Collaborazione: bene per 4 aziende su 5, ma smorza l’autonomia

L’opinione di oltre 500 manager fra C-level, It e Bu manager. C’è chi mette in guardia dal delegare acriticamente al gruppo le decisioni. E-mail e telefono regnano, cresce il social networking.

Kelton Research ha condotto nel febbraio scorso un’indagine per conto di Avanade sentendo 538 persone in 17 paesi (Italia compresa) tra C-Level, responsabili It e Business unit manager, per capire la loro valutazione sull’uso degli strumenti di collaborazione come leva competitiva.

Ne è emerso che l’80% degli intervistati li considera come fondamentali per la buona riuscita delle iniziative aziendali.

Lo studio ha rilevato come le aziende stiano incentivando la collaborazione fra i dipendenti, per dar loro il modo di sbrigare in maniera più efficiente le problematiche di business.

Il quadro positivo è però sbiadito da alcune risultanze che testimonierebbero l’esistenza di limitazioni di stampo comportamentistico.

Per esempio, un intervistato su tre ritiene che con la diffusione della collaboration anche le situazioni che potrebbero essere gestite autonomamente corrono il rischio di essere rimesse al gruppo, rallentando di fatto la decisione.

Uno su quattro, poi, rimarca l’onerosità, in termini di assorbimento tempo e di energia, propria delle soluzioni di collaborazione.

L’analisi dei dati italiani della ricerca riporta che un’azienda su due sta investendo in strumenti di innovazione collaborativa e che gli strumenti più utilizzati sono il telefono, l’e-mail e l’instant messaging. Cresce l’adozione dei social media, oramai presenti in tre casi su quattro.

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