Come si fa Cpm in Italia

Cento responsabili finanziari nazionali si sono espressi sul Corporate performance management. È emerso un mercato che da una parte vede aziende all’avanguardia, dall’altra realtà legate a Excel 

In fatto di Corporate performance management il mercato italiano sembra spaccato
in due: da una parte aziende all’avanguardia nell’adozione di sistemi
direzionali, dall’altra chi è ancora legato al foglio elettronico.
Lo stabilisce una ricerca commissionata da Tagetik, azienda toscana che fa soluzioni
di Cpm, a Mds Consulting, che ha contattato un campione di 100 aziende quotate
in Italia (su un totale di circa 300) sul tema dell’informazione finanziaria
e i sistemi a supporto del top management. La ricerca ha anche detto che solo
il 17% pensa a estendere le funzionalità del sistema Erp per coprire
le esigenze dell’area finance, a dimostrazione di come quest’area
necessiti di strumenti dedicati. Ma andiamo con ordine.

Alla ricerca hanno partecipato responsabili finanziari (39%), Cfo (18%), direttori
amministrazione e finanza (9%), direttori amministrazione, finanza e controllo
(8%), responsabili pianificazione e controllo (6%) e controller (3%), altri
(tra responsabili bilanci, direttori amministrativi) sono il 17%. Tra le priorità
It segnalate per l’area direzionale, quasi a pari merito il campione ha
indicato la necessità di dotare tutte le aziende del gruppo della stessa
infrastruttura direzionale (30,9%) e la necessità di gestire il reporting
direzionale in modo più veloce e flessibile, anche attraverso soluzioni
Web (30,1%).

Lo stato dell’arte dell’It in area finance risulta essere abbastanza
variegato. A oggi il 46% delle aziende intervistate dispone di elaborazioni
ad hoc mediante strumenti di base come Excel o simili per fornire dati e analisi
sulle performance aziendali alla direzione amministrazione, finanza e controllo.
Solo il 31% dispone di un sistema direzionale collegato all’infrastruttura
gestionale. Il 15% utilizza funzionalità proprie del sistema Erp.

Migliorare la pianificazione
Nell’indicare i principali eventuali limiti dei sistemi di controllo delle
performance in uso, il 39% dichiara che il sistema è ottimale da tutti
i punti di vista, mentre il 32% sostiene che manca integrazione fra le varie
componenti e i processi semi manuali (il 15% ritiene il sistema rigido e poco
flessibile al cambiamento del modello di business, mentre l’11% dichiara
troppi sistemi coinvolti nel processo direzionale). Nell’ottica dell’unificazione
dei processi finance, le priorità sono il miglioramento del processo
di pianificazione finanziaria (53%), quello di consolidamento dei dati (53%),
il miglioramento del processo di budgeting e forecasting (49%) e il miglioramento
del processo di consuntivazione mensile per il 43% degli intervistati. In seconda
battuta sono ritenuti importanti il miglioramento della qualità della
reportistica (47%), l’estensione delle analisi e delle previsioni non
solo ad indicatori finance, ma anche operazionali (per il 50% degli intervistati)
e il sistema di incentivazione legato a misure di natura non solo economica,
ma anche finanziaria e patrimoniale (50%). Comunque sia, gli investimenti It
in area finance implementati negli ultimi tre anni, sono stati valutati buoni
dal 59% degli intervistati, sufficienti dal 26%, ottimi solo dal 9%, insufficienti
dal 3%, con ancora il 3% che non sa esprimersi.

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