Come creare facilmente un server di backup

Grazie alla soluzione opensource Restore, i sistemisti possono allestire una macchina dedicata alla memorizzazione degli archivi.

Creare con regolarità delle copie di sicurezza dei documenti e dei progetti sui quali si sta lavorando è un’attività che non dovrebbe essere mai trascurata. Una delle soluzioni più interessanti, soprattutto per le piccole organizzazioni, consiste nell’allestire un server e dedicarlo alla gestione ed alla memorizzazione degli archivi di backup. In ambito aziendale va bene, allo scopo, qualsiasi sistema: non è quindi necessario acquistare una nuova macchina.

Una volta identificato il sistema da utilizzare per la gestione delle operazioni di backup, è possibile orientarsi su una soluzione quale Restore. Opensource, Restore non richiede alcun esborso economico ed è compatibile con sistemi Windows, Unix/Linux e Mac OS X.

Il prodotto è scaricabile in tre differenti versioni: una serie di pacchetti per Debian-Ubuntu, una macchina virtuale che può essere impiegata con i prodotti VMware e un “live CD” che pesa circa 450 MB.

Il “live CD”, se lasciato inserito all’avvio del sistema, si fa carico di avviare una versione derivata di Ubuntu, resa più leggera grazie all’utilizzo del compatto “desktop environment” Xfce. Da qui, una volta completata la fase di boot, viene eseguita l’utility Restore.

Il vantaggio derivante da questo tipo di soluzione consiste nel fatto che è possibile provare il programma senza modificare la configurazione corrente del sistema in uso.

La configurazione di Restore è interamente gestibile ricorrendo ad una comoda interfaccia web, accessibile servendosi del browser.

Nel corso dei nostri test, abbiamo utilizzato l’immagine ISO del “live CD” di Restore, prelevandola dal sito web del prodotto.
Lasciando inserito nell’unità CD ROM il supporto appena masterizzato e riavviando il sistema, verrà automaticamente avviata Xubuntu – versione ridotta della famosa distribuzione Linux Ubuntu – e, successivamente, l’utility Restore vera e propria.

Prima dell’inizio della fase di boot, si dovrà cliccare su Start or Install RESTORE.

Non appena sarà comparsa la finestra principale, si potrà iniziare subito ad usare Restore oppure installarlo in modo permanente sul sistema in uso (non sarà più necessario ricorrere al “live CD”). In quest’ultimo caso, ci si accerti di avere a disposizione una partizione vuota “ad hoc” sul disco fisso da destinare all’installazione di Restore oppure ci si assicuri che il contento dell’intero hard disk sia cancellabile e sovrascrivibile.

Come in Ubuntu, nel caso di connessioni Wi-Fi – se sprovvisti di una scheda di rete Ethernet – si dovrà provvedere a configurare opportunamente il collegamento wireless cliccando sull’icona posizionata in alto a destra.

Impostazione dei sistemi che contengono i dati per il backup
Diversamente rispetto alle tradizionali soluzioni per il backup di file e cartelle, Restore non prevede che sia ogni singola workstation ad inviargli il materiale da mettere in sicurezza. Nel caso di Restore è il programma che provvede a collegarsi periodicamente con ogni singolo client e a creare una copia di sicurezza dei file indicati.
Qualunque sia il sistema usato su ciascun client, si dovrà provvedere ad attivare la condivisione delle cartelle contenenti i file da “backuppare”.

Configurare “Restore”
La configurazione di Restore si effettua interamente ricorrendo all’uso del browser web. E’ sufficiente digitare, nella barra degli indirizzi, l’URL http://192.168.x.x/restore dove 192.168.x.x è l’indirizzo IP assegnato alla scheda di rete del sistema sul quale è in esecuzione Restore. Per accedere al pannello di controllo del software, è sufficiente digitare la parola admin sia come nome utente che come password.

Ricorrendo alla sezione Preferences, è possibile modificare immediatamente i dati di autenticazione in modo da impedire l’accesso al pannello di configurazione di Restore da parte degli utenti non autorizzati.

La sezione Filestores è il fulcro di Restore. In quest’area, infatti, vanno definite tutte le risorse oggetto di backup. Il programma consente di indicare cartelle condivise, server FTP/SFTP (“Secure FTP”) e MySQL.
Sono indicati con il termine Target le sorgenti di un’attività di backup o di un’operazione di ripristino.

Dopo aver scelto la tipologia di backup che si intende effettuare, è necessario introdurre i dati di autenticazione per l’accesso alla risorsa indicata quindi specificare le cartelle per le quali si vuole creare una copia di sicurezza.
Come ultimo passo, Restore richiede di inserire una denominazione per l’attività di backup appena aggiunta.

La scheda Snapshot mostra lo stato del backup selezionato ad una certa data. Per avviare la copia di sicurezza, è sufficiente cliccare sul pulsante a forma di freccia, posizionato a destra della finestra.
Al termine dell’operazione, la finestra Snapshot accoglierà l’indicazione relativa all’attività di backup effettuata.

Cliccando su Setting è possibile modificare, in qualunque momento, le impostazioni relative all’attività di backup impostata.

Per specificare quale utente è autorizzato a gestire l’operazione di backup, si deve fare riferimento alla scheda Permissions. Da questa stessa sezione, l’amministratore può fare in modo che altri utenti siano in grado di accedere alla gestione del backup.

Infine, attraverso la sezione Schedule, si può fare in modo che l’intera attività di creazione delle copie di backup sia effettuata in modo automatico.
Per la programmazione di un’attività, Restore utilizza il comando Unix-Linux CRON.

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