Cio freelance? Una scelta possibile

Pregi e difetti di un modo di lavorare in costante evoluzione

In un momento in cui si sente parlare sempre più spesso di lotta alla precarietà e di posto fisso, potrebbe sembrare fuori luogo analizzare la professione del Cio freelance anche se per vocazione, per occasione o per necessità una figura di questo tipo si sta sempre più diffondendo nel panorama dell’It.


Partiamo, innanzitutto, dalle motivazioni che possono spingere verso una professione con luci e ombre, capace di essere altamente stimolante quanto stressante. Per molti, dopo diversi anni passati a fare esperienza in più di un’azienda, si arriva a un bivio e si ha la necessità/volontà di scegliere tra una carriera lavorativa più o meno stabile, con un percorso da dipendente all’interno di un’azienda, oppure una da consulente. Estremizzando le due alternative, ci troviamo di fronte a un posto certo con probabili rigidità organizzative e di crescita rispetto alla massima libertà unita all’aleatorietà di durevolezza e numero degli incarichi.


Il Cio freelance occupa una posizione intermedia tra le due prospettate, pur riuscendo a mantenere molti dei pregi a fronte di oneri accettabili. Se si arriva a questa scelta in modo naturale perché predisposti verso un’attività di tipo autonomo è senza dubbio un grosso vantaggio. Nel caso si tratti di una scelta obbligata, dovuta all’esternalizzazione di funzioni da parte dell’azienda piuttosto che da contrazioni o difficoltà societarie, potrebbe non essere semplice acquisire la mentalità necessaria ad avere un buon posto e a mantenerlo.


Oltre a chiari requisiti di competenza maturati nelle precedenti esperienze sono quanto mai fondamentali spiccate qualità nella gestione dei rapporti interpersonali. Nei rapporti con i colleghi e con l’azienda ottime capacità di dialogo, analisi e comprensione delle effettive necessità oltre a capacità marketing/commerciali sono gli elementi che concorrono a essere efficaci nella propria area, rendendo al tempo stesso chiaro al management il ruolo svolto e il valore aggiunto apportato. Un altro aspetto che deve distinguere un Cio freelance è l’apertura mentale unita a una buona competenza tecnica. Una figura che ha maturato diverse esperienze, probabilmente con competenze e in settori differenti, può portare un punto di vista diverso rispetto alle problematiche di business da affrontare spingendo il Cio a essere un “integratore di processi” che utilizza la tecnologia come mezzo abilitante per raggiungere gli obiettivi previsti .


Partendo da queste premesse, si vede come la figura del responsabile It freelance si sposi molto bene con il tessuto di Pmi tipico dell’Italia, caratterizzato da dinamicità e dimensione aziendale entro i 100/150 addetti. In questo tipo di società il know-how e l’indipendenza del consulente Cio permettono di portare competenze comuni in società più grandi con costi sopportabili da strutture più piccole e variegate. Si può andare, infatti, dalla società in cui tutto il settore It viene dato in outsourcing e il Cio ha il compito di controllare e pianificare l’attività degli outsourcer rispondendo direttamente all’amministratore delegato, fino a organizzazioni che, pur avendo un proprio reparto It, preferiscono affidarsi a un esterno per controllare, guidare e consolidare le attività esistenti. In entrambi i casi, il Cio freelance, ed è uno dei maggiori pregi di questo lavoro, gode di un ampio margine di libertà nell’organizzare il proprio lavoro. Il contratto di consulenza, anche se non è una regola fissa, ha durata annuale ed è basato su obbiettivi e su aree di attività da coprire, lasciando libero il consulente di organizzare il proprio tempo. Questo permette, a seconda della dimensione aziendale e delle attitudini del Cio, di poter coprire il ruolo di responsabile It in più di un’azienda oltre a poter svolgere attività consulenziale spot. In questo caso, fatte salve le norme di etica professionale e salvaguardia della riservatezza di ogni singola azienda cliente, i vantaggi si manifestano sia per il Cio (maggiori ricavi, minor rischio di rimanere senza lavoro se si perde un cliente) che per le aziende (maggiore esperienza del Cio, possibili sinergie, creazione di gruppi di acquisto).


Non è tutto oro
quello che luccica


Il primo e maggiore aspetto negativo per la professione di Cio freelance è il tempo. Bisogna essere consci delle proprie capacità, dell’impegno che ogni cliente richiede e per il quale ci si è impegnati, essere in grado di assorbire sulle proprie spalle picchi di lavoro senza far diminuire il servizio erogato, ritagliando anche il tempo per la propria famiglia e salvaguardando la salute.


Bisogna riuscire a trovare il giusto bilanciamento tra numero e dimensione dei clienti, due o tre medi danno più sicurezza rispetto a uno grosso, lasciandosi almeno il 20% del proprio tempo come polmone per consulenze o picchi di lavoro. Dal momento che il passaparola e la referenza sono i maggiori strumenti di marketing che un Cio freelance ha per acquisire nuovi clienti, diventerebbe imperdonabile perdere una società acquisita perché non si è stati in grado di seguirla in modo professionale e soddisfacente.


Altri due aspetti che rivestono un ruolo importante nel bagaglio del responsabile It consulente sono la capacità di aggiornarsi continuamente un po’ su tutti gli ambiti della tecnologia, in modo da essere pronti per ogni nuova sfida e l’indipendenza negli acquisti e nelle scelte dei fornitori che devono essere fatti sempre nell’interesse dell’azienda cliente. Un ultimo aspetto pratico, abbastanza ovvio ma che va tenuto presente, soprattutto se si arriva da un’esperienza di lavoro dipendente, è quello fiscale/tributario.

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