Come aggiornare il notebook

Memoria, disco, interfacce sono i componenti di elezione per espandere un portatile obsoleto

giugno 2006 Nel mercato dei PC, in questi ultimi anni, si è manifestato
il calo di vendite dei desktop e la notevole crescita dei notebook, meno veloci
ma poco ingombranti e trasportabili. Oggi si può acquistare un notebook entry-level
per poco più di 500 euro, sufficiente per operazioni di base come navigare in
Internet, scambiare e-mail e ascoltare file MP3.

In questi modelli le prestazioni, la capienza del disco e le capacità grafiche
e multimediali sono sacrificate; per fare sul portatile quello che facciamo
sul desktop occorre spendere tra i 1.000 e i 2.000 euro, facendo attenzione
alla compatibilità con l’imminente versione di Windows
Vista. Anche se Microsoft suggerisce un minimo di 512 MB di memoria per
usare Vista, Gartner, uno dei maggiori gruppi di analisi dell’industria informatica,
ha scoperto che solo metà degli attuali PC supporteranno Microsoft Vista, e
che l’uso dell’interfaccia grafica Aero di Vista richiederà almeno un gigabyte
di RAM a doppio canale
(di più per applicazioni impegnative) e un processore
grafico dei più recenti (oltre a una CPU veloce e un disco all’altezza).

All’uscita di Windows XP, Microsoft suggerì 64-128 MB di RAM e una CPU da
almeno 233 MHz per non scoraggiare nessuno; poi, abbiamo scoperto che 384 MB
di RAM e una CPU da 800 MHz erano termini più realistici, ulteriormente influenzati
dalla velocità dell’hard disk. Possiamo quindi ipotizzare che Vista richiederà
2 GB di RAM a chi, oggi, ne usa 512-1.024 MB. Ora che abbiamo messo in guardia
chi sta per acquistare un portatile, vediamo come possiamo prolungare la vita
dei notebook che abbiamo già.

Memoria
La memoria installata sui notebook è andata crescendo man mano che i prezzi
scendevano e che si evidenziava la lentezza di Windows XP con poca RAM. Ai 256
MB di qualche anno fa si sono sostituiti gli attuali 512 MB, che diventano 1
GB sui modelli ad alte prestazioni. Se avete un notebook che arranca per aprire
file e applicazioni, il primo rimedio è espandere la RAM a 512 MB. Il manuale,
i siti Internet e un’ispezione degli sportelli sul fondo del computer vi diranno
se la memoria è espandibile.

In molti casi, basta aprire uno sportello (bloccato da una vite) e inserire
un modulo SODIMM (Small Outline Dual In-line Memory Module)
del costo di poche decine di euro per raggiungere almeno 512 MB di RAM totale.
Abbiamo usato come esempio un Satellite Pro 6100 del 2003 per installare un
SODIMM da 256 MB di memoria DDR.

Prima dell’acquisto si dovrà verificare, sul sito del produttore della RAM,
la compatibilità tra il modulo di memoria e il modello di notebook da espandere
(vedere, ad esempio, kingston.com, crucial.com e corsair.com). In questo modo
si acquista a colpo sicuro, e l’upgrade non riserva sorprese.

Nulla impedisce di installare la RAM massima consentita, anziché soli 512
MB; se, però, l’uso prevalente del notebook è per impieghi leggeri e vi capita
di usare l’alimentazione a batteria, è preferibile evitare di sprecare energia
installando più RAM del necessario.

Hard disk
Un tempo, la maggior parte dei dischi per notebook era di bassa capacità e bassa
velocità di rotazione (4.200 RPM – giri al minuto). Oggi la capacità è cresciuta,
ma la velocità non sempre. Dato che, solitamente, l’acquirente non si preoccupa
delle prestazioni del disco, finisce spesso per comprare un notebook col disco
lento.

Mentre i desktop usano normalmente hard disk da 7.200 RPM larghi 3,5 pollici
(circa 10,5 cm), nei notebook si usano per lo più hard disk da 2,5″ alti meno
di un centimetro. La velocità di scorrimento dei dati sotto la testina, a parità
di velocità di rotazione, cresce col diametro dei piatti. Anche il tempo di
accesso è legato alla velocità di rotazione: maggiore è quest’ultima, meno tempo
occorre per attendere che il blocco desiderato passi sotto la testina.

In definitiva, un disco da 2,5″ e 4.200 RPM è enormemente più lento
del disco di un desktop
, specie se la densità di registrazione non
è delle più alte. Sostituire il vecchio disco da 20 GB e 4.200 RPM con un modello
da 7.200 RPM (magari da 60 GB) imprime una decisa accelerazione alle prestazioni
del notebook.

Lo abbiamo verificato sostituendo il disco del Satellite Pro (20 GB, 4.200
RPM) con un altro Travelstar (oggi di Hitachi, anziché IBM) di capacità doppia
e 7.200 RPM, di una serie adatta a uso continuo.

Trasferimento dei dati
Fisicamente, anche l’upgrade dell’hard disk potrebbe risolversi in “svito una
vite e rimpiazzo il drive”, ma la questione è complicata dal fatto che sul disco
ci sono sistema operativo, programmi e dati da trasferire.

Esistono diversi modi per trasferire i dati dal vecchio disco a quello nuovo.
Nel nostro caso, Toshiba forniva col portatile un CD di ripristino per reinstallare
Windows XP da zero; abbiamo scelto questa strada per rimettere a nuovo Windows,
logorato da quasi tre anni di attività. I dati erano stati salvati su un disco
di rete, da cui sono stati ripristinati.

Reinstallare il sistema operativo, i programmi, le personalizzazioni e tutti
i Windows Update è tuttavia la strada più lunga e fastidiosa. Un modo molto
efficiente di traslocare l’hard disk è quello di clonarlo attraverso
uno dei programmi che creano immagini delle partizioni del disco (in un file
compresso) e le ripristinano anche su un disco nuovo. In questo modo, si fotografa
il contenuto dell’intero disco e lo si ripristina in toto senza reinstallare
nulla.

Tra i programmi di questo tipo ci sono True Image di Acronis
e le recenti versioni di Norton Ghost di Symantec, evoluzione
del famoso Drive Image/V2i Protector di PowerQuest (incorporata in Symantec).

Ora la domanda è: se sul notebook c’è un solo hard disk, dove creo la sua
immagine temporanea? Ci sono parecchi modi per farlo. Il primo è usando un disco
di rete, sfruttando il CD di avvio del programma di copia per ripristinare il
disco dalla rete al nuovo hard disk (vuoto) del notebook.

Il secondo modo consiste nell’acquistare per pochi euro un contenitore per
hard disk da 2,5″ con interfaccia USB 2.0; si monta
il nuovo hard disk nel box USB, vi si trasferisce l’immagine del vecchio
disco, la si copia sul vecchio disco, si scambiano i dischi tra box e notebook
e si trasferisce il vecchio contenuto sul nuovo disco. Poi, si provvede a ristrutturare
il nuovo disco (più ampio) in partizioni. Il vantaggio è che vi resta un hard
disk USB esterno per i backup e il trasporto dei dati.

Una terza strada è procurarsi un adattatore IDE tra dischi da 3,5″ e da 2,5″
(costa pochi euro) e installare l’hard disk del notebook su un desktop, dove
si fa il trasloco (esistono anche utility di clonazione).

Una quarta via richiede il reperimento di un adattatore da scheda PC Card
a connettore IDE per dischi da 2,5″; esistono, ma non sono facili da trovare
in commercio.

Il quinto modo è il più creativo, perché utilizza software gratuito ma richiede
qualche esperienza con Linux. Consiste nel montare i due hard disk su un desktop
(il vecchio come master e il nuovo come slave), avviare il PC dal CD di Knoppix,
usare dd_rescue per il trasferimento dell’immagine del disco
vecchio sul disco nuovo, eseguire qtparted per estendere/ristrutturare
le partizioni, fermare il sistema, rimuovere il vecchio disco e rendere master
il nuovo disco, riavviare in Windows ed eseguire scandisk e defrag (una deframmentazione
dovrebbe essere fatta anche prima di qualsiasi copia di partizione e trasferimento
da un disco all’altro).

Esistono in commercio anche dei data transfer kit composti da box USB per
il nuovo disco, cavo USB e software di trasferimento. I box USB per hard disk
sono autoalimentati attraverso il cavo USB.

Wi-Fi
La connettività wireless è integrata in molti notebook moderni, ma qualche anno
fa erano comuni i modelli “pronti” per il wireless, cioè dotati di connettore
mini PCI e di antenne interne
. Anche il Satellite Pro usato come cavia
fa parte di questa generazione; per dotarlo di connettività wireless integrata
basta acquistare una schedina wireless mini PCI per poche decine di euro (per
esempio, 802.11g o Super-G), installarla nell’apposito zoccolo (dopo aver sollevato
la tastiera e uno sportello) e connettere le due antenne.

Se il portatile ha lo zoccolo mini PCI ma non le antenne, queste si possono
acquistare a patto che il costo della scheda e delle antenne interne sia contenuto.
Altrimenti, si può sempre utilizzare una schedina PC Card; il fastidio principale
è che sporge dal computer, e quindi durante il trasporto deve essere estratta
dallo slot.

Docking
Una famiglia di periferiche tipiche dei portatili è quella basata sul docking,
ovvero l’attracco del computer su una base (port replicator o docking
station
) attraverso un connettore che sporge dalla base ed entra nel
portatile quando questo è appoggiato alla base.

Un port replicator contiene un ampio assortimento di interfacce (modem, rete,
S-Video, VGA, parallela, seriale, USB, PS/2 per mouse e tastiera, S/PDIF, cuffia
e altro ancora). Qualunque sia il numero di cavi collegati al port replicator,
il notebook viene agganciato e sganciato in un secondo.

Una docking station svolge le funzioni di un replicatore di porte e, in più,
include vani per uno o più drive e slot per una o più schede di espansione PCI;
spesso, contiene l’alimentatore al suo interno (come nel caso della D/Dock Expansion
Station di Dell).

Per chi usa una docking station o un port replicator, può essere comodo utilizzare
un supporto per monitor esterno che trasforma il notebook in un desktop. Altri
tipi di supporto tengono sollevato il notebook per meglio raffreddarlo, o lo
tengono inclinato per occupare meno spazio sul tavolo.

USB e Firewire
Uno dei reparti carenti dei notebook stagionati o economici è quello
multimediale. Si può rimediare con periferiche esterne USB 2.0 o Firewire.
I notebook di qualche anno fa supportano l’USB 1.1 ma non il 2.0, che è
40 volte più veloce ed è necessario per collegare periferiche
veloci (hard disk, masterizzatore DVD, audio, video ecc.). Un adattatore USB
2.0 più IEEE 1394 (Firewire) su scheda PC Card può essere acquistato
per pochi euro (ad esempio su eBay), e permette di collegare un hard disk esterno
e vari dispositivi multimediali (inclusi tuner e decoder TV) senza che si formino
colli di bottiglia per le prestazioni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome