Censis: c’è l’innovazione ma non la ricerca

Il 41° rapporto riprende una precedente indagine sull’attività di ricerca delle piccole imprese

Per fare innovazione si può anche non passare per la ricerca, o meglio non sviluppare un’attività formalizzata di ricerca.

Lo fanno già circa 145mila piccoli imprenditori, pari a un quarto di tutte le aziende manifatturiere e informatiche con meno di 20 addetti, che investono il 13% del monte ore lavorate e 1,8 miliardi l’anno per la competitività del made in Italy, valore questo che rappresenta il 19% delle spese aziendali.

Lo scrive il 41° rapporto del Censis riprendendo i dati di una ricerca realizzata sempre dal Censis per conto di Confartigianato sulle piccole imprese italiane.

Le imprese considerate, tutte con un numero di addetti inferiore a venti, mostrano un ampio ricorso all’innovazione ma ad una tipologia di innovazione per lo più incrementale, fatta di attività non codificate, frutto più del saper fare, del lavoro e dell’ingegno quotidiano e solo in parte di una specifica attività di ricerca: fra le imprese che dichiarano di svolgere attività di innovazione, il 42,6% realizza attività di ricerca anche in modo informale, mentre oltre il 73% utilizza processi e tecniche di produzione innovativa, il 63,5% si dedica all’innovazione di prodotto e il 61,5% introduce nuovi materiali nei propri cicli produttivi.

Il fenomeno innovativo, in sostanza, assume caratteristiche molteplici ed articolate, è prevalentemente orientato al miglioramento del prodotto e del servizio offerto, è concentrato sulle modalità e gli strumenti della produzione, ma anche sulla riduzione dell’incidenza dei costi: ad esempio il 55% delle imprese analizzate nella ricerca hanno innovato il sistema delle telecomunicazioni aziendali, sostituendo alla tradizionale linea telefonica il Voip (Voice over Ip), una tecnologia resa disponibile solo in tempi molto recenti.

“Lo scenario consueto, delineato dalla lettura dei dati nazionali e internazionali sulle attività di R&S (poca ricerca, pochi ricercatori, scarso impegno delle imprese nell’innovazione), – scrive il rapporto – dovrebbe restituirci la realtà di un sistema paese in affanno, se non proprio in difficoltà, con una erosione costante di competitività e di quote di mercato. In realtà questi dati non riescono a cogliere l’esistenza di processi di sviluppo impliciti in molte imprese italiane di piccole dimensioni, specie quelle operanti nei settori tradizionali del made in Italy”.

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