Come gli Asp possono rimuovere la diffidenza degli utenti

Attualmente le aziende, secondo un’indagine di Sirmi, percepiscono il mercato dell’Application service provisioning più come un rischio che come un’opportunità. I vendor devono fornire applicazioni facilmente fruibili da parte dell’utente e un supporto affidabile.

Nonostante i grossi investimenti, quello dell’Application service provisioning è un mercato che stenta a decollare.


L’entusiasmo mostrato dagli attori It e Tlc verso il modello Asp è riuscito a contagiare solo limitatamente i clienti e i fornitori di applicazioni. Nel nostro Paese ha incontrato diverse resistenze, riconducibili principalmente a motivi di tipo psicologico/culturale, di tipo strutturale e organizzativo: si va dal timore di dover trasferire i propri dati strategici a quello di rimanere troppo legati al fornitore del servizio. Anche le questioni strutturali non sono da sottovalutare e derivano dalla presenza in Italia di molte piccole e piccolissime imprese non particolarmente ricettive in termini di tecnologia e dalla necessità di queste realtà di utilizzare soluzioni ad hoc che non si rivelano adatte per il modello Asp. Vi è poi la limitata diffusione di collegamenti a larga banda. Questo è il quadro tracciato da un’indagine condotta da Sirmi su un campione di 220 aziende italiane con oltre 50 dipendenti, presentata nell’ambito del convegno "Asp: nuovi contorni di un modello innovativo di accesso a servizi e soluzioni". Dato sorprendente, dall’analisi emerge che solo il 39% delle aziende intervistate conosce le caratteristiche e le modalità di un servizio Asp, mentre il 12,3% ritiene che non vi siano differenze tra i servizi Asp e quelli in outsourcing.


I vantaggi individuati dalle aziende riguardano prevalentemente la riduzione dei costi per il software (38,6%), l’opportunità di rinnovamento delle applicazioni (23,2%), la possibilità di concentrarsi maggiormente sul core business (16,8%) e una maggiore flessibilità di utilizzo (16,4%). Secondo Enrico Acquati, direttore area ricerca di Sirmi,"per le aziende, la visione dei vantaggi di un servizio Asp è di tipo tattico e non strategico e questo rappresenta un ostacolo allo sviluppo del mercato".


La perdita del controllo sui dati e sulle applicazioni è ritenuta un fattore di criticità dal 45,9% degli intervistati; la scarsa possibilità di personalizzare l’applicativo è fondamentale per il 22,7%, mentre la perdita del know how tecnologico è importante nel 16,8% dei casi; segue l’indisponibilità del servizio (16,4%). Secondo le aziende intervistate, il provider Asp deve far fronte a un’ampia gamma di servizi prevalentemente legati alla sicurezza.

Un servizio disponibile 24×7


Per quanto riguarda i parametri più importanti individuati per la valutazione dell’offerta Asp, le aziende intervistate hanno citato nella maggior parte dei casi la disponibilità del servizio 24×7, mentre viene sottovalutata l’importanza dei tempi di esecuzione e di consegna. Tale dato è significativo in quanto dimostra da un lato che è poco comprensibile la necessità delle aziende di usare gli applicativi online 24×7 e dall’altro appare fondamentale il fatto che i tempi di risposta delle applicazioni e di esecuzione devono essere rapidi. Le società che hanno dichiarato di utilizzare software via Internet sono il 28%, mentre il 29% si è mostrato propenso all’utilizzo futuro di tale modalità.


Le applicazioni maggiormente utilizzate sono quelle indirizzate al Web (31,8%), gestionali/Erp (21,8%) e di produttività individuale (9,1%). Questi dati mostrano come l’interesse delle aziende ricada solo in bassa percentuale su applicativi di uso comune, come appunto sono quelli di produttività individuale, in quanto questi sono già capillarmente diffusi e il loro costo contenuto viene giudicato dalle società in contrasto con la possibilità di avvalersene in Asp per ridurre gli investimenti e i processi implementativi.


È stato, invece, espresso un elevato interesse per le soluzioni Erp, Crm, Scm, Sfa, data warehouse e Business intelligence. Gli utenti, inoltre, ritengono che i gestori di data center (31% dei consensi) siano i più adatti a fornire un servizio Asp; seguono i fornitori di software standard (23,6%), di servizi di personalizzazione, assistenza e formazione (14,5%) e di connettività (14,%). "C’è da rivedere questo mercato – ha commentato Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi – ma non in un’ottica di integratori di componenti del servizio tecnologico, bensì di abilitatori di reali soluzioni per le aziende".


Per Paolo Angelucci, presidente di Gruppo Cosmic Blue Team, "è evidente che le aziende in questo momento percepiscono l’Asp più come un rischio che non come un’opportunità. Solo spezzando questa catena con dei casi di successo possiamo riuscire a far decollare questo mercato".

Software troppo complicato


Enrico Itri, amministratore unico di Microarea, punta l’indice sui reali vantaggi per le imprese di un’offerta Asp: "Abbiamo realizzato del software complicato, lo abbiamo venduto alle aziende, anche a quelle piccolissime, e adesso diciamo a queste società che tale software è troppo difficile da gestire, di lasciare perdere e lo proponiamo in Asp. Non credo che questo sia il modo più corretto di comportarsi. Dobbiamo fornire un’applicazione fruibile da parte dell’utente, dare un prodotto affidabile perché supportabile. A questo punto la Pmi italiana può operare tranquillamente. Il grosso problema che incontriamo quando andiamo a proporre un modello di business in Asp è quello di far capire al cliente che gli stiamo facendo risparmiare qualcosa. In realtà, non gli stiamo facendo risparmiare niente, perché l’azienda in tre anni paga quello che prima pagava in dieci e negli altri sette anni ci darà dei soldi che prima non spendeva. Questo le Pmi lo hanno capito perfettamente e se ne stanno alla larga dagli Asp. Un discorso diverso va fatto per le grosse aziende, che hanno sempre avuto costi molto rilevanti in informatizzazione e quindi possono avere grossi risparmi tramite il modello Asp".

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