Collaborazione Nuovo volto del “vecchio” e-business

Il Web diventa uno strumento privilegiato per integrare la catena di fornitura e migliorare la condivisione delle informazioni lungo le maglie della rete organizzativa. E funziona, a patto che le applicazioni non vengano interpretate come una mera estensione degli Erp.

L’e-business evolve. Da principio strettamente legato alle transazioni online, oggi si allontana sempre più dal commercio elettronico, che ne aveva caratterizzato gli esordi, per arrivare a comprendere tutto il complesso delle interazioni, tra le aziende e il loro ambiente, che prevede una condivisione dei processi attraverso il Web. “L’esigenza di collaborazione sta crescendo all’interno delle aziende – sottolinea Rosagrazia Bombini, regional director Italia e Grecia di Vignette – ed è Internet a essere deputato alla condivisione. Permette, infatti, di accelerare i processi di trasferimento della conoscenza all’interno della società e verso i partner. Oggi è possibile coinvolgere i processi, facendo accedere anche terzi, esterni all’organizzazione, alle informazioni che risiedono sul sistema informativo”. È dimostrato da un recente studio di Idc, ad esempio, che una persona spende il 35% del proprio tempo per ricercare le informazioni necessarie al suo lavoro: trovando out-of-the-box le informazioni in modo facile, si possono migliorare la produttività e l’efficienza dei processi. Fondamentale, in questo senso, è la creazione di un virtual repository svincolato rispetto ai singoli contenitori delle applicazioni utilizzate in azienda. Il content management e la gestione online del flusso documentale devono, quindi, poter gestire i contenuti lasciandoli laddove sono stati generati, tramite un layer virtuale che permette di integrare nativamente informazioni, transazioni e documenti. “Tali strumenti – chiarisce Bombini – dovranno essere di semplice utilizzo, per entrare facilmente nel ciclo dell’attività quotidiana del singolo impiegato, ed essere integrati coi sistemi di comunicazione come la posta elettronica, in modo da garantire univocità delle informazioni, sempre in linea e aggiornate, che potranno essere mantenute anche a fronte di una riorganizzazione dell’azienda”. È in atto una convergenza tra processi, utenti e contenuti, proprio in virtù di strumenti di collaborazione di nuova concezione, basati sul Web, integrati con le applicazioni di uso quotidiano. Questo permette di poter ritagliare le informazioni sulla base delle specifiche funzioni ed esigenze, riducendo i tempi di decision making e migliorando la cooperazione sui diversi processi aziendali. La multicanalità nell’accesso a questi dati, soprattutto nell’ottica della mobilità del lavoro, è obbligatoria per garantirne, in ogni momento, la consistenza. A questo scopo, si rende necessaria una maggiore attenzione da parte di ciascun lavoratore ai dati e ai record prodotti.

Organizzarsi sì, ma come?


I tool in commercio permettono di effettuare il link dei contenuti, per facilitare la navigazione all’interno delle informazioni, in tutta sicurezza. In questo senso, il portale evolve e diviene non più solo il contenitore di informazioni, bensì obbliga il singolo a riorganizzare e riprocessare i dati, per facilitare e affinare le ricerche. “L’ostacolo più grande che riscontriamo – tiene a sottolineare Francesco Baroni, direttore generale di Thesia, società del gruppo Sia – è una certa ritrosia verso una reale collaborazione sui processi. Questa è una condizione fondamentale per garantire la riuscita dei progetti, accanto alla necessità di integrazione delle soluzioni tecnologiche coi sistemi Erp. Il tentativo fatto dalla maggior parte delle aziende è di aprire i propri sistemi verso l’esterno, in una sorta di webbizzazione dei gestionali evoluti, anche se ognuno rimane ancorato alle proprie applicazioni e difficilmente si rende disponibile a crearne di nuove. Generalmente, questo atteggiamento, che privilegia l’adozione di strumenti che equivalgono a mere estensioni di un sistema interno, è poco gradito agli altri partecipanti al gruppo di collaborazione. Risulta, pertanto, necessario il ricorso a soluzioni tecnologiche che completino quelle esistenti, rendendo possibile l’integrazione dei processi dei partner, e che siano condivise fin nella loro definizione funzionale. In questo senso, costruire applicazioni che siano in grado di comunicare con sistemi di natura diversa è ancora un nodo significativo. “Le tecnologie sul campo della collaborazione, come i Web service, sono disponibili e alcuni iniziano già a utilizzarle – ha chiarito Baroni -. A mio parere, tuttavia, ancora mal si prestano a risolvere la complessità di questi processi come, invece, è avvenuto con gli Erp. Mentre per alcune attività piuttosto elementari è facile creare percorsi logici e transazionali utilizzando tali tecnologie, se si toccano tematiche complesse come la collaborazione a livello di logistica o di procurement sui processi del ciclo passivo o sulla progettazione, i Web service diventano troppo onerosi e poco flessibili. Siamo ancora nella fase in cui il loro utilizzo prevale in progetti piuttosto semplici e standardizzati”.

Un esempio concreto: il Cbi


Le industry che si dimostrano più propense a sperimentare il commercio collaborativo sono il grocery e il farmaceutico. Il manufacturing e la Pa stanno facendo un grosso sforzo per dotarsi delle infrastrutture di rete in grado di attivare processi collaborativi, e stanno cercando, anche a livello applicativo, di organizzare il portafoglio funzionale necessario per ridisegnare le logiche e le pratiche di relazione con l’ecosistema di riferimento. Il sentiero evolutivo dell’e-business consisterà, quindi, nel rendere più pervasiva questa logica di collaborazione, lungo tutti i processi aziendali.


“Si è tentato di aprire i sistemi, creando processi di cooperazione su attività legate alla vendita, al Crm, al B2C – ha concluso Baroni -, poi si è capito che tutto doveva essere commisurato a un valore reale e tangibile e questi progetti sono stati in parte abbandonati mentre, parallelamente, si è iniziato a investire sui rapporti col mondo della fornitura. Ora, il discorso si sta estendendo anche alla catena logistica”. Un esempio è il progetto che ha riguardato il mondo finanziario: il Cbi (Corporate banking interbancario) va, infatti, proprio nella direzione di estendere la collaborazione all’area dei pagamenti e della fatturazione. Si tratta di un sistema che permette alle imprese di colloquiare, elettronicamente, con tutte le banche con le quali esistono rapporti di conto, ottenendo, con un unico collegamento, informazioni relative a più conti e impartendo istruzioni a diversi istituti di credito.

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