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Check Point, emergenza Covid-19 usata come esca per il phishing

Il forte incremento del traffico internet dettato dall’emergenza Covid-19 e dalla massiccia adozione di smart working ha anche generato nuove strategie di attacco da parte del cybercrime, come suggerisce Check Point.

Pierluigi Torriani, Security Engineering Manager e Peter Elmer, Evangelist e Security Engineer della società di sicurezza informatica hanno dipinto uno scenario internazionale in cui imperversa l’emergenza sanitaria globale.

Questo ha comportato uno sconvolgimento nella vita privata e professionale delle persone; sopra ogni cosa la ridotta mobilità e di fatto l’obbligo di adottare lo smart working.

Alcune aziende erano già strutturate per questa tecnologia, ma anche per queste realtà i numeri erano di proporzioni molto ridotte rispetto a quanto sta accadendo ora. Le infrastrutture spesso obsolete hanno creato ostacoli alla erogazione dello smart working, generando una “corsa” agli aggiornamenti.

Un grande numero di Vpn è stato realizzato da zero, in altri casi è stato necessario acquistare molte più licenze. La sicurezza è un fattore critico con cui tutte le organizzazioni si stanno confrontando. Numerose realtà non sono riuscite ad implementare una strategia Zero Trust, mentre sarebbe essenziale in questo frangente.

Si sta anche assistendo ad una accelerazione nelle strategie di adozione del cloud, anche in questo caso come conseguenza delle mutate esigenze lavorative.

Gli esperti di Check Point hanno sottolineato come l’emergenza Covid-19 influenzi anche il mondo informatico, ed è ben testimoniato dagli oltre 30000 domini coronavirus-related stati registrati da gennaio 2020. Purtroppo, un numero non secondario (fino al 9%) è malevolo o sospetto: i criminali informatici sfruttano la situazione attuale per carpire informazioni o diffondere malware.
Non stupisce quindi sapere che un analogo percorso stanno avendo attacchi di tipo phishing che sfruttano il coronavirus, con un picco di oltre 5000 attacchi il 28 marzo.

In questo particolare spaccato della sicurezza informatica, è significativo rilevare che gli italiani sono 1,5 volte più esposti agli attacchi email rispetto al resto del mondo. In particolare,  i files xls sono il doppio più usati in Italia rispetto al resto del mondo come veicolo di diffusione di malware.
Non stupisce che l’89% del totale degli attacchi informatici usi proprio la email come veicolo.
Si tratta, probabilmente, di un tema culturale e di insufficiente preparazione. Riporre cieca fiducia nello strumento tecnologico che si sta utilizzando non è certo segno di un adeguato livello di c

 

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