Cloud: per le imprese italiane vale 789 milioni di euro

I dati Sirmi mostrano uno scenario interessante per il mondo delle imprese italiane. Crescite a due cifre anche per i prossimi anni.

È cresciuto a due cifre il mercato italiano del cloud per le imprese.
Lo sostiene Sirmi, analizzando l’andamento del comparto nel corso dei 12 mesi del 2013.
Secondo la società, infatti, si parla di un giro d’affari complessivo alla soglia dei 789 milioni di euro, con una crescita appena inferiore al 17 per cento anno su anno, in evidente controtendenza rispetto al parallelo andamento del comparto dei servizi It tradizionali, che presenta cali nell’ordine del 4 per cento nello stesso arco di tempo.
Cloud pubblici e ibridi fanno la parte dei leone, assicurandosi il 60 per cento del mercato complessivo, mentre il restante 40 per cento è appannaggio dei servizi di Virtual Private Cloud.

Interessante, in questo scenario, è la curva di crescita prevista nel breve-medio periodo: per quest’anno si parla ancora di + 16 per cento, per passare a un +17% nel 2015, anno in cui il valore supererà il miliardo di euro, e a un ulteriore 18 per cento nel 2016.

Al di là della valutazione complessiva, Sirmi presenta anche delle riflessioni di dettaglio sui diversi segmenti che compongono il certamente variegato universo cloud: Infrastructure as a Service (IaaS), che rappresenta il 54,6 per cento dell’intero comparto, Platform as a Service (PaaS), che pesa per il 41,5 per cento, Software as a Service (SaaS) e Mobile Cloud, entrambi segmenti ancora di nicchia.
Tra il 2012 e il 2013, sostiene Sirmi, le crescite più significative si sono registrate in ambito SaaS, segmento che comincia però già da quest’anno a scontare un rallentamento dovuto a progressiva saturazione.
In ogni caso, se lo scorso anno i servizi SaaS hanno raggiunto i 327,6 milioni di euro, con una crescita del 22,2 per cento anno su anno, quest’anno dovrebbero raggiungere e superare i 381 milioni, con un incremento del 16%. Si supererà il mezzo miliardo di euro (517 milioni per la precisione) tra due anni.
Il fronte IaaS, che lo sorso anno valeva 430 milioni di euro, dovrebbe già quest’anno attestarsi appena al di sotto della soglia dei 500 milioni (493,9 per la precisione) per salire verso i 676 entro i prossimi due anni.
PaaS e Mobile cresceranno a ritmo doppio rispetto agli altri due comparti, ma resteranno sempre una quota parte minimale: dai 30,7 milioni del 2013 passeranno ai 40,6 milioni a fine 2014 per superare i 72 milioni a fine 2016.

Cloud per le imprese, dunque, ma quali?
In questo momento più della metà degli investimenti si concentra su realtà dai 250 addetti in su, mentre quelle con strutture comprese tra i 50 e i 250 dipendenti si aggiudicano il 26,8 per cento degli investimenti, mentre a Pmi e Soho si ascrive poco meno del 20 per cento della spesa.
Proprio questi dati sembrano in qualche misura contraddire la visione secondo la quale
il cloud risponda in modo specifico ai bisogni delle aziende di piccole e medie dimensioni.
In realtà, sono proprio le aziende più grandi e strutturate che puntano al cloud per ampliare il data center aziendale.
Alle Pmi, secondo Sirmi, interessano maggiormente gli aspetti legati a Iaas, per ridurre o annullare completamente gli investimenti infrastrutturali.

A corollario di questa crescita, Sirmi sottolinea la crescita del numero degli operatori attivi sul mercato, nelle diverse declinazioni di Solution Provider o di Cloud Service Provider: l’adesione al modello cloud è di tutti i player, distributori inclusi.
Pare dunque che, lungi dal disintermediare, il cloud offra nuovi spunti e opportunità ai partner di canale, coinvolti sia in veste di semplici rivenditori di servizi white label, sia di fornitori essi stessi di servizi.

Quanto alla classifica dei player, il palmares è di Telecom, che ha una quota del 13,6 per cento di un mercato comunque molto frammentato.
Nell’ambito Public e Ibrido predomina Aruba, mentre nell’area Virtual Private Cloud capofila, dopo Telecom che detiene il 19,6 per cento, è Ibm con una share del 14 per cento.

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