Commercio, alberghi e ristoranti puntano sull’e-commerce

L’Istituto per la promozione industriale ha pubblicato il monitoraggio sui fondi stanziati per i bandi della ex legge 388/2000

9 settembre
2004
Dove sono finiti i soldi per l’e-commerce? E come sono
stati impiegati? A questa e altre domande relative ai fondi relativi ai bandi
contenuti nella ex legge 388/2000 risponde il rapporto sul monitoraggio degli
interventi realizzato dall’istituto per la promozione industriale disponibile in
versione completa sul sito www.ipi.it.

Dopo un’analisi sull’evoluzione dell’Ict e e del commercio
elettronico in Italia e in Europa, il rapporto esamina le differenze procedurali
tra il primo e secondo bando e le ragioni che hanno portato al finanziamento
dell’e-commerce e del collegamento telematico. Infine vengono presi in esame
i risultati aggregati dei due bandi (primo e secondo bando
e-commerce e quick response) e che per quanto riguarda il primo relativo
all’e-commerce mostra che su 135 progetti ammessi alle agevolazioni, cinque
hanno rinunciato ai finanziamenti. In questo modo il totale delle imprese
interessate è passato da 6.234 a 5.829 (i dati comunque non sono
definitivi).





Su 130 progetti presentati sono pervenute richieste per l’erogazione dell’agevolazione unicamente da 22 progetti per un totale di 544 imprese beneficiarie. Le agevolazioni liquidate alla data del 2 marzo 2004 ammontano a 3.119.531 euro.
Per il primo bando quick
response alla data del 2 marzo 2004 su 44 progetti ammessi, hanno
rinunciato ai finanziamenti quattro

, portando il numero delle imprese interessate da 793 a 746 imprese. Le richieste pervenute per l’erogazione dell’agevolazione sono state nove per un totale di 81 imprese beneficiarie.

Per il secondo bando e-commerce su 6.195 progetti ammessi
141 soggetti promotori hanno comunicato il raggiungimento del 30% delle spese
relative al progetto presentato, 25 hanno fatto richiesta di rinuncia. Per il
secondo bando quick response su 602 progetti ammessi hanno comunicato il
raggiungimento del 30% delle spese relative al progetto presentato 17 soggetti
promotori e uno ha fatto richiesta di rinuncia.



I RISULTATI DEL PRIMO BANDO
E-commerce: la Lombardia guida la classifica dei progetti ammessi con 24 seguita dal Veneto con 18 e dall’Emilia Romagna con 17. Il Lazio ha presentato un numero minore di progetti che comportano però un investimento totale più elevato di quello delle altre regioni. I settori di attività più rappresentati sono quelli del commercio al dettaglio 23,4%, degli alberghi e ristoranti 14,4%, commercio all’ingrosso 9,5% e commercio di veicoli con il 6,2%. L’informatica vale il 4,1%.

Quick
response
: il bando ha visto l’ammissione di una quarantina di progetti concentrati soprattutto in Toscana e Veneto. I settori di investimento si trovano all’interno del comparto tessile, dell’abbigliamento e di quello calzaturiero I settori maggiormente rappresentati sono la preparazione e concia del cuoio con il 31,5% e quello degli articoli per l’abbigliamento con il 24,3%.

I RISULTATI DEL SECONDO BANDO
E-commerce: la Lombardia risulta al primo posto sia per numero di imprese (1.526, 18% del totale) che per investimento ammesso (123.527.743 euro); il Veneto si è piazzato al secondo posto come numero di imprese (1.048), con un’investimento ( 65.330.000 euro) che rappresenta circa la metà di quello della Lombardia. L’Emilia Romagna si piazza al secondo posto come investimenti ammessi.
Anche per il secondo bando e-commerce le piccole imprese sono quelle maggiormente rappresentate (6.366), costituendo il 75,2% del totale, rispetto al 18,4% delle medie (1.285) ed al 13% delle grandi (819).

I settori di investimento maggiormente presenti sono il commercio all’ingrosso (14,5%), l’informatica (14,1%) e i servizi alle imprese (11,7%).
Quick
response
: I progetti ammessi alle agevolazioni per il secondo bando quick response sono stati 602 e hanno coinvolto 918 imprese.

La Lombardia è la regione dove risulta essere maggiore il numero di soggetti promotori ammessi; a seguire si sono piazzate il Veneto e l’Emilia Romagna.

I settori maggiormente rappresentati
sono le industrie tessili (33,4%), gli articoli di abbigliamento (22,9%) e la
preparazione e concia del cuoio (13,9%).

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