Cisco – L’innovazione è discontinuità

Parlare di innovazione nelle aziende oggi è diventato un po’ come parlare della fame nel mondo: tutti concordano sull’importanza del tema e sulla assoluta necessità di fare qualcosa. Tuttavia l’argomento, sotto la pressione delle priorit …


Parlare di innovazione nelle aziende oggi è diventato un po’ come parlare
della fame nel mondo: tutti concordano sull’importanza del tema e sulla assoluta
necessità di fare qualcosa. Tuttavia l’argomento, sotto la pressione
delle priorità quotidiane, finisce spesso nel quadrante delle cose importanti
da fare, ma non urgenti, con il rischio che le iniziative scivolino in un futuro
non ben definito.

L’innovazione deve invece essere un’attitudine costante
con cui ciascuna persona in azienda affronta il proprio lavoro. Innovazione,
infatti, non significa semplicemente sviluppo e adozione di nuove tecnologie,
anche se c’è una correlazione tra le due cose.

L’innovazione non è un bisogno assoluto, è piuttosto lo strumento
più importante che le aziende hanno per crescere o in qualche caso per
sopravvivere. È fondamentale che ci sia quindi uno stimolo costante al
cambiamento, a introdurre tempestivamente tutti i miglioramenti resi possibili
da nuove tecnologie, ma anche a guardare in modo critico tutte quello che facciamo.

Deve essere quindi uno sforzo continuo; ma innovazione significa anche
discontinuità
. Mi spiego meglio.
Se diamo a un manager l’obiettivo di far crescere i suoi risultati del 5%, cercherà
di raggiungerlo aumentando la produttività della sua organizzazione e
limando un po’ i costi, in altre parole lavorerà sull’ottimizzazione.
Se invece l’obiettivo è crescere del 50% potrà sperare di raggiungerlo
solo facendo le cose in modo completamente diverso, in altre parole innovando
radicalmente.
E’ questa discontinuità, tecnologica o di processo, che costituisce la
vera innovazione. In altre parole bisogna cercare di innovare ogni giorno, ma
si innova davvero solo quando c’è una discontinuità, non si può
innovare dell’1% al giorno.

Per questo penso che l’innovazione non sia delegabile e sono scettico sull’idea
di un Chief Innovation Officer, almeno se viene inteso come una specie di Archimede
Pitagorico che dispensa un po’ innovazione alle varie funzioni aziendali. Invece
il Cio, inteso come Chief Information Officer, ha un ruolo fondamentale nell’introdurre
innovazione in azienda, perché l’Ict è uno dei maggiori
motori di innovazione, che può trovare applicazione in praticamente tutte
le aziende.

È chiaro che per esercitare questo ruolo il Cio non può limitarsi
a essere colui che fa funzionare la macchina aziendale dell’Ict, ottimizzandola
dal punto di vista dei costi e dei livelli di servizio. Deve invece avere piena
consapevolezza delle strategie di business dell’azienda, in altre parole condividere
la vision del Ceo e usare le sue competenze Ict per essere propositivo, per
indicare che cosa può essere fatto in modo diverso.

Oggi l’Ict è una miniera formidabile di novità, che escono a
flusso continuo, ma di cose nuove davvero rilevanti tutto sommato ce ne sono
poche. Il Cio deve saper prima di tutto individuare i trend e comprendere quali
sono le novità davvero rilevanti, quelle che determinano nuovi scenari.
La difficoltà sta nel fatto che la rilevanza dipende molto dal settore
di attività e dal modello di business dell’azienda in cui opera il Cio.

Prendiamo ad esempio le Unified Communications, sotto questa sigla si celano
diverse applicazioni e vari possibili servizi, alcuni dei quali possono avere
un impatto significativo in molte organizzazioni. Capire che cosa è rilevante
per il business model dell’azienda è compito del Cio, così come
lo è convincere il Ceo che forse vale la pena fare un investimento.

A volte mi chiedono "ma quanto si risparmia mediamente usando questa
tecnologia ?". Purtroppo non c’è quasi mai una risposta preconfezionata
buona per tutti. D’altra parte la chiave dell’innovazione sta tutta qui: bisogna
riuscire a fare per primi qualcosa di diverso dagli altri (poco o tanto che
sia). È faticoso. Quando è tutto chiaro e ben documentato non
c’è più alcun vantaggio competitivo da cogliere, in altre parole
non c’è più innovazione.

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