Chi ha paura della bolla?

In attesa della Ipo di Facebook fanno scalpore le valutazioni delle aziende che costituiscono la social economy. E in momenti di instabilità si torna a parlare di bolla speculativa.

Il termine è ricorrente.
Dalla fine degli anni Novanta, passando al 2006, per arrivare a oggi, la bolla Internet fa sempre paura.

Chi ha vissuto gli anni in cui di colpo esplose, sa bene quanto costò allora.
Per questo sei anni fa, al momento delle grandi acquisizioni tra Internet company, il timore che qualcosa si stesse gonfiando innaturalmente tornò a serpeggiare tra i Big dell’Ict.
Ora la spirale sembra rimettersi in moto.
Vorticosamente, per di più.

Ha fatto scalpore la notizia di una Facebook disposta a spendere un miliardo di dollari per acquisire Instagram. Un miliardo di dollari per un fenomeno, tale è in effetti Instagram, che è di fatto una startup.
La stessa cifra, milione più milione meno, che Microsoft si è di fatto impegnata a sborsare per acquisire 800 brevetti di Aol, fondamentali nel quadro di una strategia difensiva in un momento in cui le battaglie si spostano dai mercati alle aule dei tribunali.

E se da un lato si spende, dall’altro si cercano capitali.
Così, questi due anni dovrebbero essere quelli delle quotazioni.
Dopo Groupon, dopo Linkedin, dopo Zynga, tutte quotate lo scorso anno con alterni risultati, il grande debutto è quello dell’emblema della Social-Economy: Facebook.
Anche qui le cifre sono da capogiro, tanto che già la si definisce la più grande Ipo della storia dell’Ict: la società fondata da Zuckerberg chiede al mercato 5 miliardi di dollari.
Probabilmente li avrà, nonostante la recessione, nonostante la crisi delle borse e dei mercati, nonostante le condizioni che lo scorso anno convinsero il management a posticipare la quotazione non siano sostanzialmente cambiate.
E intanto ci si stupisce che le azioni di Apple, così come quelle di Google, viaggino ormai sulla soglia dei 1.000 dollari. Ci si stupisce che il New York Times valga meno di Instagram, come sottolineavano ieri le cronache.
Certo, l’immaterialità di Internet richiede altre valutazioni.
Il punto è capire chi stabilisce le unità di misura e come si effettuano le misurazioni.
Perché quanto la bolla scoppia, il problema non è il rumore che fa.
Ma l’aria che sposta. E ciò che poi ricade a terra.

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