Chip in discesa. Un caso solo finanziario?

L’annuncio di una chiusura trimestrale inferiore alle attese per Intel ha scatenato una crisi borsistica per tutto il settore informatico. Ma anche Amd e Motorola prevedono trimestri in regresso. Si tratta di pura congiuntura o la crisi ha origini strutturali.

Tutto è cominciato da Intel. La casa di Santa Clara ha comunicato di
attendersi, per il primo trimestre dell’esercizio ’98, un fatturato del 10%
circa al di sotto delle previsioni, che già parlavano di andamento piatto
rispetto al periodo precedente. Dunque, dai preventivati 6,5 miliardi di
dollari, si scenderà verosimilmente a 5,9 miliardi. La ragione, sta,
secondo il management, in un inaspettato calo della domanda, del quale,
anche a detta degli analisti, non vi erano sentori, anche perché i prezzi
dei pc hanno continuato a calare. Anche il margine lordo è previsto in
ribasso, al 53%, contro un 55% stimato e il 59% del quarto trimestre ’97.
In questo caso, hanno inciso l’incremento delle spese e il peso
dell’acquisizione di Chips&Technologies.
Questo annuncio ha scatenato una reazione negativa sul mercato azionario
di Wall Street, che ha coinvolto un po’ tutto il settore tecnologico.
L’indice Nasdaq per l’alta tecnologia ha perso 48 punti nella giornata
dell’annuncio, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso di 95. La
cosa appare tanto più incredibile se si pensa che si tratta pur sempre di
una delle più solide aziende del settore, capace di produrre sin qui
costanti tassi di crescita di utili e fatturati.
Intel, tuttavia, è in buona compagnia nel momento, per così dire,
"difficile". Anche Motorola ha annunciato un primo trimestre ’98 "molto
al di sotto"
delle previsioni degli analisti, soprattutto a causa della
crisi asiatica. Le vendite saranno piatte rispetto a un anno fa e il
segmento dei semiconduttori è stato indicato come il principale
responsabile della frenata, in particolare nelle divisioni consumer e
componenti. L’Asia ha poi influito negativamente anche sui pager e sui
telefoni cellulari. In condizioni critiche è anche Amd, che ha anticipato
alla Security and Exchange Commission di aspettarsi entrate più basse e
perdite più alte per il primo quarter di quest’anno. L’ultimo trimestre
aveva fatto registrare perdite per 12,3 milioni di dollari su un giro
d’affari di 613 milioni. La competizione con Intel si gioca forse a livelli
troppo alti per la casa californiana. Il prezzo del processore K6 è stato
posizionato del 25% al di sotto dell’omologo Intel, ma, secondo fonti
interne, difficoltà di produzione avrebbero imposto di vendere i chip in
pardita, per restare al di sotto delle quotazioni del rivale. In questa
cornice si inserisce l’accordo con Ibm per la produzione di K6 come second
source.
Al di là del fenomeno congiunturale, occorre riflettere sulle cause che lo
hanno generato e sulle possibili cure. Principali "indiziati", secondo gli
esperti in materia, sono i personal computer sotti i 1.000 dollari, capaci
sì di tener vivo questa categoria di prodotti, ma per i chip vendor hanno
significato, soprattutto, margini in netto calo. La saturazione dei
mercati, il rallentamento economico a livello mondiale e un mercato pc che
fa leva sul prezzo perché non riesce a trovare altri elementi di
innovazione sono fenomeni che non sembrano destinati a "scorrere" in breve
tempo. Meglio vanno le cose per i processori high-end, ma la strada
commerciale de percorrere è ancora lunga. Più in generale, sembra che gl
i
utenti abbianoi cambiato il modo di avvicinarsi all’acquisito di computer e
le aspettative verso i vendor, ma l’industria non ha ancora recepito le
novità.
I rimedi esistono, ma non sono a breve scadenza. Da un lato, occorre
sviluppare applicazioni hardware-intensive che siano in grado di stimolare
gli utenti. Intel dovrebbe anche cercare di accelerare l’uscita dei chip ad
alto costo per server, per bilanciare un peso oggi troppo spostato verso il
low-end. E poi occorre una spinta all’innovazione oggi frenata dalla mancanz
a di coraggio soprattutto dei pc vendor.

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