Cisco – Innovazione, elogio della discontinuità

Danilo Ciscato, direttore Business Development e Marketing, Cisco Italy

L’innovazione deve essere un’attitudine costante con cui ciascuna persona in azienda affronta il proprio lavoro. Non significa, infatti, semplicemente sviluppo e adozione di nuove tecnologie, anche se c’è una correlazione tra le cose. È fondamentale che ci sia uno stimolo costante al cambiamento, a introdurre tutti i miglioramenti resi possibili da nuove tecnologie, ma anche a guardare in modo critico tutto ciò che si fa. Deve essere, quindi, uno sforzo continuo. Ma innovazione significa anche discontinuità. Se diamo a un manager l’obiettivo di far crescere i suoi risultati del 5%, cercherà di raggiungerlo aumentando la produttività della sua organizzazione e limando i costi. Lavorerà sull’ottimizzazione. Se invece l’obiettivo è crescere del 50% potrà sperare di raggiungerlo solo facendo le cose in modo completamente diverso, innovando radicalmente. È questa discontinuità, tecnologica o di processo, che costituisce la vera innovazione. Per questo l’innovazione non è delegabile a un Chief innovation officer, specie se è inteso come una specie di Archimede Pitagorico che dispensa trovate alle varie funzioni aziendali. Invece il Cio, inteso come Chief information officer, ha un ruolo fondamentale nell’introdurre innovazione in azienda, perché l’Ict è uno dei maggiori motori di innovazione, che può trovare applicazione in praticamente tutte le aziende. È chiaro che per esercitare questo ruolo il Cio non può limitarsi a essere colui che fa funzionare la macchina dell’Ict. Deve invece avere piena consapevolezza delle strategie di business dell’azienda, condividere la vision del Ceo e usare le sue competenze Ict per essere propositivo. Il Cio deve saper individuare i trend e comprendere le novità davvero rilevanti. La chiave dell’innovazione è qui: riuscire a fare per primi qualcosa di diverso dagli altri.