aggiunto, come i numeri verdi,
accesso Internet, trasmissione dati, Sms e Mms nel caso di rete mobile), che
rappresentano il 37,9% dell’intero settore, mentre nel caso delle Tlc mobili i
servizi diversi da quelli di fonia costituiscono solo il 15,4%. In sostanza, per
comunicare vocalmente gli italiani hanno speso nel 2004 complessivamente 24,1
miliardi di euro, dei quali poco più del 40% attraverso la rete fissa e il
rimanente (circa il 60%) con apparecchi mobili. L’esistenza di un trend
riguardante la sempre maggiore preferenza degli italiani per il cellulare
rispetto al telefono fisso è confermata dai tassi di variazione del fatturato,
che mostrano la costante diminuzione della telefonia da rete fissa (-2,4% nel
2003 e -1,9% nel 2004) e, al tempo stesso, lo sviluppo di quella da rete mobile
(+8% nel 2003 e +2,9% nel 2004). Il sempre maggior ricorso ai cellulari è
ulteriormente confermato dalla crescita del traffico telefonico da rete fissa a
rete mobile, che rappresenta ormai circa il 10% del fatturato della telefonia
fissa (980 milioni di euro su 10.060 milioni di euro nel 2004).

Tale incremento si giustifica anche con il processo di revisione tariffaria che ha reso meno costosa
questa tipologia di comunicazioni. Ma il settore dei servizi di Tlc che si sta veramente sviluppando in modo
molto interessante è l’ampio comparto dei servizi a valore aggiunto, in particolare quello sulla rete mobile.
Infatti, se i tassi di crescita dei servizi della rete fissa sono significativi, ma non clamorosi (+3,7% nel
2003 e +5,5% nel 2004), lo sviluppo dei servizi della rete mobile è notevole (+36,3% nel 2003 e +20,4% nel
2004). Stessa accelerazione mostra, nell’ambito dei servizi a valore aggiunto della rete fissa, l’accesso a
Internet che costituisce l’unico settore con un elevato tasso di crescita (+19,0% nel 2003 e +24,6% nel 2004).
In sostanza, anche attraverso questi dati si conferma la tendenza degli italiani a utilizzare sempre di più i
servizi di telefonia mobile, ormai in misura maggiore rispetto all’uso del normale telefono domestico o
dell’ufficio.

Il mercato della telefonia mobile. Secondo i dati Assinform, in Italia per la prima volta, nel 2004, il
numero di linee attive ha superato il numero degli abitanti: 62,75 milioni rispetto a 58 milioni di abitanti.
Infatti, in un solo anno sono state attivate 6 milioni di linee, con un incremento del 10,5% rispetto al 2003.
Questa crescita è dovuta principalmente all’incremento dei contratti basati su carte prepagate, che sono aumentati
del 5,1% nel 2003 e del 10,8% nel 2004, a fronte di tassi di sviluppo più contenuti dei contratti basati su
abbonamento (+1,7% nel 2003 e +7,5% nel 2004). Inoltre la proporzione tra le due tipologie di contratti è di 1
a 10, a favore dei contratti basati su carte prepagate. Infatti, su 62.750.000 contratti, ben 57.030.000 si
basano su carte prepagate e solo 5.720.000 su abbonamento. In definitiva, considerando che i contratti per
abbonamento sono generalmente sottoscritti dalla clientela business, si può affermare che in buona misura
l’aumento dei contratti di telefonia mobile è principalmente ascrivibile al settore famiglie, che mostrano una
elevata propensione all’utilizzo della telefonia mobile, come emerge anche dagli altri dati del Rapporto
Assinform. Tale crescita è stata certamente stimolata dalla politica commerciale di alcuni operatori mobili
che, sul versante del prepagato, hanno intensificato le offerte di pacchetti composti da telefono cellulare e
nuova Sim e, sul versante dei contratti, hanno lanciato nuove promozioni, che prevedono abbonamenti
inclusivi di comodato d’uso gratuito per un cellulare.

A fronte di 62,75 milioni di numeri attivi di telefonia mobile vi sono 42,7 milioni di utenti. Il
maggior numero di linee rispetto al numero degli utenti si spiega evidentemente con il fatto che in media un
utente ha più di un numero (oltre a possedere più di un telefonino), essendo ormai diffuso il fenomeno del
numero personale distinto da quello aziendale. La differenza tra numero di utenti e numero di utenze è
crescente. Infatti se le utenze, ossia i numeri attivi di telefonia mobile, sono aumentate del 4,7% nel 2003 e
del 10,5% nel 2004, il numero di utenti è aumentato solo del 3,5% nel 2003 e del 2,6% nel 2004. In effetti
nel 2002 gli utenti erano 40 milioni, nel 2003 41,6 milioni, e nel 2004 42,7 milioni, che corrisponde circa a
tre quarti della popolazione italiana. La dinamicità del mercato della telefonia mobile, e quindi l’interesse
degli italiani per i cellulari, è dimostrato anche dal numero di utenti che sono passati da un gestore all’altro:
3,7 milioni dal 2002, di cui 2,1 milioni solo nel 2004. Infine, il Rapporto Assinform 2005 segnala che in
media gli utenti di telefonia mobile spendono annualmente circa 390 euro, importo che non si può certo
considerare modesto.

Il mercato della banda larga. Oltre ai telefonini, anche la banda larga costituisce un’altra passione
degli italiani. L’accesso veloce a Internet sta infatti crescendo in modo esponenziale: dai 965.000 utenti di
Adsl e fibra ottica del 2002, si è passati ai 2,25 milioni del 2003, per arrivare ai 4,45 milioni nel 2004. In
Italia la banda larga è realizzata sostanzialmente con il sistema Adsl, i cui accessi sono 20 volte più numerosi
di quelli basati sulla fibra ottica. Tale differenza è in crescita, come dimostrano i tassi di sviluppo che
vedono, da una parte, gli accessi in fibra ottica aumentare con tassi del 56,5% nel 2003 e del 18,9% nel 2004
e, dall’altra, gli accessi con Adsl svilupparsi con tassi del 143,5% nel 2003 e del 97,8% nel 2004. Questi tassi
di crescita a tre cifre, con raddoppio degli utenti ogni anno, si spiegano con i costi sempre più bassi del
servizio, e con l’annullamento dei costi di attivazione, in particolare per quanto riguarda l’Adsl, l’offerta di
contratti a consumo, privi di un canone periodico fisso. In conclusione, anche l’accesso veloce ad Internet
comincia ad essere una realtà anche in Italia.

Il wi-fi, l’ultima moda in materia di telecomunicazioni. Anche il wi-fi cresce, in linea con gli altri
settori delle telecomunicazioni senza fili. Sono arrivati a quota 1.315 i punti di trasmissione (hot spot) wi-fi,
grazie a una politica di espansione degli operatori per assicurarsi i punti di trasmissione più importanti. Si
tratta degli alberghi, degli aeroporti, delle stazioni e dei centri congressi, luoghi frequentati da un’utenza di
tipo professionale, dove si concentra il 70% degli hot spot, e si basano su accordi di roaming, che consentono
a più operatori di fornire i propri servizi agli utenti condividendo la stessa infrastruttura. Attualmente, il
servizio wi-fi è però indirizzato principalmente a un target di utenza rappresentato dai professionisti, che si
connettono alla rete per utilizzare il servizio di posta elettronica e accedere alla intranet aziendale (mobile
workers). La Lombardia è quella con il più alto numero di hot spot, circa il 15,6% del totale. Segue con il
12,9% la Sicilia, nella quale alcuni operatori locali hanno effettuato numerose installazioni, e il Lazio con il
10,7%. Gli operatori di rete fissa considerano il wi-fi come una delle modalità di accesso a Internet in banda
larga e si propongono come fornitori di un servizio di installazione dell’hot spot “chiavi in mano” presso i
siti, quali per esempio negozi e pubblici esercizi. Spesso questo servizio viene accompagnato da soluzioni di
tipo infrastrutturale, che comportano il cablaggio dell’intera struttura tramite rete locale wireless (Wlan).

Le sperimentazioni wi-fi in Italia. In alcune regioni sono già partite le
prime sperimentazioni. È il caso della Provincia di Firenze che ha pubblicato un
bando di gara nel mese di ottobre 2005, relativo alla cablazione in wi-fi di
tutta la provincia. Il presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi,
intende riproporre l’esperimento ambizioso iniziato negli Usa, il paese che ha
da sempre dato l’impulso maggiore alla diffusione di Internet. La prima
esperienza è stata realizzata nella città di Filadelfia dove, grazie ad una
serie di ripetitori (hot spot) distribuiti sull’intero territorio, è stato
possibile coprire 350 chilometri quadrati di superficie e fornire il servizio ad
un costo medio per utente di circa 20 dollari mensili. Il progetto toscano
prevede la copertura di 44 comuni, su una superficie di 3.514 chilometri
quadrati, popolata da circa un milione di cittadini. L’idea nasce da un’esigenza
strutturale, avendo il territorio toscano caratteristiche intrinseche piuttosto
complesse: per il 28% montuoso, per il 4% pianeggiante e per il 68% collinare.
Il progetto costerà all’incirca 5,6 milioni di euro, di cui l’80% stanziato dai
fondi pubblici (Provincia, Cipe e legge 41) ed il 20% a carico del vincitore
della gara d’appalto. In termini di velocità, le utenze business potranno
usufruire di una connessione attestata su 1,2 mega al secondo, mentre quelle
domestiche navigheranno da un minimo di 256 Kbps ad un massimo di 640 Kbps. Ma
il vero punto di forza del progetto è dato dalla possibilità di essere sempre on
line senza alcun limite temporale, in un territorio dove, a causa delle
complesse caratteristiche geografiche, la scarsa dotazione infrastrutturale ha
rappresentato da sempre un ostacolo che ha rallentato lo sviluppo e la
sperimentazione di nuove applicazioni. I benefici derivanti dalla diffusione
della wireless si potranno misurare essenzialmente lungo due direttrici: la
prima, di immediata intuizione, riguarda la riduzione del digital divide grazie
alla copertura dei piccoli Comuni e delle Comunità montane. Il secondo
giovamento riguarderà invece il mercato delle telecomunicazioni e quello
occupazionale, in seguito all’aumento della competitività. Si assisterà inoltre
al consolidamento di Internet e dei suoi servizi, primo fra tutti la telefonia
Voip.

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